Stephen King: perché così tanti lettori e spettatori?
Rocky Wood, Presidente della Horror Writers Association, esplora il successo planetario di Stephen King alla ricerca di risposte
Stephen King - Perché così tanti lettori e spettatori? è un lungo articolo in tre parti scritto da Rocky Wood, il Presidente della Horror Writers Association spesso accreditato come uno dei maggiori esperti al mondo delle opere di Stephen King, tradotto in italiano interamente da Luigi Musolino.
LaTelaNera.com è lieta di pubblicare qui la seconda parte del pezzo, operazione resa possibile grazie alla mediazione di Alessandro Manzetti.
Stephen King: perché così tanti lettori e spettatori? (Seconda Parte)
Ci vuole parecchia abilità, dedizione e non poco rispetto sia per le geografie create da Stephen King, sia per la fiducia dei suoi lettori verso la promessa di costruire una città o un mondo veri e propri. Sotto molti punti di vista, sarebbe stato più facile ambientare ogni romanzo in un nuovo paese o in una località anonima, senza preoccuparsi di avere una storia di background pertinente.
È significativo che i luoghi chiave che ricorrono nelle opere di King (quelli appartenenti al nostro mondo, perlomeno) sono situati nel suo stato natale, il Maine. Lo stesso senso di connessione tra l'autore e i suoi luoghi sembra presentarsi nel caso del mondo di Roland, o per quanto riguarda il Colorado.
Altre località sono ben descritte in generale, ma in retrospettiva sembrano mancare di profondità, di familiarità.
Questo non significa che King non abbia inventato altre città memorabili – Desperation (Nevada), Rock and Roll Haven (Oregon), molte delle città devastate de L'ombra dello scorpione, Gatlin (Nebraska), sono solo alcune di quelle che tornano in mente. Ma poche sembrano eguagliare quel senso di "realtà" che contraddistingue le creazioni del Maine.
King si rammarica spesso per la mancanza di interesse verso l'abilità e l'arte di scrivere narrativa che imperversa oggigiorno. I media sembrano più attratti da argomenti superficiali (da dove prendi le tue idee?), e di rado è stato chiesto a questo importante esponente letterario come si è sviluppato il suo talento o come vede la pratica della scrittura creativa.
Per fortuna, King ci ha fornito numerose dissertazioni in materia attraverso articoli e interviste, e nei due saggi On writing e Danse Macabre. Consiglio a coloro interessati all'argomento di prendersi un po' di tempo per scoprire questi due volumi, che ci spiegano a fondo perché King è così affermato.
A parte le sue idee brillanti e l'abilità di costruire personaggi e ambienti con cui svilupparle al meglio, King è un artigiano. Attento, come tutti gli artigiani, a fornire il miglior prodotto possibile.
A differenza di molti scrittori, Stephen pare trovarsi a suo agio in tutte le forme letterarie.
Sebbene si sia dedicato poco alla poesia, sembra che le poche esistenti siano giudicate buone da chi se ne intende. I suoi racconti brevi spaziano dal bizzarro (Campo di battaglia) al sublime (Quella sensazione che puoi dire solo in francese).
Nella produzione kinghiana troviamo anche l'insolito formato della novella, pensiamo a La nebbia o a Il corpo. E di certo King sa come scrivere un romanzo, alcuni dei quali di lunghezza epica. Ha anche creato una serie fantasy di alto livello (il ciclo de La torre nera), così come il più famoso romanzo a puntate dei tempi moderni (Il miglio verde).
Egual successo lo ha ottenuto con le sceneggiature. Sebbene molti ritengano i suoi risultati in campo cinematografico di qualità altalenante, bisognerebbe analizzare le motivazioni e le tempistiche di lavorazione di ogni singolo caso.
Confrontiamo, ad esempio, il low-budget Brivido (che a mio parere ha raggiunto quasi esattamente l’obiettivo che King si era prefissato) con La tempesta del secolo, una storia efficace e disturbante.
Col passare degli anni, King ha guadagnato sempre maggior rispetto in ambito letterario, cominciando a ricevere riconoscimenti per il valore della sua scrittura e l’assoluta efficacia delle sue storie. The New Yorker, una rivista prestigiosa, ha pubblicato regolarmente i suoi racconti.
Tuttavia, sino a poco tempo fa, i riconoscimenti arrivavano esclusivamente dalla comunità horror, fantascientifica e fantasy. E la cosa deve aver dato una certa soddisfazione a King, considerando le sue radici di fan sfegatato e di consumatore dei generi sopraccitati.
King ha ricevuto numerosi Bram Stoker Award e World Fantasy Award, un premio Hugo (per Danse Macabre), e altre onorificenze dalla British Fantasy Society e dall'International Horror Guild.
Uscendo dall'ambito della letteratura di genere, a Stephen King è stato consegnato il prestigioso O. Henry Award. Questo premio viene assegnato ai migliori racconti pubblicati su riviste nord-americane e canadesi, scritti da autori americani o canadesi. King ha vinto il primo premio nel 1996 con L’uomo vestito di nero (in altre parole, la sua storia è stata giudicata la migliore in assoluto scritta da un autore nord-americano per una rivista nord-americana). Eguagliando così autori come William Faulkner, Irwin Shaw, John Updike, Joyce Carol Oates, Bernard Malamud e Alice Walzer.
Un riconoscimento ancora più importante è arrivato nel 2003, quando, come ho fatto notare prima, gli è stata consegnata dalla National Book Foundation la medaglia per il suo illustre contributo alle lettere americane. In precedenza, avevano ricevuto il premio autori come Studs Terkel, John Updike, Ray Bradbury, Arthur Miller e Philip Roth.
Alla consegna del premio, la National Book Foundation dichiarò: “La scrittura di King è senza dubbio radicata nella grande tradizione americana, quella che glorifica lo spirito dei luoghi e il potere della narrativa. King crea libri eleganti, complessi, che si leggono tutti d'un fiato, contenenti profonde verità morali – alcune magnifiche, altre strazianti – sulla nostra vita interiore. Questo premio vuole celebrare il meritato posto che si è guadagnato nel cuore dei lettori e degli amanti di libri di ogni età".
E King rispose: "Probabilmente questa è la cosa più eccitante accadutami nella mia carriera di scrittore da quando sono riuscito a vendere il primo libro nel 1973".
In passato, piuttosto incredibilmente, King e John Grisham avevano acquistato i biglietti per assistere alla premiazione della National Book Foundation, e King raccontò al New York Times, con la sua solita ironia: "... era l'unico modo per riuscire a entrare da quella porta".
È risaputo che King non si trova molto a suo agio quando viene paragonato ad altri scrittori, ma è anche vero che, col passare degli anni, sempre più critici e accademici si sono ritrovati a pronunciare commenti positivi sulla sua posizione all'interno del pantheon letterario.
Credo che la produzione di King supererà la prova del tempo, sia a livello popolare, sia come materia di studio accademico. In America vi sono già licei e università che insegnano i libri di King nei loro corsi. Insegnanti e professori hanno capito che non solo possono offrire agli studenti storie che li aiutino nell'arte della scrittura creativa, ma che riescano anche a coinvolgerli.
Se è così, King può essere considerato il Dickens dei giorni nostri: Dickens era molto popolare tra i lettori, ma inizialmente veniva disprezzato nei circoli prestigiosi. Col passare del tempo, molti lavori di Dickens sono diventati uno standard dell'intrattenimento. Personaggi come Scrooge, Nicholas Nickleby e Oliver Twist, e storie come Racconto di due città o Grandi speranze, parlano dell'uomo comune e delle ingiustizie sociali dell'epoca. Proprio come i lavori di King.
Il collega (e qualche volta collaboratore) Peter Straub ha qualcosa di importante da aggiungere su questo punto:
"Credo che il riferimento a Dickens sia sempre un'arma a doppio taglio. Un'eccezionale popolarità suscita inevitabilmente invidia e disprezzo. I veri meriti di Stephen, che sono quelli di un romanziere estremamente talentuoso nato con l'istinto della narrazione, una grande intelligenza, un punto di vista empatico verso gli esseri umani e un'immaginazione visionaria, passano spesso inosservati. Se fosse stato uno scrittore di gialli, l'avrebbero messo sul piedistallo molto tempo fa".
Da un altro punto di vista, c'è anche molto di Mark Twain in Stephen King.
Twain creava magistrali personaggi di bambini, e introdusse svolte innovative in tematiche desuete. Contribuì a portare un nuovo stile di scrittura "americano" nella narrativa in lingua inglese. Oggi, la sua intera opera è regolare materia di studio nel sistema scolastico americano. King possiede tutte queste qualità, essendo stato lo scrittore più popolare e visibile tra tutti quelli che hanno diffuso la cultura americana mainstream negli ultimi quarant'anni.
Chiaramente legato alla tradizione dell'horror americano, King ha un posto d'onore accanto a suoi illustri predecessori come Nataniel Hawthorne, Shirley Jackson, Edgar Allan Poe e Howard Phillips Lovecraft.
Forse il dottor Michael Collins, famoso critico di Stephen King e professore di letteratura inglese alla Pepperdine University in California, è stato colui che si è espresso nel modo più succinto possibile: "William Shakespeare era lo Stephen King della sua generazione".
Quando un quarto di secolo fa critici e studiosi di King proponevano opinioni simili, non erano visti di buon occhio da gran parte della critica letteraria e dagli ambienti accademici. Oggi c'è ancora qualcuno che resiste, ma è una minoranza e, a dirla tutta, manca di credibilità. Sarebbe interessante vedere come sarà giudicato tra un altro quarto di secolo, ma non è irragionevole supporre che verrà accreditato come uno dei grandi scrittori americani.
Le storie di King sono state adattate per il piccolo e il grande schermo in un numero quasi da record, con vari gradi di successo. Per ogni Carrie o Il Miglio Verde c'è stato un meno fortunato A volte ritornano o un L'acchiappasogni.
Nondimeno, cinema e televisione sono stati la più grande influenza culturale per oltre mezzo secolo, e questo ha permesso all'opera di King di raggiungere ogni angolo del globo. Oltre a una americanizzazione culturale globale, si potrebbe parlare anche di una Kinghizzazione (sono sicuro che l'interessato sarebbe orripilato dal concetto stesso).
Quasi ogni adulto occidentale ha sentito parlare di una ragazza di nome Carrie. Chiunque si interessi di cinema avrà visto o ascoltato opinioni su Shining di Stanley Kubrick. Il nome di un cane, Cujo, non ha più bisogno di spiegazioni. Le ali della libertà è una delle pellicole più amate di sempre. Stand by me è considerata una delle migliori storie di formazione mai create. Il miglio verde ha fatto piangere il pubblico in ogni cinema in cui è stato proiettato. Film per la TV come La zona morta, L'ombra dello scorpione e La tempesta del secolo sono stati grandi successi in prima serata non solo negli Stati Uniti, ma ovunque sono stati trasmessi.
Gli adattamenti delle opere di King ci hanno regalato alcune performance formidabili (pensiamo a Ian McKellen ne L'allievo, a Jack Nicholson in Shining o a Kathy Bates in Misery non deve morire) e sono sempre meno gli attori che non sono apparsi in un film kinghiano, in una produzione televisiva, o che non abbiano recitato un suo audiolibro.
L'Autore Rocky Wood: Scrittore e Presidente della Horror Writers Association, è riconosciuto come uno dei maggiori esperti al mondo delle opere di King. Ha vinto il premio Bram Stoker Award per i suoi saggi Stephen King: Uncollected, Unpublished (Cemetery Dance) e ha ricevuto una nomination per Stephen King: The Non-Fiction (Cemetery Dance).
La sua prima sceneggiatura per una graphic novel, Horrors! Great Tales of Fear and Their Creators (McFarland, 2010), ha ricevuto una nominations al premio Dark Quill Award. Tra gli altri saggi dedicati a King: Stephen King: A Literary Companion (McFarland, 2011).
Rocky Wood è intervenuto a numerose conferenze dedicate a King, tra le quali lo Skemer Con in Colorado (2003), Continuum 3 & 4 (2005, 2006) e il 2° Festival Stephen King Dollar Baby a Bangor, nel Maine (2005). Ha inoltre pubblicato vari altri saggi e articoli sulle opere di King negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Australia.
|