Banale e ordinario thrillerino di media fattura, The Alphabet Killer gioca a nascondino con certi concetti ben esplicati da Sean Penn e Friedrich Dürrenmatt ne La Promessa, finendo con il pasticciare quasi ogni scena senza mai riuscire a pestare l'acceleratore né per quanto riguarda il rabdomantico processo d'indagine né dal punto di vista della messa in scena e dell'estetica.
Ci troviamo di fronte al tipico film dove spiaggiano attori che hanno buttato una promettente carriera nel cesso, come è il caso del sempre più amareggiato e deludente Timothy Hutton, o dove finiscono attrici ancora giovani che stentano a decollare e trovare la loro personale via, come è il caso della volitiva ma inadeguata Eliza Dushku (Wrong Turn).
Non vi è un singolo momento di introspezione psicologica valida e tale assenza non viene compensata, come alle volte accade, da qualche interessante squarcio d'azione o i consueti, morbosi excursus nella tana del serial killer, con la sbirciata d'obbligo alle sue nefandezze. Si procede invece in modo piatto lungo una trama che da un lato non riesce a coinvolgere lo spettatore nel gioco della cattura al killer, la cui identità è palese dal primo momento in cui appare in scena, e che dall'altro lato, causa povertà di idee e inabilità tecniche varie, non ci permette di immedesimarci né con i buoni, troppo stupidi e mal descritti, né con le vittime che ci vengono presentate sempre quando sono ormai cadaveri o quasi.
Tolto il meccanismo di coinvolgimento, privati di qualsiasi tipo di interesse estetico e senza nemmeno un briciolo di volgare pornosplattergrafia a inocularci l'occasionale brivido fra sonnellino e sonnellino, non ci rimane che addormentarci insieme alla ragione e alla fantasia, lasciando ai robot il compito di continuare sia lo sviluppo che la visione del film, il tutto fino all'assurdo finale che è un manifesto di incapacità tecnica da parte di un regista come Rob Schmidt dal quale è lecito aspettarsi una marcia in più, visto il suo curriculum passato (Wrong Turn, Delitto + castigo a Suburbia).
In The Alphabet Killer è precatissimo il cast di comprimari, un vero e proprio gruppo di vecchie volpi horror, fra le quali potrete individuare Bill Moseley (Grindhouse, Halloween The Beginning, La Casa del diavolo), Michael Ironside (Reeker, Scanners), Tom Noonan (Arac attack, La moglie dell’astronauta, Manhunter, Wolfen) e Cary Elwes (X-Files, Saw - L'Enigmista, L’ombra del vampiro).
A peggiora la situazione già compromessa da sceneggiatura e regia ci pensano i terribili effetti speciali messi in piedi da Autonomous FX, con un patetico e posticcio gruppetto di bimbe-fantasma che spunta ogni tanto a turbare la povera Megan e far ridacchiare anche il più sprovveduto fan del genere.
La trama è vagamente ispirata a quanto davvero accaduto durante i primi settanta nello stato di New York, nei pressi di Rochester: tre bambine furono stuprate e strangolate, trovate morte in località la cui iniziale nel nome coincideva con quella dei loro nomi e cognomi.
Carmen Colon, 11 anni, novembre 1971, ritrovata a Churchville.
Wanda Walkowicz, 11 anni, aprile 1973, ritrovata a Webster.
Michelle Maenza, 10 anni, novembre 1973, ritrovata a Macedon.
Le indagini sono ancora in corso, sono stati vagliati migliaia di sospetti, interrogate centinaia di persone ma nulla è mai stato scoperto.
Passato al Ravenna Nightmare Festival del 2008, visti premesse ed esiti non mi stupirei se The Alphabet Killer trovasse la via per l'uscita in sala, magari d’estate.
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Titolo: The Alphabet Killer
Titolo originale: The Alphabet Killer
Nazione: USA Anno: 2007 Regia: Rob Schmidt Interpreti: Eliza Dushku, Cary Elwes, Timothy Hutton, Tom Malloy, Michael Ironside, Bill Moseley, Meltem Cumbul, Carl Lumbly, Tom Noonan
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