Recensione
Nickname: Enigmista

Nickname: Enigmista: visiona la scheda del film Pensavate di esservi lasciati alle spalle il teen slasher? Pensavate di aver finalmente abbandonato per sempre la putrescente scia dei cloni di Scream? Speravate, grazie a una manciata di titoli decenti ed eterogenei, che l’horror stesse percorrendo strade meno battute e avesse finalmente deciso di non camminare più per i noiosi corridoi dei college americani?

Poveri pazzi, lasciate che questo tristissimo Nickname: l’Enigmista vi convinca di quanto vi stavate sbagliando. Un film che sarebbe già nato vecchio e sorpassato dieci anni fa, figuratevi ora quando fra discese in caverne inesplorate e alte tensioni lo schermo vibra di energie nuove e sferzanti. Cry_Wolf, questo il titolo originale dell’opera, è manifesto utilissimo, vera summa utile a stabilire, una volta per tutte, che la sopravvalutata pellicola di Wes Craven e Kevin Williamson (Scream, appunto) in realtà ha fatto assai più male che bene al cinema horror contemporaneo.

Tutto suona finto e artefatto in questa pellicola diretta da Jeff Wadlow e non si sa dove puntare il fucile e sparare.

Caratterizzazioni psicologiche urlate e stereotipate ben oltre il già triste livello “normale” per un lungometraggio horror (il rapporto fra padre indifferente e figlio bisognoso di amore è da manuale in questo senso) che vanno inevitabilmente a riflettersi sull’estetica dei vari personaggi in una escalation quale raramente ci era capitato di assistere prima d’ora: le ragazzine sono quasi tutte insipide “troiette” (l’uniforme imposta dal college alle sue alunne è il sogno di qualsiasi amante di schoolgirl e lolite: minigonna scozzese plissettata e calze nere appena sopra il ginocchio…) che possono al massimo variare per colore dei capelli o assenza/presenza degli occhiali, fra i maschi riconosciamo chiaramente i vari “archetipi” di qualsiasi teen slasher che si rispetti, dal bello/sportivo al punk coi piercing, dal nero con l’acconciatura rasta e i modi scherzosi al tenebroso/introspettivo/sarcastico fino al ciccione vilipeso.

Occhio e mente affogano in una orgia di dejà vu che non viene riscattata da nessun guizzo o invenzione e non è nemmeno organizzata intorno a una serie crescente di momenti di tensione/spavento, con il risultato che la noia regna sovrana fin dai primi minuti e non conoscerà mai momenti di calo.

Dialoghi fra il surreale e il criptico, location già viste e riviste e fotografate senza infamia e senza lode dal semi esordiente Romeo Tirone (in seguito direttore di fotografia delle serie Dexter e True Blood), omicidi privi della necessaria violenza grafica e ormai obbligatorio avvitamento dello script intorno all’esigenza di una sorpresa finale che risulta derisoria e irriguardosa nei confronti dello spettatore.

Pochi e isolatissimi i momenti di interesse nel film: dal piacere di ascoltare i Low all’interno della colonna sonora al divertito sadismo nel vedere Jon Bon Jovi in giacca, cravatta e occhiali che si affanna a dar vita alla figura del professore “gggiovane” fino alla curiosità, per i maschietti in platea, nel controllare quanto possono alzarsi quelle gonne di cui si parlava poco fa… Pochino, ammetterete, per riuscire a salvare una pellicola come questa dall’oblio istantaneo.

Nickname: l’Enigmista: da denuncia in tribunale il titolo scelto dalla distribuzione italiana.


Titolo: Nickname: Enigmista
Titolo originale: Cry_Wolf
Nazione: USA
Anno: 2005
Regia: Jeff Wadlow
Interpreti: Julian Morris, Lindy Booth, Jared Padalecki, Jon Bon Jovi, Sandra McCoy, Kristi Wu

Recensione del film Nickname: Enigmista
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 17/12/2005


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