Recensione
Il nascondiglio del diavolo

Il nascondiglio del diavolo: visiona la scheda del film Penso sia ormai chiaro anche al meno attento dei fan che questo 2005 sia stato segnato indelebilmente dall’uscita di The Descent - Discesa nelle tenebre, da molti già votato come migliore pellicola horror. Uscire nello stesso anno (anzi, a poche settimane di distanza) con un altro film su un gruppo di persone intrappolato in una grotta in compagnia di alcuni cattivi mostriciattoli sembra uno scherzo di cattivo gusto a metà fra il suicidio commerciale e la speranza di vivere nella scia di Neil Marshall.

Per quanto sia sbagliato giudicare un film sulla base di un confronto con un’altra pellicola, questa volta il gioco è troppo affascinante e scoperto per riuscire a resistere alle sue attrattive. Ho cominciato a leggere le avventure dei Fantastici Quattro fin da piccolo e continuo ancora oggi sebbene non sia mai stata la mia testata Marvel preferita. Nei Fantastici Quattro Mr Fantastic aveva scoperto la Zona Negativa. Era come un universo speculare al nostro, affollato di esseri viventi e anche da qualche super cattivone tipo Blaastar o Annhilus. Era però un universo “negativo” e ogni volta che sue molecole giungevano a contatto con molecole del nostro mondo si generava una violenta esplosione tanto erano speculari e antitetiche e di carica opposta e qualche altra diavoleria scientifica ancora…

The Descent e questo Il nascondiglio del diavolo (The Cave) giocano quegli stessi identici ruoli e tutto quel che funziona nella pellicola inglese crolla invece miseramente in quella americana…

Ambientare gran parte del lungometraggio in caverne significa, per il regista, sedersi a tavolino con il direttore della fotografia e discutere fino all’esaurimento sulle sorgenti di luce, sui modi di gestire ombre e colori e visibilità. A guardare il film non sembra proprio che Bruce Hunt (proveniente da esperienze di seconda unità nella trilogia di The Matrix e in Dark City) e Ross Emery (stessi precedenti, i due erano compagni di cella…) si siano posti problemi di questo tipo e bene hanno fatto: inutile coinvolgere deontologia o preoccupazioni filosofico-estetiche per un film destinato a racimolare qualche soldo in sala e qualche altro dollaro in noleggio per poi scomparire da ogni memoria. Ecco quindi che la luce proviene da ogni dove o scompare senza motivo, giusto quando serve all’economia della trama sfilacciata.

Stessa meccanica per quanto riguarda la sceneggiatura. Perché preoccuparsi di personaggi, psicologie, sviluppo ed evoluzione dei conflitti/rapporti amicali? Abbiamo un vasto archivio di psicologie precotte, cavoli, peschiamo da lì! Mettiamoci due o tre mr. Muscolo con qualche variante (mr muscolo ombroso e nervosetto, mr muscolo nero, mr muscolo bello e amichevole), condiamo con due vallette che sappiano sia fare le scienziate che le superclimber (e nel tempo libero cucinano e spazzano la cava), un pizzico di scienziato (variante lungocrinita con barba), l’orientale parco di parole (che, scommetto, morirà con uno sguardo sofferente ma saggio) ed eccovi pronto il cast! Come vestire le barbie e i ken, stesso sforzo…

Perché creare attesa e tensione sfruttando l’ambiente naturale? Meglio far cianciare a muzzo i vari personaggi, facendoli litigare ogni sette minuti circa per poi far spuntare all’improvviso il mostro, due scontri, non sterminiamo tutto il gruppo e salviamo i personaggi migliori magari con qualche considerazione o sorpresina finale. Tanto il pubblico, se non avrà altro da vedere quella settimana, verrà lo stesso e tanto QUALUNQUE film, con l’odierna febbre dell’home theatre, viene noleggiato/comprato a sufficienza in dvd…

Ed ecco che, in nome della “serie B” che tutto salva, rimastica e rivaluta, ci troviamo di fronte all’ennesima pellicola stupida, insulsa, infarcita di dialoghi senza senso e conflitti con ancora minor motivazione, piena di omaccioni che discutono e litigano come femminucce, gonfiando i muscoli e sgonfiando il cervello in continue esplosioni ormonali che ricordano più il climaterio che la virilità…

Le creature della caverna? Un tempo si diceva “quattro mostri di cartapesta” ora possiamo dire “quattro animazioni in CGI” buttate lì alla meno peggio da un Patrick Tatopoulos di routine con la mente rivolta altrove.

Il nascondiglio del diavolo: si possono aggiungere solo due cose post-proiezione: non mi aspettavo che i personaggi sguazzassero per così tanto tempo in acqua e le attrici, seppur carine, fanno vedere ben pochi culetti e tettine per una pellicola di questo tipo. Un po’ poco da aggiungere, non vi pare?

Ah, quasi dimenticavo, attenzione perché c’è spesso una fastidiosa musica tipo “techno dei poveri” in giro per quelle caverne…


Titolo: Il nascondiglio del diavolo
Titolo originale: The cave
Nazione: USA, Germania
Anno: 2005
Regia: Bruce Hunt
Interpreti: Cole Hauser, Morris Chestnut, Eddie Cibrian, Rick Ravanello, Marcel Iures, Lena Headey, Piper Perabo

Recensione del film Il nascondiglio del diavolo
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 08/12/2005


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