Recensione
Lady Vendetta

Lady Vendetta: visiona la scheda del film Ultimo capitolo della ormai celebre trilogia della vendetta di Park Chan-wook (Sympathy for Mr Vengeance e Old Boy gli altri due lungometraggi), Lady Vendetta (Sympathy for Lady Vengeance) chiude in tono minore una serie di splendide pellicole.

Più che di vendetta sarebbe meglio parlare di redenzione attraverso l’espiazione, redenzione resa ancora più esplicita dagli evidenti simbolismi eucaristici presenti nell’innevato (e “intofuato”) finale. E non ci stupisce che l’autore usi (e talvolta, questo uno dei difetti a parer mio, abusi) molti simbolismi che richiamano concetti legati alla Cristianità, vista la sua laurea in filosofia e gli studi presso istituti cattolici.

Veicolata attraverso l’ormai consueto uso, da parte di Park Chan-wook, di abbondanti flashback e veloci, quasi subliminali, flashforward, la trama appare ancora meno lineare dei precedenti “capitoli” e obbliga lo spettatore a un giusto sforzo di concentrazione nella prima parte che alterna il presente ad alcuni momenti passati in carcere dalla protagonista, accumulando una galleria di personaggi secondari più ampia rispetto al passato e generando per forza di cose psicologie meno precise e più monodimensionali. I vari excursus e le figure di contorno rimangono più che altro mini deus ex machina narrativi che non riescono mai a crescere fino alla statura di veri e propri co-protagonisti.

Proprio questa confusione di pedine porta ad alcune lungaggini narrative che distraggono e risultano inutili al fine del tema principale e rischiano di farci perdere per strada la tensione e il rigore necessari a districare ed esplicare concetti così impegnativi e importanti come quelli di vendetta, espiazione e redenzione. Ma proprio nel momento in cui più si teme che la narrazione abbia perso definitivamente il bandolo della matassa, Park Chan-wook rinchiude tutti quanti in una scuola abbandonata e inscena uno spietato teatrino di tortura e morte che a tratti diventa perfino umoristico (la scena della “sala d’attesa” con l’ascia…).

Questo dato e un display grafico della violenza molto più controllato ed ellittico confortano (nel caso ci fosse stato ancora il bisogno) sulla possibilità, in tempi problematici come questi, di distinguere fra registi in cerca di violenza per puro sensazionalismo e chi invece sangue e uccisioni riesce a veicolarle attraverso una morale e una determinata etica.

Che in Park Chan-wook (successivamente regista del vampirico Thirst) l’estetica proceda di pari passo con la trama e la morale è chiaro anche dalla cornice stessa del film, densa di particolari fin quasi a soffocare l’inquadratura (ottimo il lavoro sulle luci di Chung Chung-hoon e quello sulle scenografie di Cho Hwa-sung) nella prima parte per poi assecondare la maggiore linearità della narrazione con un quadro più spartano e scarno, a tratti ascetico fra gli interni della scuola in rovina e la neve pronta a coprire particolari inutili per l’occhio.

Lady Vendetta: non un film horror, non un revenge movie o chissà che altro, bensì una delle lezioni più esemplari di come il male possa generare solo altro male e di come la vendetta, senza redenzione, possa servire a ben poco. Impeccabile performance da parte della bellissima e intensa Lee Young-ae.


Titolo: Lady Vendetta
Titolo originale: Sympathy for Lady Vengeance
Nazione: Corea
Anno: 2005
Regia: Park Chan-wook
Interpreti: Lee Young-ae, Choi Min-sik, Kwon Yea-young, Kim Si-hu, Nam Il-woo

Recensione del film Lady Vendetta
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 12/01/2006


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