Recensione
Cabin Fever

Cabin Fever: visiona la scheda del film State attenti a ogni futuro film targato Eli Roth, è un tipo pericoloso, molto più del virus che ha ripreso in Cabin Fever!

Se il cinema horror americano facesse affidamento solo a prodotti come questo sarebbe facile ipotizzare un'evoluzione destinata a portare ben presto pellicole del genere a fondersi con film come American Pie, fino a generare un filone unico, davvero demenziale. I teen ager non meritano di essere torturati con visioni di questo genere.

Questo è, probabilmente, il punto di non ritorno di certo teen horror.

L’idea di base tende a pescare nello stesso brodo primordiale di La Casa e simili, con una strizzata d’occhio a Un tranquillo week end di paura o The Blair Witch Project, ma i risultati non sono altrettanto felici.

Naturalmente alla base del fallimento vi è un copione inconcludente, che sembra scritto da una persona mai uscita di casa e privata di ogni possibilità di confronto con la realtà. I personaggi dicono e fanno cose assurde in continuazione, tanto che si giunge al punto di non riuscire a seguire la vicenda, resa ostica dalla totale mancanza di logica in ogni singolo atto. Nei minuti iniziali si pensa a una volontaria e ironica presa in giro del genere e si ride, ben disposti, ma presto ci si accorge che il film continuerà su questi toni assurdi per più di novanta minuti, somigliando sempre più a una commedia di Ionesco.

Impossibile simpatizzare con il branco di zombi privi di cervello che si agita sulla pellicola, impossibile provare il minimo brivido o il minimo interesse per i risibili effetti speciali, impossibile non provare pietà per Angelo Badalamenti (Evilenko, Dominion: Prequel to the Exorcist, Il Prescelto) che si è andato a ficcare in un tale macello.

Ho letto certe critiche che parlavano di tematiche importanti per Cabin Fever, quali il rapporto fra città/civiltà e natura selvaggia, distruzione progressiva dei rapporti interpersonali nei momenti di tensione e così via: è francamente impensabile di scovare tali sensi in questo ammasso di inquadrature stupide, a prescindere da ogni gusto personale.

Si giunge al culmine dell’irritazione quando il direttore della fotografia vira certe scene in rosso credendo di operare un qualche tipo di scelta artistica.

Ormai è chiaro che alcuni a Hollywood ritengono il pubblico di questo filone composto unicamente da una massa di minorati mentali, ma in questo caso si è davvero passato il limite: ci sono alcuni istanti che possono uccidervi dalle risate involontarie. Per esempio: a un certo punto uno dei ragazzi cerca di chiedere aiuto presso un emporio locale, ma un esile ragazzino biondo sulla veranda si alza e lo attacca con alcune mosse di kung fu in stile Matrix, in uno dei momenti più inspiegabili dell’intera storia del cinema moderno; o, ancora, quando uno degli sventurati viene ricoverato in ospedale e vede di sfuggita un medico con la testa di coniglio!

Cabin Fever: per fortuna altri film dello stesso genere e provenienti dagli USA danno segnali di tipo diverso...


Versione 2.0 | Recensione pubblicata originariamente il 01/04/2003


Titolo: Cabin Fever
Titolo originale: Cabin Fever
Nazione: USA
Anno: 2002
Regia: Eli Roth
Interpreti: Rider Strong, Jordan Ladd, Joey Kern, Cerina Vincent, James DeBello, Arie Verveen, Robert Harris

Recensione del film Cabin Fever
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 01/04/2003


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