Recensione
Hostel

Hostel: visiona la scheda del film Molte cose sono state perdonate all’Eli Roth di Cabin Fever in virtù di alcuni aspetti positivi della pellicola. Il (modesto) tasso di splatter/gore, certi scarti nel territorio del surreale che hanno fatto più volte sprecare paragoni con David Lynch (che, si dice, ritirò il nome dalla produzione una volta visto il girato) e alcuni momenti smaccatamente ironico-demenziali, a una re-visione di cabin Fever appaiono i suoi unici e reali fattori di pregio.

Il regista bostoniano conferma con Hostel, il suo secondo lungometraggio, uno straordinario fiuto per il sensazionalismo e un buon senso degli affari: coinvolge nomi di sicuro impatto (Quentin Tarantino e Takashi Miike) in un progetto che per i primi cinquanta minuti si avvita lungo le asfissianti spirali della pellicola giovanilistica a base di stereotipi assurdi e criptorazzisti (dagli olandesi tutti tossici e di facili costumi agli europei dell’Est tutti criminali e di facili costumi) per poi concedere finalmente allo spettatore guardone i tanto agognati momenti di tortura e splatter.

È storia ormai vecchia e risaputa che si debba giustificare la violenza di certe pellicole appellandosi a concetti nobili quali la denuncia e la catarsi e sia Roth che Tarantino non hanno mancato di indignarsi il giusto durante le presentazioni alla stampa verso un mondo sporco brutto e cattivo che tanto si scandalizza per le loro pellicole quanto poi nulla fa verso la "vera" violenza. Ecco quindi che tutto diventa più facile, i registi si sentono meno cinici e venali travestendo la crudeltà dietro scopi alti e noi spettatori ci sentiamo meno guardoni a spiare qualche tetta e alcuni litri di sangue trovando nella catarsi la chiave di volta universale.

Non ho né i mezzi morali né l’ardire di poter sindacare su questi meccanismi e lascerò a ogni singola persona il compito di confrontarsi moralmente con le proprie motivazioni mentre posso sicuramente valutare sia il tasso di violenza che di sesso.

Che sono prossimi allo zero.

Mi spiego meglio. Se una pellicola come Hostel fosse uscita fra gli anni settanta e ottanta non avrebbe destato il minimo scalpore: le torture esibite sono assai anemiche e ridotte al minimo. Laddove altri registi (Lucio Fulci per esempio ma certo non solo lui) obbligavano lo spettatore a una visione priva di "esitazioni" qui Roth avanza attraverso ellissi e dettagli concedendo ben poco e diluendo il sadismo in un mare di omissioni o primissimi piani che possono forse scandalizzare qualche quattordicenne poco avvezzo al genere, i critici mainstream del tutto digiuni di certe visioni e lo spettatore occasionale in cerca del brivido alternativo.

Cinque minuti in totale di torture all’acqua di rose e altri cinque minuti di poppe e cosce al vento non possono e non devono bastare a qualunque fan che abbia visto più di dieci film horror e se il resto del film è composto di un insensato girovagare per un’Europa sui generis filtrata attraverso la (in)sensibilità dell’americano medio ci accorgiamo ben presto che, così come era accaduto per il suo primo film, ci si ritrova di fronte a una visione altalenante e singhiozzante nella quale l’interesse si risveglia solo sporadicamente, in virtù di alcuni momenti off.

Ecco quindi che persino i passaggi validi (le apparizioni della baby gang, alcuni siparietti comici…) sono conditi da un razzismo becero tanto più fastidioso in quanto proveniente più da una approssimazione e da una faciloneria di fondo che da un reale sistema di pensiero ponderato e metabolizzato. Siamo, per cercare di riassumere, dalle parti di un American Pie con qualche litro di sangue in più e qualche decilitro di sperma in meno.

Hostel: troppo poco per il fan ma sicuramente sufficiente per i benpensanti (o gli affaristi) in cerca dell’ennesimo film scandalo sul quale puntare il dito e/o ricavare qualche dollaro.


Recensione originale apparsa il 13/02/2006 su Malpertuis, il blog ufficiale di Elvezio Sciallis.


Titolo: Hostel
Titolo originale: Hostel
Nazione: USA
Anno: 2005
Regia: Eli Roth
Interpreti: Jay Hernandez, Derek Richardson, Eythor Gudjonsson, Barbara Nedeljakova, Jana Kaderabkova, Jan Vlasák, Jennifer Lim

Recensione del film Hostel
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 01/07/2010


La copertina del libro Per chi è la notte (Storie dal NeroPremio)

ABISSO è la newsletter di La Tela Nera

La copertina del libro Figlio del tuono (Storie dal NeroPremio)

Concorsi letterarii in Italia

La classifica dei 10 serial killer più famosi

Simboli Esoterici: significato, origini e uso

Misteri e storie incredibili

Le più spaventose leggende metropolitane

I 10 animali più velenosi al mondo

Il malato mondo dei serial killer

I peggiori disastri della storia umana

Disclaimer e Diritti | Recapiti e Contatti | Questo sito usa i cookie: consulta le nostre privacy policy e cookie policy