Recensione
Rovine

Rovine: visiona la scheda del film Sarebbe facile fare qualche giochino intorno al nomen omen del film, ma vedere Rovine dopo un capolavoro come Funny Games e un film pasticciato ma molto, molto interessante come Doomsday è il più brusco e necessario dei risvegli e la voglia di scherzare latita alquanto.

Rovine (The Ruins) ci riporta alla mediocrissima media qualitativa che suppongo ormai sia congenita all’horror da veramente troppo tempo. Abbiamo tutto quel che mi spinge a disprezzare il genere: un gruppo di ragazzi più o meno stereotipati e più o meno antipatici che fanno sesso e si drogano, una serie di morti banali, comportamenti e frasi al limite dell’assurdo, sviluppo di trama inconsistente e così via fino al pre-finale più finale scontatissimi.

Il film, tratto da un bestseller di Scott B. Smith e sceneggiato dallo stesso autore, mette in scena una serie di quadretti così già visti e abusati che a un certo punto si pensa a qualche sorta di esperimento metacinematografico. Dopo una lunghissima serie di filmacci aventi come protagonisti i soliti 4 o 5 ragazzini americani upper class privi del bene dell’intelletto comincio a pensare che questi film non siano poi così tanto opere di fantasia quanto piuttosto acuti commentari sul degrado della gioventù-bene statunitense.

Qui abbiamo i soliti personaggi, con le dovute variazioni (la bella, il bello riflessivo, il tizio più scanzonato che parla troppo, l’ultrabello e perfino tedesco) che questa volta si diversificano dai loro fratelli di genere per il fatto, invero stupefacente, che qui sono TUTTI allo stesso livello di demenza senile.

La pellicola avanza tutto sommato spedita verso il luogo dell’azione, una piramide a gradini di polistirolo in uno spiazzo della giungla di plastica e si capisce di essere entrati in ambito surreale quando i villici locali (comandati da un colorito panzone in camicia) diventano pazzi perché una delle ragazze ha scattato loro una foto.
Perché? Non si saprà mai.
I nostri, naturalmente, reagiscono a tale scoppio di follia con uguale livello di dabbenaggine: vedendo che i Maya (o chi caspita sono) hanno ucciso uno di loro, ecco che scappano verso la piramide maledetta pura avendo qualsiasi altra opzione ancora aperta.

E una volta sulla piramide si apre un baratro logico che nemmeno duemila anni di filosofia occidentale potrebbero coprire. Prigionieri in cima alla piramide, i nostri hanno come unico piano l’attesa di qualche spedizione di soccorso. Nel frattempo, per ingannare l’attesa, vanno a spaccarsi le gambe nel pozzo di detta piramide, si fanno mangiare vivi dal rampicante e una volta scoperto che il rampicante è moderatamente pericoloso non attuano nessun tipo di strategia per combatterlo o, perlomeno, starne lontani, bensì, è scontato, cadono preda del mostro uno a uno.

Essendo tutto ciò comunque pochino per riempire i canonici 90 minuti, ecco che si satura con il vero, unico protagonista di ogni film horror mediocre: dialoghi senza nessun fottuto senso per tutti!
E giù una fiumana di frasi fra il random e il nonsense per allietare tutti noi fra una amputazione e altre brutte cose, viticci semoventi inclusi.
In Rovine non accade niente, ma il niente accade in modo chiassoso e petulante. Non ho nulla contro le piante carnivore, ma bisogna andarci con i piedi di piombo, perché se già rischi il ridicolo con un Jason Vorhees o un Freddy Krueger, potete immaginare come ci si espone a mettere sul palco un rampicante con i fiorellini-boccuccia che riescono a imitare il suono di un cellulare…

Facciamo quindi le somme: protagonisti con i quali non si riesce a simpatizzare vista la loro natura bi-dimensionale, tensione zero e gore-splatter quasi, avversario semi-ridicolo... C’è ben poco da gustare in questo burrito di celluloide, e recitazione, fotografia (Darius Khondji alimentare e sbrigativo) e altri aspetti si allineano tutti verso il passo, con Jeff Betancourt che visto il disastro alla regia di Boogeyman 2 torna, per fortuna, a fare il montatore.
Indistinguibili i vari attori coinvolti, sembra quasi ingiusto parlarne male, non è certo loro la colpa di questo stupido massacro ma certo non fanno nulla per donare pathos ai loro personaggi.

Spero poi che né il regista né lo sceneggiatore abbiano pensato di trasmettere chissà quale messaggio no global della serie poveri indios minacciati dagli yankee o, peggio ancora, qualche velata critica ecologista, della serie la natura si ribella perché altrimenti siamo ben oltre il ridicolo.

Non ho dati riguardanti il budget di Rovine, ma ritengo che fra pre e post produzione, considerando anche il lancio pubblicitario, ci si aggiri sui 30 milioni di dollari, a fronte di, per ora, un incasso mondiale di 17. Esiste un dio, forse. Un dio Maya. E vendicativo. Grazie.

Ridatemi i Trifidi, vi prego.


Titolo: Rovine
Titolo originale: The Ruins
Nazione: Australia, USA
Anno: 2008
Regia: Carter Smith
Interpreti: Jonathan Tucker, Laura Ramsey, Jena Malone, Shawn Ashmore, Caitlin Stasey, Joe Anderson

Recensione del film Rovine
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 21/07/2009


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