Recensione
Final Destination 3

Final Destination 3: visiona la scheda del film Giunta con Final Destination 3 al suo terzo capitolo, la saga di Final Destination dimostra di essere capace di cannibalizzarsi praticamente per sempre riproponendo di volta in volta non solo personaggi e situazioni sempre uguali ma anche uno sviluppo della sceneggiatura in grado di avvitarsi costantemente sugli stessi identici schemi.

Le situazioni create da James Wong (Dragonball Evolution) e Glen Morgan (Black christmas - Un natale rosso sangue, Willard il Paranoico, di ritorno alla postazione di comando dopo il ben più valido intermezzo di David Ellis) in Final Destination 3 propongono la solita eroina cui nessuno crede e che deve lentamente convincere il suo complice di ricerca del fatto che il Destino intende riservare a tutti i sopravvissuti una morte atroce. I tentativi di avvisare le vittime sono chiaramente tutti infruttuosi con reazioni che spaziano dal “non ti credo” (e muore) al “lasciami pensare” (e muore) al “ma non farmi ridere” (e muore) fino al supremo “ti credo ma sfido la morte” (e muore).

Come sempre più spesso accade nel cinema horror contemporaneo i vari personaggi di contorno sono ormai caratterizzati in modo così insignificante (quando non insopportabile o negativo) che diventa sempre più difficile per il pubblico preoccuparsi delle loro sorti e anzi, spesso e volentieri la loro morte viene accolta con entusiastiche grida di liberazione. Si spazia dalle due gallinelle tutte vestiti e abbronzature (ma, attenzione, niente nudo integrale…) al nero reso pazzo dagli steroidi fino al dark/punk di provincia cinico e disilluso passando per tutto un variopinto caravanserraglio di adolescenti tanto macchiettistici e parodistici quanto irreali.

Final Destination 3 alza il tiro già perfezionato da Eli Roth in Hostel e impone una ulteriore spettacolarizzazione della morte generando nel pubblico (e nella critica, dato più grave) una esagerata attesa e attenzione verso quelle quattro o cinque sequenze di spettacolari incidenti che sono il reale e unico “valore” della pellicola. Ecco allora che, quando dopo dialoghi idioti e intermezzi di una banalità terrorizzante, arriva finalmente la tanto sospirata disgrazia esplodono in sala apprezzamenti e urla goduriose sconfinanti con il tifo.

Cosa dire dunque di queste tanto discusse sequenze?
Alcune (obbligatoriamente) riuscite, altre meno entusiasmanti, alcune intrappolate in un certo compiacimento “autoriale” che raggiunge il culmine nella stucchevole dissolvenza incrociata fra i due lettini abbronzanti e le due bare ripresi in plongée; sono girate comunque con buona mano e rappresentano autentiche boccate d’ossigeno in mezzo al vuoto siderale dell’ennesima pellicola horror che offrirà più di un argomento a favore dei detrattori del genere.

Quando gli Stati Uniti smetteranno di proporre questi noiosi pasticci a base di boy e girl band alle prese con il cattivone di turno (sia esso visibile o invisibile) non sarà mai troppo tardi e quando critica e fan smetteranno di “accontentarsi” parlando di spettacolo, di novanta minuti di intrattenimento, di “però le attrici sono bone e brave” e di sequenze da salvare sarà un grande, importante passo in avanti in un ideale percorso volto a ridare dignità al genere da noi preferito.

Final Destination 3: doveva essere un film girato per i teenagers, sembra invece un film girato da dei teenagers. Girato probabilmente con alcuni contributi da parte della Apple i cui prodotti compaiono in alcune inquadrature.


Titolo: Final Destination 3
Titolo originale: Final Destination 3
Nazione: USA
Anno: 2005
Regia: James Wong
Interpreti: Mary Elizabeth Winstead, Ryan Merriman, Harris Allan, Jessica Amlee, Texas Battle, Jamie Isaac Conde, Amanda Crew, Sam Easton

Recensione del film Final Destination 3
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 23/03/2006


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