Machete è un chiassoso ed esagerato B-movie diretto da Robert Rodriguez (Sin City, Dal Tramonto all’Alba), qui affiancato alla regia dal meno conosciuto Ethan Maniquis, già suo addetto al montaggio in Planet Terror.
La storia è abbastanza lineare. L’agente federale messicano “Machete” Cortez (il nome lascia poco all’immaginazione) cade in un’imboscata dello spietato signore della droga Torrez e la sconfitta gli costa la morte della moglie e il distintivo. Dato per morto vaga in Texas in cerca di lavoro. Assoldato per caso, tra i tanti disperati, per uccidere il senatore McLaughlin, paladino americano contro l’immigrazione messicana, Machete si ritrova ben presto pedina sacrificabile di un piano politico che coinvolge lo stesso senatore e dei crudeli vigilanti di frontiera, tutti manovrati dalle avide mani di Torrez. Con l’aiuto dell’agente dell’immagrazione Sartana e di Luz, capo dell’organizzazione che aiuta i clandestini, Machete affronterà i vigilanti e ucciderà l’odiato nemico, diventando il paladino di tutti gli immigrati messicani.
Distribuito da 20th Century Fox, in Italia da Lucky Red, e prodotto tra gli altri, oltre che dallo stesso Rodriguez, anche dall’amico Quentin Tarantino (A Prova di Morte, Dal Tramonto All’alba, Pulp Fiction), la genesi di questo prodotto è davvero singolare e rispecchia in pieno il mondo cinematografico dei due sopra citati registi.
La prima apparizione di Machete è sotto forma di trailer all’interno del progetto Grindhouse, un omaggio del regista e del collega Tarantino ai B-movie a cui assistevano da adolescenti nei cinema di provincia, dove al prezzo di un biglietto intero si vedevano di seguito due film della stessa casa di produzione. Il progetto contava due pellicole: A Prova Di Morte, diretto da Tarantino, e Planet Terror, diretto da Rodriguez. Purtroppo Grindhouse in Italia non abbiamo potuto apprezzarne il concept originale poiché i due film sono usciti separatamente.
Machete appare prima dell’inizio di Planet Terror, come trailer di ripresa dopo l’intervallo tra le due pellicole. Le immagini promettono esplosioni, vendetta, lame, donne bellissime e tanto tanto sangue: l’apice del B-movie in pieno stile pulp. Ovvio che tutti i fans si siano innamorati subito di questo prodotto.
Rodriguez ammise subito che in realtà non esisteva un progetto in cantiere per Machete e che quel trailer era fine a se stesso, ma invece di sedare l’interesse creò un’onda di entusiasmo sempre più crescente, che tre anni dopo spinse il regista a realizzarlo, presentandolo ufficialmente alla 67° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Il regista messicano, partendo dalle sole immagini del trailer, fonde in sceneggiatura tutti gli elementi a lui propri sulla base della scottante questione dell’immigrazione messicana, riuscendo così a tingere i panni del B-movie di una leggera spruzzata politica. La regia non svetta in particolarità se non per il fatto di riuscire a ricreare artificalmente e con piena congnizione il gusto di prodotti più caserecci.
Protagonista indiscusso il granitico e monoespressivo Danny Trejo (Il Ritorno degli Zombie, Planet Terror, Dal Tramonto all’Alba) primo ruolo non da comprimario. Ad affiancarlo un cast stellare: Jessica Alba (Sin City, The Eye, Awake - Anestesia Cosciente), Michelle Rodriguez (Resident Evil, The Breed - La Razza del Male), Jeff Fahey (Planet Terror, Darkhunters), Lindsay Lohan (Il Nome del mio Assassino), il Don Johnson di Miami Vice memoria e due miti come Robert De Niro (Nascosto nel Buio, Angel Heart - Ascensore per l'Inferno) e Steven Segal (Duro da Uccidere, Niko), assieme alle presenze fisse dei film di Rodriguez, Tom Savini (Zombi, Dimensione Terrore) e Cheech Marin (C’era una Volta in Messico).
Adoro particolarmente questa pellicola e la consiglio davvero a chiunque sia un appassionato dei prodotti di Rodriguez e Tarantino.
Un tipo di cinema che nasce senza pretese se non quella di voler intrattenere con storie, personaggi e situazioni volutamente portate all’eccesso, caratteristica chiave del filone pulp. Dialoghi essenziali, taglienti ma spesso volutamente grotteschi, che danno ancora più spessore a personaggi borderline.
Trovo molto interessante ritrovare vecchie glorie come Johnson e Segal, figli di un cinema action ormai quasi del tutto perduto, ma anche vedere in vesti insolite attori monumentali come De Niro. In effetti ci si chiede il motivo per cui un attore del suo calibro si allontani da una recitazione più impegnativa, ma come lui stesso ha affermato in un’intervista il sentirsi a proprio agio in maschere più leggere spesso produce risultati più incisivi, e a onor del vero tra tutti i personaggi dei generi più leggeri in cui si è cimentato negli ultimi anni a mio parere questa è la sua interpretazione migliore.
Machete: affilate le vostre lame e godetevi questo gioiello pulp!
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