Recensione
Il Presagio

Il Presagio: visiona la scheda del film Dovrei salvare da qualche parte su un file word una decina di righe da copiare e incollare come introduzione ogni volta che mi tocca parlare dell’ennesimo remake yankee. Qualcosa di scarsamente incisivo che cerchi di far quadrare il cerchio e ribadisca che la pratica del rifacimento non è necessariamente malvagia, che c’è anche stato un pugno di remakes eccellenti e altre amenità del genere.

Poi entro in sala e mi tocca sorbire una pellicola così piatta e insignificante come questo Il Presagio/The Omen 666, e ogni buon proposito svanisce in un lampo, veloce quanto i flash audio-visivi presenti nel film.

A scuola “copiare” era atto disdicevole e durante i compiti in classe venivamo controllati e puniti se colti in fragrante. Da adulti ci spiegano invece che è cosa sana, giusta e anche furba. Basta sostituire alla parola “copiare” il termine “reinventare, reimmaginare” e il gioco è fatto.

Purtroppo John Moore (Il volo della fenice, Max Payne) è uno di quei bambini pasticcioni e svogliati: avete presente quelli che quando gli passavi la versione di latino non si sprecavano nemmeno a cercare qualche sinonimo, a modificare qualche frase e finivano con il farsi beccare con le mani in pasta?

Se si inizia a discutere di un film di questo tipo paragonandolo al titolo originale The Omen - Il Presagio del 1976 uscirà immancabilmente fuori qualcuno a dire che si tratta di un’operazione di analisi critica ingiusta e priva di senso. Cercherò quindi di non fare troppi paragoni, assumendo che buona parte degli spettatori non abbiano visto l’ottimo lavoro di Richard Donner.

Questo Il Presagio/The Omen 666 è opera esemplare nell’illustrare come ormai, volenti o nolenti, il cinema horror blockbuster stia vivendo una crisi che non è tanto (o perlomeno non principalmente) di contenuti quanto di strategie comunicativo/espressive.

Orrore. Terrore. Paura. Disgusto. Un tempo non erano parole prive di significato e queste emozioni così basilari potevano essere rintracciate in varia proporzione in quelli che chiamavamo film horror. Interpretazioni degli attori, giochi di luce e ombre affidate al direttore della fotografia, trucchi tanto artigianali quanto sorprendenti, sceneggiature scritte ad arte e limate alla perfezione, contenuti e riferimenti, stile di regia: TUTTO contribuiva, all’interno di una pellicola, alla messa in scena di quelle emozioni così potenti, con minore o maggiore riuscita, certo, ma non è questo che importa.

Purtroppo da qualche tempo i produttori e creatori di queste pellicole hanno preferito abbandonare la ricerca di quelle suggestioni in cambio di due soli mezzi espressivi: scomparso l’orrore, dissolto il terrore, svaniti disgusto e paura, al pubblico rimane soltanto il mero shock, lo SPAVENTO, somministrato attraverso il buon vecchio “bus”: apparizioni improvvise e brevissime, accompagnate di solito da un frastuono immane.

Accanto al flash audiovisivo notiamo una crescente attenzione per la composizione scenografica di alcuni momenti clou (ricercatezza estrema nella posizione dei corpi e degli oggetti e nella scelta di costumi e arredi) nell’errata convinzione che essa sia sufficiente a costruire un’atmosfera.

Questo accade puntualmente in Il Presagio/The Omen 666: attenzione inesistente verso il crescendo delle varie scene ma esasperazione dei momenti di flash (le visioni in bagno…) e di certi quadri grafici di buona resa estetica (la suora all’esterno dell’ospedale, l’antro del prete…) che conferiscono alla pellicola un andamento ciclotimico e frammentario.

E proprio la ciclotimia sembra essere il dato che accomuna ogni singola parte del film, dalla recitazione alla regia, dalla fotografia alla musica. Gran parte degli attori sembra fuori cast: Liev Schrieber (Scream - Chi urla muore, Scream 2, Scream 3) legnoso e poco espressivo (in grado di far rimpiangere un Gregory Peck ormai in declino…), Julia Stiles (The Bourne Supremacy) implausibile come giovane madre e incapace di entrare in sintonia/alchimia sia con il figlio che con il marito, Mia Farrow (Rosemary's Baby) inizialmente sottotono e successivamente sopra le righe.

Più in forma sia Pete Postlethwaite (Solomon Kane, Æon Flux - Il futuro ha inizio, Dark Water) che David Thewlis (Il grande Lebowski) mentre Seamus Davey-Fitzpatrick nella parte del piccolo Damien ci regala sguardi assonnati e smorfie che più che sataniche appaiono semplicemente infantili.

Stessi alti e bassi nella scenografia, che mischia ambienti modernissimi ed essenziali (il bagno della villa, certi scorci di una Roma inusitata) con cadute di stile implausibili (la camera di Damien, il cimitero “di cartapesta”…) e l’impressione viene rafforzata sia dallo stile di regia (tutto concentrato in una serie di stop and go a scapito delle scene di raccordo e in questo largamente aiutato da un montaggio castrante) sia dallo score sonoro che sembra “risvegliarsi” solo in particolari occasioni dimenticando una costruzione generale dell’atmosfera.

Insopportabile poi, ma questo è un dato puramente etnocentrico, la caratterizzazione di Roma e dei suoi cittadini, eterni bufali che percorrono le caotiche vie della capitale seminudi a torso di scooter in un traffico che ricorda più Calcutta che il capoluogo laziale, circondata peraltro da una neve e una nebbia che nemmeno in Padania…

Quali allora le attrattive, i lati positivi di una operazione commerciale come questa? Rimangono impresse nella memoria alcune visioni sufficientemente disturbanti, una manciata di omicidi realizzati in maniera più che discreta (una decapitazione da antologia horror fra gli altri), dei titoli di testa poco appariscenti ma riuscitissimi nella trovata della trasformazione delle lettere “t” e delle “o” infine l’apprezzabile (seppur a tratti confuso) sforzo di aggiornare e interpretare l’apocalisse secondo alcuni recenti avvenimenti mondiali.

Poco, troppo poco per raccomandare la visione della pellicola anche al più entusiasta e stakanovista dei fan horror. Con l’augurio che questo Il Presagio non sia solo il primo in una serie di tre remake.


Titolo: Il Presagio
Titolo originale: The Omen 666
Nazione: USA
Anno: 2006
Regia: John Moore
Interpreti: Liev Schreiber, Julia Stiles, Mia Farrow, David Thewlis, Nikki Amuka-Bird, Reggie Austin

Recensione del film Il Presagio
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 12/06/2006


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