Recensione
Il Labirinto del Fauno

Il Labirinto del Fauno: visiona la scheda del film Viviamo un periodo molto particolare all’interno del genere fantastico, un momento nel quale si assiste al definitivo passaggio del testimone da parte di una vecchia scuola di cineasti nei confronti di un piccolo ma agguerrito gruppo di nuovi autori.

Lucky McKee, Neil Marshall, Victor Salva, Alexandre Aja, M. Night Shyamalan e (pochi, ahimè…) altri ancora hanno nelle mani il destino del nostro genere preferito, e saranno talenti come questi a dover contrastare in tutti i modi la pressione omologante delle case di produzione in cerca dell’ennesimo filmetto di successo, buono per spettatori-bambini di bocca buona.
Questo gruppo di AUTORI è (a ogni nuova uscita sembra sempre più evidente) capitanato da quel geniaccio di Guillermo del Toro, regista capace di alternare prodotti da studios hollywoodiani (Hellboy) a progetti più piccoli e personali senza MAI perdere la propria identità e cifra stilistica, come invece è purtroppo successo a filmaker un tempo promettenti quali Peter Jackson o Sam Raimi.

Il Labirinto del Fauno (El laberinto del Fauno o Pan's Labyrinth) è la tanto attesa guerriglia fantasy rivoluzionaria nei confronti della stanca e nata vecchia oligarchia dei vari Harry Potter, Narnia e Signori degli Anelli. È il coraggio di voler e saper narrare una fiaba dark, macabra e surreale senza mai cedere al capestro del continuo ammiccamento verso i bambini. È lo sfruttare fino all’usura molti dei luoghi comuni di certa narrativa riuscendo a rinnovarli grazie a un filtro personale fatto di visionarietà e capacità di mescolare piani narrativi e contenuti, senza cadere in nessuna trappola o incidente di percorso.

Autore e artigiano come raramente se ne incontrano negli ultimi anni, del Toro riesce a capitalizzare sul suo passato di tecnico di make up ed effetti speciali riuscendo a far fruttare un budget relativamente modesto a livelli inarrivabili.

Il lungometraggio è lo straordinario risultato finale di un fortunato mix di scelte azzeccate: Guillermo Navarro (Dal tramonto all'alba, La Spina del Diavolo) gioca come mai gli era riuscito prima con una continua alternanza di toni ambrati e colori bluastri, mentre gli attori forniscono prove solide quando non eccezionali: su tutti domina Sergi Lòpez con il suo statuario, sadico, sciovinista e coraggioso Capitano Vidal.

Le scene a più alto impatto fantastico sono dirette con grande senso del ritmo e ottimo controllo dell’effetto speciale, che non decade mai in un volgare quanto inefficace eccesso di computer graphic, e Guillermo Del Toro appare a suo agio sia con i momenti più fiabeschi che con le sequenze a maggiore coefficiente d’incubo: la scena del banchetto con il Pale Man (L'Uomo Pallido) rimarrà a lungo in cima in un’ipotetica classifica degli shot più orrorifici e surreali degli ultimi anni.

Accanto al folle talento immaginativo di questo poeta messicano riscontriamo anche l’ormai abituale sensibilità nei confronti della caratterizzazione psicologica dei personaggi, che vengono definiti attraverso azioni e parole piuttosto che provenire dall’ormai frustra e irritante galleria di stereotipi (più o meno dotati di trauma infantile da sanare) così tipica del cinema horror americano.

Il regista sfiora il capolavoro, perdendo qualcosa in termini di ritmo e coesione verso i tre quarti dell’opera, dove la momentanea assenza dell’elemento fantastico accoppiata a qualche verbosità e buchi logici di troppo costringono lo spettatore ad andare in una provvisoria apnea, in attesa del gran finale che, per nostra fortuna, non delude le aspettative.

I MOSTRI che popolano le fiabe di Guillermo FANNO PAURA e non sembrano MAI fatti di pixel o di lattice: carne, sangue, insetti, feti fatti di radici, coltellate che aprono nuove bocche… Persino un banale mucchio di scarpe impolverate, nelle abili mani del wonderboy di Guadalajara, diventa un allucinante e spietato memento mori, senza bisogno dei passaggi urlati o delle spiegazioni didascaliche cui questo genere ci ha pigramente abituato nel corso degli anni. Per Del Toro la realtà NON supera la fantasia e le fiabe SONO crudeli e violente ALMENO quanto la guerra, se non di più.

Questa Alice (a tratti giustamente Lolita) non passa attraverso uno specchio bensì valica un arco di pietra: l’effetto rimane altrettanto lisergico e lussureggiante di simboli visivi e sonori: prestate particolare attenzione allo score di Javier Navarrete e agli effetti sonori in generale perché giocano un ruolo finalmente importante e vitale alla riuscita dell’opera.

Il Labirinto del Fauno: visione imprescindibile. Il futuro del cinema fantastico/horror rifugge le pianure del Texas e dell’Arizona, scappa via dagli ostelli delle città dell’Est Europa e passa obbligatoriamente attraverso questo labirinto!


Titolo: Il Labirinto del Fauno
Titolo originale: El Laberinto del Fauno
Nazione: USA, Messico, Spagna
Anno: 2006
Regia: Guillermo del Toro
Interpreti: Ivana Baquero, Doug Jones, Sergi López, Ariadna Gil, Maribel Verdú, Álex Angulo, Manolo Solo, César Vea, Lina Mira

Recensione del film Il Labirinto del Fauno
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 16/11/2006


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