Eccoci qua a commentare 2019 dopo la caduta di New York, un gioiellino della fantascienza nostrana osannato all’estero (tanto che Quentin Tarantino ha rivelato di amare questa pellicola da annoverarla tra le sue preferite) e ingiustamente affossato in patria, nonostante riuscì ad incassare al botteghino (nel 1983) la somma di 379 milioni.
Prodotto da Luciano Martino per la Nuova Dania Cin.ca con un budget di circa 750.000 dollari e distribuito dalla Medusa Distribuzione, la pellicola presenta tutte le caratteristiche del post-atomico, genere che ebbe il suo momento di gloria in Italia nel biennio ‘82-’83 con una serie di pellicole soprattutto dirette da Enzo G. Castellari (trilogia avviata da 1990 I Guerrieri del Bronx), ma anche da altri registi specialisti di b-movie come Lucio Fulci (I Guerrieri dell’anno 2072) o Joe D’Amato (Endgame).
La sceneggiatura, firmata dal trio Sergio Martino, Gabriel Rossini e dal veterano Ernesto Gastaldi (che ricordiamo soprattutto per aver firmato gli script di film del calibro di Milano Odia: la polizia non può sparare, Tutti i colori del buio, Lo strano vizio della signora Wardh), pur non essendo esente da buchi narrativi (il più clamoroso riguarda il personaggio interpretato dalla Kanakis che viene letteralmente dimenticato dagli autori dopo tre quarti di film, ma ve ne sono molti altri...) propone una serie di scene davvero gustose.
Infatti, gli autori mescolano fantascienza, con tanto di astronavi e armi avveniristiche, azione (con abbondanza di scontri armati (e non) oltre a inseguimenti automobilistici) e gore con alcuni effetti splatter disseminati in qua e in là.
Stonano un po' le scene sdolcinate che cominciano a farsi largo verso la conclusione del film così come il finale molto "americano".
Presenti molte citazioni a film famosi come L’altra Faccia del pianeta delle scimmie (con presenza di esseri scimmieschi), Mad Max II (per le scenografie desertiche), Blade Runner (con androidi che si mescolano tra gli uomini), Fuga dal Bronx (con personaggi che attraversano la città passando per le fogne e con gli Eura che eliminano a colpi di lancia fiamme i cittadini infettati).
Geniale e originale, rispetto a tutte le altre opere del periodo, invece, l’idea di far muovere gli Eura in sella a cavalli bianchi (aspetto che sarà ripreso da Mad Max III), cosa che cozza magistralmente con la super tecnologia degli stessi, o quella di mostrare i cittadini mentre cucinano i topi catturati nelle fogne cittadine (cosa che sarà riutilizzata per esempio in Demolition Man).
In 2019 dopo la caduta di New York è di notevole spessore la regia del bravo Sergio Martino, regista piuttosto poliedrico capace di passare con disinvoltura dallo spaghetti thriller al western e dalla fantascienza alla commedia scollacciata. Martino riesce, infatti, a imprimere all’opera un ritmo frenetico e riprende il tutto con inquadrature decisamente dinamiche che proiettano lo spettatore all’interno del film. Tra le sequenze più belle sono da annoverare quelle girate in mezzo ai rottami automobilistici e quelle ambientate nelle fogne infestate da famelici topi.
Interpretazioni così e così con il mono espressivo, ma comunque sufficiente, Michael Sopkiw (Nudo e Selvaggio, Shark – Rosso nell’Oceano, Blastfighter) chiamato a rivestire i panni del protagonista, affiancato da un’icona dei b-movie nostrani come Luigi Montefiori, alias George Eastman (Antropophagus, Cani Arrabbiati, 1990 I Guerrieri del Bronx), che qui appare con look decisamente scimmiesco, e da una giovanissima Anna Kanakis (eletta miss Italia qualche anno prima) del tutto inadatta a ricoprire il ruolo che gli viene affidato. Completano il cast con prove tutto sommato accettabili Valentine Monnier e Roman Geer.
Eccezionali, nonostante il basso budget, le scenografie del sempre ottimo Antonello Geleng (Cannibal holocaust, Paura nella Città dei Morti Viventi) che realizza dei set iper realistici e talmente degradati da dare un enorme fascino alla storia. In particolare non si può non lodare la "splendida" New York immersa nella nebbia che impedisce al sole di fare luce sui palazzi semi distrutti e parzialmente franatati.
Buona la fotografia di Giancarlo Ferrando così come le musiche di Guido & Maurizio De Angelis (in arte Oliver Onions) e i bizzarri costumi di Adriana Spadaro. Pessimi, invece, gli effetti sonori, specie quando si spara con i fucili, appena sufficiente il make up con volti sciupati dalle radiazioni che non convincono pienamente.
Effetti speciali poveri, ma sostanzialmente accettabili soprattutto se non si è assuefatti dalle produzioni high budget hollywoodiane.
In 2019 dopo la caduta di New York: da avere in videoteca per gli amanti di b-movie.
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