Recensione
Sfida senza regole - Righteous Kill

Sfida senza regole - Righteous Kill: visiona la scheda del film In fondo bisognerebbe aspettarsi la fregatura in Sfida senza regole - Righteous Kill (Righteous Kill) anche solo a ricordarsi le precedenti narcolessie del regista: Jon Avnet è l’anestetista dietro capolavori di lentezza quali Pomodori verdi fritti e l’atroce Angolo rosso, mentre stupisce già di più che Russell Gewirtz, dopo aver incastrato tutto a dovere in Inside Man ora se ne esca fuori con questo parto post solitosospettesco nel quale non riesce a gestire né il montare della sorpresa né il frasario da mettere in bocca ai due celebri co-protagonisti della pellicola, Al "Stanlio" Pacino e Robert "Ollio" De Niro.

Brutta cosa la vecchiaia se non si sa gestirla alla Spencer Tracy: ognuno fa quel che può e quel che ha potuto fare De Niro è stato andare alla Banca del Credito di Fama e riscuotere negli ultimi 9 anni tutto quel che aveva accumulato nel corso di una vita.

E ce lo immaginiamo a covare il calore di Heat per un sacco di tempo, meditando vendetta tremenda vendetta contro il rivale (ma ora sono amici, eh!) Pacino che, da bravo shakesperiano, nella vendetta ci sguazza senza scomporsi minimamente.
Eccoli quindi di nuovo insieme, ma quanti secoli sono trascorsi dal capolavoro di Michael Mann.
Secoli che hanno calcificato i due attori, che ormai non fanno altro che vagare per i set a replicare quelle due o tre espressioni che li hanno resi famosi.
Quando diventi la macchietta di te stesso è segno che dovresti passare in direzione, chiedere di andare in pensione e passare le giornate in barca, proprio come dice il personaggio di Pacino nel film.
Ma sopportiamo e tiriamo avanti, dopo i primi minuti di smorfie deniriane (che qualsiasi personaggio gli dai, lui lo interpreta come un boss malavitoso amareggiato e disgustato, a prescindere) per cercare di scoprire cosa abbia spinto tutti i diretti interessati ad avventurarsi in un procedural ammuffito come questo Sfida senza regole.

E dopo una ventina di minuti di sopportazione viene un sospetto: l’avranno mica fatto per i soldi?
Gewirtz comincia a pasticciare con i flashforward fin dall’inizio e costruisce la vicenda intorno a un mistero (De Niro è il serial killer o no?) che mistero non è proprio per colpa della sceneggiatura, che avanza così rozza e urlata da dissipare ogni ambivalenza o nuance e permette la soluzione del problema anche a un kindergarten di bambini cerebrolesi o, persino, al tipico spettatore medio statunitense.

Una volta che sparisce anche l’unico interesse possibile non rimane altro che guardare i due mentre parlano. Perché, lasciate ogni speranza, i due parlano e parlano e parlano, lasciando sbigottiti tutti i comprimari, in particolare John Leguizamo che, in un cantuccio, guarda con stupore i due Denirosauri scornarsi a colpi di bla bla bla, piccolo mammifero pronto a fregare loro le uova ed estinguerli.
Fossero parole importanti sarei il primo a essere entusiasta di un thriller senza thrilling, ma i due vomitano un sacco di insensatezze e poesie sceme (sì, avete letto bene, ci sono anche le poesie) ognuno da par suo.

De Niro piega a 490 ° gli angoli della bocca e sembra la pubblicità del Maalox mentre Pacino scalpita, digrigna i denti e sgrana gli occhi e ti aspetti ogni secondo che cominci a fare i discorsoni sui centimetri come faceva (così bene, maledizione) in Ogni maledetta domenica.
Nel bene (?) e nel male sono loro due il motivo per cui andare a vedere questa boccata di isoflurano: le parodie strappano sempre un sorriso e questo film è una gigantesca parodia, del procedural in primis (pare uno scarto di qualche vecchio telefilm, quelli con i tombini di New York che mandano su i fumi infernali, avete presente?) e quindi dei due attori.

Naturalmente Pacino si salva confronto al delirio di collega che si ritrova al fianco ma è dire poca cosa. Il resto è tutto il solito tran tran che pesca a metà fra i serial killer movie e il giustizialismo alla Charles Bronson, aria fritta buona al massimo a far scaldare gli animi al politico estremista di turno o far indignare qualche antifascista, antipolizia, antirazzista antiqualcosa in cerca del post giornaliero.

Rivedere Heat costa molto di meno e rende infinitamente di più di sorbirsi Sfida senza regole, però se vi piace il genere comico allora potrebbe valer la pena dare una chance a questa congerie di cazzate.


Titolo: Sfida senza regole - Righteous Kill
Titolo originale: Righteous Kill
Nazione: USA
Anno: 2008
Regia: Jon Avnet
Interpreti: Robert De Niro, Al Pacino, Donnie Wahlberg, 50 Cent, Frank John Hughes, Quinton Aaron, Alan Blumenfeld, Carla Gugino, Shirly Brener, Les Chantery

Recensione del film Sfida senza regole - Righteous Kill
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 22/09/2008


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