Recensione
Un Natale Rosso Sangue

Un Natale Rosso Sangue: visiona la scheda del film Che Un Natale rosso sangue (Black Christmas), nel 1974, anticipi di parecchi anni le gesta di Michael Myers e Jason Voorhees (e in generale alcuni stilemi dello slasher e del sorority) lo sanno anche i muri, così come sono arcinoti alcune similarità quasi sospette fra le trovate registiche di un Dario Argento o un John Carpenter e quelle di Bob Clark (La morte dietro la porta, L'assedio dei morti viventi). La questione è in fondo poco interessante e ormai la storia del cinema ha consacrato altri autori e altri film nella nicchia che apparterrebbe con tutto diritto a questo sessantacinquenne della Louisiana e alla sua piccola gemma natalizia.

Ottimo uso della soggettiva e del sonoro, fotografia pastosa e torbida del fidato Reginald Morris, buone performance da parte di gran parte del cast sono solo alcuni degli ingredienti che rendono Black Christmas un titolo di tutto rispetto, indispensabile nella videoteca del vero appassionato.

Le cose non filano perfettamente lisce a livello di montaggio (se ne occupa un altro habitué del regista, Stan Cole), e soprattutto di script (tanto che il semisconosciuto Roy Moore ha scritto ben poco da allora), dove incontriamo qualche implausibilità di troppo, ma la contropartita è così interessante che riusciamo facilmente a perdonare questi difetti.

Clark riesce a gestire con rara efficacia il sadismo e la gratuità del Male senza mai scadere in facili secchiate di sangue o inutili spiegazioni raziocinanti, mettendo in scena l’irruzione della violenza attraverso una narrazione sospesa fra humour e tensione, con il primo fattore che esalta ancora di più il secondo.

In un crescendo esemplare di angoscia e claustrofobia i momenti di ilarità (che lasciano presagire con buon anticipo quanto sarà poi facile girare Porky’s per questo cineasta) si rarefanno fino a lasciare completamente il posto a un maniaco insano e senza volto, quasi privo di fisicità e ancora più inarrestabile dei più famosi successori.

Proprio la presenza/assenza dell’assassino (che si palesa più attraverso il sonoro e l’atto che tramite la corporeità, ricordando metodo e natura del fantasma più che del serial killer) è perno centrale ed elemento di valutazione imprescindibile in Black Christmas, un’opera che rivista oggi assicura ancora un buon numero di brividi anche allo spettatore più smaliziato.


Titolo: Un Natale Rosso Sangue
Titolo originale: Black Christmas
Nazione: Canada
Anno: 1974
Regia: Bob Clark
Interpreti: Olivia Hussey, Keir Dullea, Margot Kidder, John Saxon, Marian Waldman, Andrea Martin

Recensione del film Un Natale Rosso Sangue
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 06/04/2007


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