Vedere Shadow è un pò come ripercorrere tramite immagini le sensazioni, i timori e le ansie vissute in prima persona dal suo regista Federico Zampaglione quando ha avuto la coraggiosa idea di riesumare e scrivere un nuovo capitolo dell'horror italiano (in stand-by da tempo indefinibile o praticamente scomparso dopo il Giallo di Dario Argento, a seconda delle vedute più o meno pessimistiche).
Mai come in questo caso la pellicola non può considerarsi soltanto come un semplice prodotto della fantasia, bensì come una vera e propria radiografia degli stati d'animo dell'autore non solo per l'importanza della prova ma soprattutto per il fatidico responso del pubblico. Impossibile quindi immaginare un seppur minimo distacco emotivo tra il creatore e la sua opera.
Si parla tanto di crisi del cinema di genere nel nostro paese ma probabilmente, a parte le frasi fatte, non c'è mai stata una riflessione sentita che facesse da guida o anche solo lasciasse intravedere un sentiero per chiunque avrebbe voluto cimentarsi nell'impresa di rianimazione: sicuramente ciò costerebbe maggiore fatica al critico di turno. Ci troviamo quindi in una situazione spiacevole per gli intrapredenti del settore perchè tra le cascate di lamentele non si capisce bene quale sia l'effettiva richiesta del pubblico.Allora l'unico modo per valutare degnamente questo film non è di porsi dal punto di vista del regista, pura utopia, bensì di porsi personalmente di fronte alla materia moribonda in esame e cercare di comunicarne le impressioni su uno schermo.
Di fronte a questa delicata questione ci si ritrova esattamente come il protagonista di Shadow, immerso nella fitta e irritante nebbia dell'incertezza alla ricerca di un segnale di orientamento, atmosfera rarefatta che è anche metafora delle nebulose mentali di chi si fa carico di un'onerosa responsabilità.
Ma il film non fa troppa leva su questa vaghezza emblematica, rappresentante l'esitazione o l'incubo provocato dalla pagina bianca, ma, un pò per creare l'effetto sorpresa come quando si alza un sipario, fa subito posto alla concreta maestosità dei luoghi scelti per animare la storia, una montagna crepuscolare, resa ancora più emozionante dai colori autunnali impiegati per la fotografia.
Purtroppo la grande cura riposta nel contesto produce anche l'effetto imprevisto, ma da non vedere necessariamente come un difetto, di mettere in secondo piano la presenza scenica degli attori, anime vaganti su un territorio misterioso e dai confini non meglio definiti. Nonostante questa sensazione di piccolezza ispirata dai protagonisti, l'approvazione per aver scritturato un cast quasi del tutto internazionale rimane invariata e si spera che per il suo prossimo lavoro Zampaglione possa fare altrettanto.
Non mi dimentico certo di Nuot Arquint (il cui volto già mi aveva parecchio traumatizzato ne La passione di Cristo) sul quale la tempesta di complimenti ancora non riesce a rendere bene l'idea della sua bravura e di come ogni sua espressione, movenza o comparsa repentina possa lasciare un vivido ricordo nella fantasia dello spettatore. Un babau del genere, sicuro standard di terrore del cinema venturo, riesce naturalmente a compensare quella sorta di leggerezza caratteriale dei personaggi citata poc'anzi.
Un altro plauso va rivolto all'uso molto originale dell'elemento tortura, mai fine a sè stessa per compiacersi di un'estrema quanto dolorosa messa in scena, ma che al contrario si rivela funzionale all'interno della narrazione (e nel finale vedrete come nessun gesto di violenza è privo della sua semanticità).
La componente però di cui andare più fieri rimane l'incrollabile serietà dell'opera, un tour de force nei canali della credibilità e della scuprolosità sia della regia che della sceneggiatura.
Per la scarsa presenza di dialoghi, soprattutto nella seconda parte, la pellicola si conferma come una diretta visualizzazione di un incubo, quindi muto nella sua natura originaria e scevro da futili scambi di battute.
Vedere per credere: Shadow è la definitiva uscita dal calvario che ha attraversato l'horror nazionale negli ultimi anni e decisivo ariete che abbatte le porte dei pregiudizi e degli scetticismi. La strada per un nuovo corso è stata appena realizzata, sarebbe un peccato non approfittarne.
Recensione originale pubblicata il 09/06/2010 su Tall Man's Lair.
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Titolo: Shadow
Titolo originale: Shadow
Nazione: Italia Anno: 2009 Regia: Federico Zampaglione Interpreti: Jake Muxworthy, Karina Testa, Chris Coppola, Emilio de Marchi, Nuot Arquint, Matt Patresi, Ottaviano Blitch
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