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 Mi accorgo che uno dei miei più vecchi e forti parametri di giudizio che ho sempre considerato fondante e fondamentale nell’analizzare gran parte delle pellicole visionate ha ormai ceduto in maniera definitiva sotto i colpi di una fetta di nuovo cinema (horror e non) degli ultimi anni.
Convinto da sempre che la sceneggiatura costituisse le fondamenta imprescindibili di qualsiasi opera cinematografica, mi ritrovo ora a perdonare sempre di più falle logiche, loopholes cialtroneschi, deus ex machina ultradivini e psicologie il cui spessore è misurabile in angstrom. Ridurre il focus e la pressione sullo script non può, ovviamente, essere fatto in maniera gratuita e ci devono essere elementi che possano permettere tale operazione. È questo il caso di -2 - Livello del terrore (P2), il nuovo giocattolino della premiata ditta Alexandre Aja/Grégory Levasseur (Alta tensione, Le Colline hanno gli Occhi), questa volta coadiuvati in fase di concept dal cinecarneade Franck Khalfoun, cui è stata affidata la regia di questa stalkerata underground.
Gli ingredienti di -2 - Livello del Terrore sono quelli ovvi: ragazza sola e indifesa, lupo travestito da agnello, ambiente chiuso, crescendo di tensione, scene cruente, la ragazza quasi si arrende alle debordanti forze del male ma riesce infine a trovare dentro di sé la forza per combattere ecc ecc. Non possiamo aspettarci grandi sorprese all’interno di quello che è un gioco dalle regole consolidate e l’attenzione quindi slitta dallo script (schizoide fra trovate di buon livello, come la trappola in ascensore o la tortura del tipo sulla sedia e consuete cadute di tono fra telefonini incapacitati, poliziotti sospetto-tonti e dabbenaggine della fuggitiva) per concentrarsi su altro.
E in -2 - Livello del Terrore l’altro, per fortuna, è di buon livello, a partire dall’enorme senso del ritmo e atmosfera di questi francesi (punto di forza del precedente Haute Tension, ricordiamolo) rafforzato dalla splendida fotografia di Maxime Alexandre, nome sempre più da seguire all’interno del suo campo, che si trova a suo agio in queste moderne catacombe e gioca a rimpiattino fra ombre e lucine natalizie, salvo poi “aprire” nelle rare occasioni di set inondati dalla luce, si veda per esempio l’atrio del palazzo.
Il gioco a rimpiattino in P2 è condotto con buona ferocia fisica (si soffre di più per un’unghia spezzata che per ferite ben più devastanti) e psicologica, in questo graziati dalla performance di Wes Bentley, un ibrido in do minore fra Jim Carrey e Bruce Campbell, capace di suonare le corde stalker in chiave ironica e fuori dallo stereotipo del genere e, come bonus, in grado di regalarci una buona imitazione di Elvis. Anche Rachel Nichols svolge il suo dovere in maniera egregia, obbligatoriamente svestita per buona parte del film, sufficientemente tonica da rendere credibili le performance e la resa atletica.
Il tutto condito dai giusti movimenti di camera nel groviglio sotterraneo, fra claustrofobia montante e interesse per oggetti e ambienti e, altro elemento di spicco, una colonna sonora ben interconnessa con le immagini, opera (non a caso) del duo tomandandy che già molto ha dato al genere horror negli ultimi anni.
Niente di nuovo sotto al sole (e sotto la terra) in -2 - Livello del terrore quindi, ma un niente di nuovo che si lascia guardare e che offre sufficienti picchi di interesse e tensione da farmelo giudicare assai meglio di mille concept innovativi ma concepiti e girati coi piedi. Raccontatemi mille volte la stessa storia con minime variazioni, ma raccontatemela bene e io sarò sempre contento di ascoltarla.
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