Recensione
Le Streghe di Salem

Le Streghe di Salem: visiona la scheda del film Giunto con questo Le Streghe di Salem al suo quinto lungometraggio, viene naturale chiedersi se Rob Zombie sia riuscito finalmente a identificare quali sono i problemi che da sempre azzoppano le sue opere. Il filmaker statunitense ha infatti sempre mostrato - anche nelle sue peggiori occasioni (Halloween II, 2009) - sprazzi di talento e di grande visionarietà, salvo poi consegnare ai posteri qualcosa che raramente ha convinto sia pubblico che critica (La Casa del Diavolo, 2005). Il che è un vero peccato.

Al termine di quest'ultima sua fatica, dove gli è stata data completa libertà artistica, la risposta è: no, ancora non l'ha capito. O meglio, ancora non ha accettato che siano proprio alcune componenti così importanti e amate della sua esistenza a "zavorrarlo" pesantemente.

Di cosa sto parlando? Della sua testardaggine nel voler scrivere e sceneggiare i propri film e del suo infinito amore per la moglie Sheri Moon che porta quest'ultima sempre davanti alla sua macchina da presa.

Il primo è un peccato devastante. Fin dal suo esordio Zombie ha basato i suoi film su storie e sceneggiature da lui scritte, materiale con più buchi di uno scolapasta e più inconsistente della nebbia all'alba.

Le Streghe di Salem (Lords of Salem il titolo originale) non fa eccezione ed è anzi destinato a generare ancora maggiori polemiche e discussioni: dopo due terzi di film erratici e altalenanti (ma per lui sorprendentemente solidi), Zombie "libera il Kraken" della sua fantasia gettando lo spettatore in un loop infernale di allucinazioni e visioni scomposte e scoordinate - ma bellissime! - che lo trascineranno verso un finale alla "ma che cazzo?". Qualcuno griderà al capolavoro. Tanti altri grideranno dall'incazzatura.

Il secondo problema è in genere minore: la signora Zombie non ha recitato in alcuna altra produzione (salvo una breve apparizione in un episodio del sempre apprezzato Californication) e si capisce bene il perché: come attrice è modesta.

Se nei suoi precedenti 4 film è stata sempre relegata in ruoli minori e spesso utilizzata come "specchio per le allodole" (chi non si ricorda il suo bel culetto in La Casa dei 1000 Corpi?), qui diventa il fulcro dell'intera pellicola, la sua assoluta protagonista. E là dove servirebbe mestiere e talento per sopperire alle lacune dello script di cielosuomarito, troviamo invece poco o nulla. Intendiamoci, poteva andare peggio, ma di certo anche molto meglio.

E mai come oggi dispiace che Zombie sia così penalizzato da queste due componenti, perché tantissime altre cose nel suo Streghe di Salem funzionano a meraviglia.

A partire da gran parte del cast, con "4 vecchie facce" dell'horror in grande spolvero: la sempiterna Dee Wallace (Hansel & Gretel, Exit Humanity, The House of the Devil), la riesumata Patricia Quinn (The Rocky Horror Picture Show, Mary Horror), la scongelata Judy Geeson (Il cerchio di sangue, Doomwatch - i mostri del 2001) e la terrificante Meg "occhi di ghiaccio" Foster (Essi vivono).

I "maschietti" si difendono bene, a partire dal televisivo Bruce Davison (Ghost Whisperer, Knight Rider) al noto Ken Foree (Zombi, Halloween - The Beginning, L'alba dei morti viventi) passando per Torsten Voges (Easy to Assemble) e Jeff Daniel Phillips (Cavemen).

Si tratta di attori (Sheri Moon compresa) ben oltre i 40 anni, a testimonianza della volontà di rivolgersi a un pubblico ugualmente maturo e alla ricerca di qualcosa di diverso rispetto alla maggior parte delle produzioni horror hollywoodiane moderne, tanto fracassone e giovanili quanto sterili in materia del perturbante e della profondità.

Rob Zombie ci prova a sorprendere i suoi fan andando in una direzione apperentemente diversa dal solito - ritmo lento, scene intimiste, poco sangue e poche parolacce - aiutato da una fotografia azzeccata (Brandon Trost, Crank: High Voltage, Pulse 2: Afterlife), da un montaggio accattivante (Glenn Garland, The Tripper, The Hitcher II - Ti stavo aspettando) e da scenografie notevoli (Lori Mazuer, 2001 Maniacs, Paranormal Activity 4). La creatività del regista/sceneggiatore è libera e vaga dove meglio crede, dando vita a scene e situazioni memorabili.

Ma Tarsem Singh può dormire tranquillo e i più critici potranno continuare a sostenere che Zombie in fondo non inventa nulla ma si limita a riproporre, citare e omaggiare alla sua maniera "tutto fumo e niente arrosto" tematiche e scene già viste in altre famose produzioni "da paura".

Ciò non toglie che Le Streghe di Salem sia un'opera apprezzabile, diversa da quella che ci si poteva aspettare e che dividerà il pubblico, ma che ha riportato Rob Zombie sulla mappa dell'horror dopo il tragico scivolone di Halloween II (non del tutto da attribuire a lui). Ce n'è abbastanza per tornare a dargli fiducia e aspettare il suo prossimo film, sperando che si liberi finalmente dei suoi due problemini...


Titolo: Le Streghe di Salem
Titolo originale: The Lords of Salem
Nazione: Gran Bretagna, Canada, USA
Anno: 2013
Regia: Rob Zombie
Interpreti: Sheri Moon Zombie, Ken Foree, Jeff Daniel Phillips, Torsten Voges, Bruce Davison, Dee Wallace, Patricia Quinn, Judy Geeson, Meg Foster, Maria Conchita Alonso

Recensione del film Le Streghe di Salem
Recensione scritta da:
Pubblicata il 16/03/2013


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