Paul Hyett arriva a Howl dopo l’esordio alla regia del 2012 con The Seasoning House e, soprattutto, dopo una lunga esperienza agli effetti speciali, che lo ha portato a collaborare con alcuni talenti del cinema horror contemporaneo, in primis il grande Neil Marshall di The Descent.
Più che naturale quindi che, una volta ottenuto il controllo su un lungometraggio, lo voglia popolare di mostri e creature che, come è facilmente intuibile a partire dall’ululante titolo, si rifanno all’archetipo licantropico, senza stravolgerlo per quel che riguarda radici, folklore o estetica, ma potenziandolo nella messa in scena ed esasperandone l’impatto e la violenza in alcuni assalti furiosi e molto violenti.
Non è mistero che la figura del licantropo sia una delle più difficili e scomode da affrontare nell’horror contemporaneo, ma con Howl Hyett ha trovato, forse inconsapevolmente, una delle migliori chiavi possibili per proporre nel nuovo millennio questa vecchia creatura.
Poco preoccupato dal dover allestire elementi di sceneggiatura forti e per nulla interessato a voler ricreare o modificare questo mito, il regista salta gran parte delle tipiche fasi delle pellicole licantropiche per passare direttamente all’assalto e allo scontro.
Non troverete quindi ferite e contagio, la progressiva falce di luna che cresce e cresce fino al momento della metamorfosi, i sospetti della comunità chiusa, il protagonista che pian piano scopre di essere malato/maledetto e cerca una cura, l’impotenza di fronte all’irruzione del soprannaturale e tutto il resto.
Howl è, piuttosto, un "assalto alla diligenza" (dove al posto dei pellerossa troviamo dei lupi mannari) condito dal tema secondario dell’eroe involontario che nel momento della difficoltà trova forza, energie, risorse e capacità di reagire, con una trasformazione radicale di carattere che ricorda quella fisica dei suoi opponenti.
Gran parte degli elementi di forza della pellicola sono quindi concentrati su questi due aspetti, con effetti speciali buoni e d’impatto e un attore di discrete capacità quale Ed Speleers (A Lonely Place to Die) che riesce a dare sostanza a questa mutazione psicologica.
Una simile concentrazione di focus avviene a scapito di altri aspetti di Howl, che risulta un po’ troppo schematico e scontato nell’allineare i vari personaggi secondari, tutti stereotipati e incapaci di tentare qualche rappresentazione di spaccato sociale.
Ma d’altronde è ben difficile che gli sceneggiatori, Mark Huckerby e Nick Ostler, abbiano pensato coscientemente di tentare qualche satira o analisi sociale in un una pellicola di assedio horror. Molto più probabile che abbiano avuto intenzione di servire un adeguato meccanismo narrativo di tensione e scontro a un regista che, ancora ai primi passi, dimostra di conoscere molto bene i fondamenti del genere e che si rivela in grado di amministrare con buona mano il ritmo della narrazione e le irruzioni in scena dei mostri.
Film ideale da guardare in una notte di luna piena, Howl si incasella nel recente e rinnovato interesse che l’horror ha mostrato verso l’archetipo mannaro e che comprende titoli parecchio diversi fra loro quali Wer, Wolf Cop o Late Phases.
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Titolo: Howl
Titolo originale: Howl
Nazione: Gran Bretagna Anno: 2015 Regia: Paul Hyett Interpreti: Ed Speleers, Holly Weston, Shauna Macdonald, Elliot Cowan, Amit Shah, Sam Gittins, Rosie Day
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