Battle Royale evita ogni tipo di escapismo o di possibile misinterpretazione rendendo chiare le sue intenzioni fin dall’inizio, laddove film come 28 Giorni Dopo muovono la loro critica al sociale usando la metafora dell’orrore.
Il tema della nuova gioventù giapponese, più sensibile a valori che non siano solo il lavoro e la dedizione alla patria, è già stato trattato parecchie volte dalla recente cinematografia del Sol Levante, in maniera particolarmente brillante da Hayao Miyazaki con il suo Spirited Away . Qui naturalmente la questione viene affrontata da un diverso punto di vista e con mezzi e scopi non paragonabili alla delicata liricità di Myazaki.
La pellicola calpesta una linea d’ombra assai ambigua e ha il merito di portare lo spettatore alla fine della visione generando comunque una buona dose di interrogativi e riflessioni sull’argomento.
La sceneggiatura di Battle Royale, per la maggior parte del film, è clamorosamente derivata dal fumetto e dal cartoon, con tanto di siparietti comici (l’irresistibile visione del video governativo che spiega ai ragazzi le terribili e mortali regole del "gioco") e tipi psicologici esasperati e monodimensionali (il secchione, il ciccione, lo studente cattivo, la studentessa maliziosa…) che in ogni caso riescono a salvarsi, in un ipotetico confronto con un qualsiasi slasher teen hollywoodiano, proprio per merito della loro esagerazione. Non mancano i caratteri meglio definiti e sfaccettati, come il trio dei protagonisti o il personaggio del "conduttore" del gioco, interpretato da un Takeshi Kitano (Sonatine, Zatôichi) in forma, che riesce a creare una figura di bad guy piena di poesia e malinconia.
Ci sono anche (e come farne a meno…) richiami ai videogames, con tanto di mappa dell’isola al computer dotata di segnalini per gli spostamenti degli alunni e il conteggio dei morti aggiornato via video e audio ogni poche ore.
Fotografia, musica e montaggio risultano appena sufficienti, comunque funzionali alla narrazione mentre, per gli amanti dello splatter, possiamo segnalare qualche spruzzo di sangue al di sopra della media del genere.
Quel che stupisce, nell’assurdo gioco al massacro fra questi ragazzi, è la dinamica dei rapporti che si viene a creare fra alcuni protagonisti, qualcosa di (scontatamente?) inusuale per noi occidentali. Senso del sacrificio, onore, scatti di follia improvvisa, pulsioni sessuali mal gestite, sadismo… Siamo distanti dal neo puritanesimo da college che tanto ci hanno ammorbato nei centomila cloni di Scream e nel suo piccolo Battle Royale riesce sia a organizzare un finale spiazzante e realmente romantico quanto a donarci momenti di durezza rari film simili (i suicidi delle coppie, uno dei quali con una tetra impiccagione e l’altro con un volo struggente…).
Non aspettatevi il capolavoro del secolo e sappiate che troverete lungaggini e momenti farraginosi che un montaggio più accorto avrebbe saputo risolvere, ma Battle Royale si colloca sicuramente una spanna più in alto della normale produzione di genere di questi anni e vale un noleggio nel vostro negozio di fiducia.
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Titolo: Battle Royale
Titolo originale: Batoru rowaiaru
Nazione: Giappone Anno: 2000 Regia: Kinji Fukasaku Interpreti: Takeshi Kitano, Chiaki Kuriyama, Tatsuya Fujiwara, Aki Maeda, Taro Yamamoto, Masanobu Ando, Kou Shibasaki, Ai Iwamura
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