L’attuale maggioranza dei film horror crede di svolgere bene il suo compito mostrando litri di sangue, corpi martoriati e sevizie. È certamente un genere – tra Gore, Splatter e Slasher – che ha ovviamente dei pregi e le sue ragioni d’esistere, ma che troppo spesso viene inquinato e macchiato da opere minori.
C’è però un altro tipo di horror, più raro da trovare, spesso proveniente dall’Est.
Parliamo di film dai tempi più dilatati, le atmosfere e le scenografie curatissime e inquietanti, la fotografia espressionista e un cura per il dettaglio e la messa in scena notevole.
Sono opere dove la paura cresce piano piano, accompagnata da una tensione insostenibile, e quando esplode è sempre grazie a trovate d’impatto indelebili.
Gli addetti ai lavori, nel massimo dello splendore, lo hanno ribattezzato J-Horror e riguardava non solo le opere provenienti dal Giappone, ma anche quelle coreane e thailandesi. Si potrebbero fare molti nomi (alcuni davvero illustri), ma conviene farne uno solo.
Quello del film che negli ultimi tempi si è imposto come pellicola cult pluriomaggiata (basti vedere Quella casa nel bosco): parliamo di Two Sisters, di Ji-woon Kim.
Rosa e Fiore di loto. Janghwa e Hongryeon. Questo il significato del nome delle due protagoniste di un film che quasi lo si sminuisce nel definirlo "solamente" un horror.
Folklore e terrore, fiaba e psicologia, dramma e thriller, si miscelano perfettamente nella trama intenta a mostrare allo spettatore la vicende delle sorelle Bae Soo-yeon e Bae Soo-mi, nella loro nuova casa vicino al lago, abitata anche dal padre e dalla nuova compagna. E non solo.
Intanto le ombre di un passato nefasto opprimono le due e gli agghiaccianti ricordi della madre non smettono di perseguitarle. Mentre i rapporti tra la matrigna e le ragazze si fanno sempre più tesi e l’atmosfera sempre meno vivibile, nella bella casetta di campagna iniziano delle terribili apparizioni. Tra le pareti ultradecorate – esaltate fin dagli ipnotici titoli di testa – e le vivide stanze iper-arredate, c’è qualcosa intenzionato a tormentare il riposo e la vita degli inquilini.
Ciò che si appresta a vivere lo spettatore durante le quasi due ore di film, sono momenti di terrore puro, giostrarti alla perfezione da un grandissimo regista.
Ji-woon Kim è un autore superbo, dallo stile che coinvolge ed intriga, come dimostrato nel suo ultimo capolovaro I Saw The Devil.
Padrone dei movimenti di una macchina da presa intenta a far viaggiare lo spettatore nell’ansia e nella paura dominante nella pellicola, Ji-woon Kim in Two Sisters è magnificamente aiutato da una fotografia impeccabile, capace di esaltare alla perfezioni i contrasti e i giochi di luce e colore. Ogni angolo della casa è una possibile sorgente di terrore e questo le due sorelle lo impareranno presto.
Fedele alla scuola J-Horror il film, oltre ad assicurare tensione, spavento e angoscia, ha dalla sua una forza drammatica non indifferente, capace di lasciare quel tocco di tristezza e malinconia in grado di rende il lavoro indelebile. L’amaro finale è infatti impossibile da dimenticare.
Aggiungeteci colpi di scena clamorosi e destabilizzanti e avrete la combinazione perfetta dell’horror d’autore. A prescindere da dove esso provenga, perché il vero horror non ha origini e confini territoriali.
Two Sisters: non resta che augurare quindi buona visione, buon terrore.
|