Recensione
Le Morti di Ian Stone

Le Morti di Ian Stone: visiona la scheda del film Che tristezza scoprire che il migliore regista italiano di horror lavora all’estero, con fondi e mezzi inglesi e statunitensi, mentre in Italia continuiamo a dare credito a dariosauri arteriosclerotici o a giovani raccomandati dalle idee men che mediocri.

Dario Piana, a quasi 20 anni dal dimenticabile Sotto il vestito niente 2 firma Le Morti di Ian Stone (The deaths of Ian Stone), il miglior lungometraggio dell’After Dark Horrorfest di quest’anno, un film che, pur presentando anche numerosi difetti, è godibile dall’inizio alla fine.
Questo in virtù dell’ottimo ritmo imposto dalla regia, grazie alla buona prova di Mike Vogel (Non aprite quella porta, Cloverfield) e senza naturalmente dimenticare gli effetti speciali di Stan Winston che in questa occasione è anche produttore.

Girato con “soli” 11 milioni di dollari, Le morti di Ian Stone capitalizza sulla notevole esperienza maturata da Piana in campo pubblicitario e cerca di limitare i danni di una sceneggiatura incoerente e circolare, pressando sul protagonista e imponendo un continuo crescendo di azione che per fortuna riesce a impedirci di riflettere più di tanto sull’inconsistenza dello script di un Brendan Hood non nuovo a prove opache in fase di scrittura (They, La cantina degli orrori).

Psicologie dei personaggi azzerate, motivazioni flebili, e ripetitività delle scene avrebbero probabilmente distrutto il lavoro di molti altri registi, ma in questo caso l’occhio di Piana, coadiuvato dai chiaroscuri di Stefano Morcaldo riesce ad aggirare in parte il grande problema di un film che presenta per buona parte della sua durata la stessa scena girata in ogni salsa possibile. Quando poi si arriva al personaggio che spiega tutto allo spettatore diventa davvero difficile sopportare la legnosità dello script ideato da Hood.
Accorgendosi di questo difetto, a Piana non rimane altro da fare che cercare di montare sempre più azione, a tratti confusa e frenetica, per impedire ulteriori ristagni.

L’esposizione dei fatti non conduce a nessun tipo di riflessione sul tema che dovrebbe essere alla base di un film di questo tipo, ovvero l’identità e il senso di sé ma questo, ahimé, è un problema comune al 95% dei film di genere, da sempre più impegnati a esporre, se possibile pornificando l’esposizione stessa, piuttosto che riflettere sulle conseguenze, sugli effetti, sui motivi, sui significati e cause.

Rimane però il ricordo di un Vogel sempre in focus nel dare corpo e volto ai dubbi e disperazioni di Ian e il buono (ottimo, se si tiene conto dei soldi a disposizione) lavoro alle scenografie e costumi. Questi fattori, uniti agli altri lati positivi spingono a raccomandare la visione di Le morti di Ian Stone, di gran lunga il miglior horror girato da mani italiane negli ultimi dieci anni se non di più (pur tenendo conto che ci aggiriamo più dalle parti di un fantasy a tinte fosche che un horror vero e proprio).

Visione che diventa ancora più raccomandabile se si pensa che in tempi in cui per film horror si pensa a un video con qualcuno che viene catturato, imprigionato e torturato, offrire allo spettatore una trama diversa, sufficientemente originale e in grado di staccarsi dall’onda dei remake è comunque cosa che apprezzo al di là degli esiti e delle circostanze.

Rimane da sperare che a Piana venga affidata in futuro una sceneggiatura degna di tal nome e magari qualche soldino in più, visto l’ottimo uso fatto dei modestissimi 11 milioni di dollari previsti dalla produzione.


Titolo: Le Morti di Ian Stone
Titolo originale: The Deaths of Ian Stone
Nazione: Gran Bretagna, USA
Anno: 2008
Regia: Dario Piana
Interpreti: Mike Vogel, Jaime Murray, Christina Cole, Michael Feast, Andrew Buchan, Michael Dixon

Recensione del film Le Morti di Ian Stone
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 26/05/2008


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