Recensione
Walled In - Murata Viva

Walled In - Murata Viva: visiona la scheda del film Fin troppi i nomi interessanti che si trovano a percorrere le anomale stanze di Walled In.

Dal grandissimo e morboso talento di Serge Brussolo (suo il romanzo d'origine, Les Emmurés, non ancora tradotto in Italia) che regala un ulteriore raffinamento della sua fissazione con le società chiuse fino all'efficacia degli scenografi (nello specifico quel Bertrand Seitz che si è fatto notare in una manciata di altre produzioni) nel dar vita alle visioni brussoliane. Dalla crescente importanza di Karim "factotum" Hussain (qui nelle vesti di fotografo disposto a giocare di rimbalzo fra anodino e sanguigno a seconda della bisogna) fino all'algida, stupefacente (e quindi tossica e in grado di creare dipendenza) bellezza di Deborah Kara Unger passando per le azzeccate location canadesi fino all'astro nascente di Cameron Bright.

Purtroppo avere ottimi ingredienti sul bancone del bar non equivale automaticamente a confezionare il cocktail perfetto e Gilles Paquet-Brenner toppa nello shakerare troppo forte o forse nel tritare il ghiaccio invece che romperlo con il pestello. Fatto sta che Walled In esce fuori come somma minore delle parti ed è un grande, immenso rammarico se tenete conto che seppur irrisolto, confuso e raffazzonato l'esordio statunitense di questo regista francese perfora più volte schermo e cervello per imprimersi a fondo nella memoria, andando ad agitare polle di solito ferme nell'immaginario horror di celluloide.

Brussolo regala il cross perfetto a un centravanti che si dimostra poco abile di testa e meglio disposto al lavoro di gambe: ecco quindi che Pasquet-Brenner evita di soffermarsi troppo a lungo sulla figura di Malestrazza e sulla fondamentale tematica del rapporto fra il creatore e la sua creatura, alternando squarci visionari (in pratica ogni interno o esterno del magnifico edificio) a lunghi momenti statici e stereotipati (l'edificio come creatura - yawn - vivente, l'intrepida Sam, l'ammmore) ma mostrando inettitudine totale alla costruzione sia dell'atmosfera che della tensione, complice un montaggio disastroso e una colonna sonora altalenante.

Le incerte vene d'oro (poliedri platonici, grandi architetti ed Egitto Antico) vengono lasciate perdere in favore dei più sicuri filoni di metalli meno nobili e si preferisce incassare grossolanamente su meccaniche più sicure e popolari, fino al terribile finale che non ho purtroppo idea (e qui magari qualche lettore potrebbe aiutarmi) se corrisponda o meno con quello scritto da Brussolo.

Pur subendo tutte queste ovvietà e nonostante la manifesta incapacità recitativa di Mischa Barton (che oltretutto sta invecchiando peggio e più velocemente di Dorian Grey verso le ultime pagine) Walled In è cinema da recuperare e preservare, provocazione in grado di rimanere a lungo nella memoria retinica e di innervare riflessioni e immaginazioni non da poco, specie se si considera il brutto momento che attraversa l'horror statunitense (e infatti siamo di fronte a un ibrido internazionale). Consigliato a chi ama figure come quella di Varelli...


Titolo: Walled In - Murata Viva
Titolo originale: Walled In
Nazione: Canada, USA, Francia
Anno: 2009
Regia: Gilles Paquet-Brenner
Interpreti: Mischa Barton, Deborah Kara Unger, Cameron Bright, Noam Jenkins, Shannon Jardine

Recensione del film Walled In - Murata Viva
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 30/04/2009


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