Danilo Giovanelli intervistato da Luca Di Gialleonardo

Libri > Interviste > Una breve intervista con Danilo Giovanelli, autore dell'imminente Il segreto del Morbillaio

Danilo Giovanelli intervistato da Luca Di Gialleonardo Il prossimo 7 marzo farà la sua comparsa in libreria, per le Edizioni XII, Il segreto del Morbillaio, di Danilo Giovanelli, già vincitore della sezione Fantastico de iNarratori 2008. Per l'occasione Luca di Gialleonardo ha incontrato l'autore.

[La Tela Nera]: Caro Danilo, innanzitutto ti ringrazio per l'intervista. Una prima domanda dovuta: presentati e raccontaci chi sei, da quanto scrivi e, soprattutto, perché.
[Danilo Giovanelli]: Grazie a te! Che dire di me? Per citare il buon Oscar (non quello glassato oro che gira per Hollywood) contengo moltitudini. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Purtroppo le mie trainano tutte in direzioni divergenti: interessi tecnici, passioni letterarie, brucianti velleità grafiche. Una laurea in ingegneria, alcune opere pubblicate, molte vignette sparse al vento. "Come coesistono queste cose?", spesso mi si chiede. Non so come altri, affetti dallo stesso morbo, rispondano a questa domanda, ma nel mio caso la risposta è semplice: convivono malamente. Sopravvivono, si fanno dispetti, si sgambettano vicendevolmente. A me il logorante compito di farle stare nello stesso contenitore.
Scrivo dunque da molti anni, in maniera discontinua e altalenante, quando la parte umanistica riesce a ritagliarsi una maggiore fetta di tempo per sé.

[LTN]: Parliamo ora del tuo romanzo, Il segreto del Morbillaio, un'opera particolare, caratterizzata da una buona dose di ironia, a tratti surreale, che ha saputo conquistare i giurati del Premio iNarratori. L'ironia emerge già dai nomi che hai voluto dare ai tuoi personaggi e ai luoghi in cui si svolge la storia. Parlaci di come questi nomi sono nati, sui personaggi che se li portano dietro avremo modo di approfondire più avanti.
[DG]: Sui nomi in verità c’è ben poco da dire. Nomi assurdi mi sono sempre venuti spontanei, li generavo come soprannomi di amici ben prima di pensare di poter scrivere. L’associazione tuttavia è più evidente se si pensa ai personaggi del romanzo come fumetti prima ancora che come ad esseri letterari. La caricatura che non posso assegnare con un tratto di matita la affido al nome che segna indelebilmente il personaggio. Diciamo che scrivo come disegnerei (e anche viceversa)!

[LTN]: Ed eccoci ai personaggi, il vero colpo di genio del romanzo. Abbiamo bande di ragazzi, sfide di digitazione di sms, professori stressati e secchioni che si scontrano all'ultima interrogazione, per non parlare di possessioni ectoplasmatiche e dipendenza da videogame. Quanta fantasia hai inserito nella creazione di Ebète e degli altri personaggi, quanta parodia della realtà e, anche, quanta realtà?
[DG]: Tutti i personaggi sono assolutamente immaginati. Ognuno di loro è tuttavia summa parodistica di tipologie di individui che si possono trovare benissimo nella realtà (beh, quasi tutti, via).
Il fatto poi di avere attribuito a dei bambini queste caratteristiche così esasperate penso amplifichi ancora di più la parodia stessa e quindi l’effetto comico!

[LTN]: Tutta la storia ruota attorno a una poesia perduta. Quanto è importante per te la poesia? Quale forma di narrazione preferisci per gustarti al meglio una storia (film, fumetto, romanzo, ...) e quale invece preferisci usare tu per trasmettere emozioni?
[DG]: In verità non nutro particolare attrazione verso la poesia, anche se penso che sia la forma d’arte letteraria più alta: chi riesce con pochi versi a infondere emozione è un vero genio. La mia ignoranza è tuttavia troppo grande in materia e ammetto che, delle seppur poche poesie lette, una troppo bassa percentuale ha saputo toccare le corde giuste.
Dunque, come dicevo, preferisco sicuramente un romanzo. Anche i fumetti mi piacciono molto, soprattutto perché coniugano entrambe le arti che prediligo (letteratura e disegno). O almeno dovrebbero farlo.

[LTN]: Il romanzo è impreziosito dalle tue illustrazioni. I tuoi personaggi sono nati prima come disegni o sotto forma più letteraria?
[DG]: Sei troppo gentile. Da un punto di vista strettamente cronologico dovrei dire che i personaggi sono stati prima creati sotto forma letteraria e poi come disegni. In verità c’è sempre una sovrapposizione delle due cose, almeno a livello mentale: come dicevo, nel caso dei personaggi, li descrivo così come li disegnerei.

[LTN]: Lo so che per un padre tutti i figli sono piezz'e core, ma ti chiedo lo stesso quale dei tuoi personaggi ti rappresenta di più, quale ti sta più simpatico e quale la cui mancanza avrebbe snaturato l'essenza vera della tua opera.
[DG]: Molto sinceramente non saprei, forse è questo il motivo per cui non c’è un vero protagonista. Il fulcro del romanzo, paradossalmente, è dato dall’unico personaggio che non compare mai perché estinto!
In controtendenza dirò di tre personaggi assolutamente secondari che tuttavia mi provocavano risate solo a pensarli: i fratelli Acaso - e spingo tutti a sistemare l’accento sulla seconda a, per dare subito a loro il senso che (non) hanno. La loro assenza non avrebbe certo snaturato l’opera, ma la loro presenza insolitamente mi rassicura.

[LTN]: Quale scena de Il segreto del morbillaio ti ha divertito di più scrivere e quale invece è stata la più ostica per te? Mi raccomando, non fare troppe anticipazioni!
[DG]: Penso che la più divertente sia stata la guerra delle domande, nella quale per altro i tre fratelli sono involontari co-protagonisti.
Ostica proprio non ricordo ma penso l’inizio. Il romanzo si è sviluppato essenzialmente in tre momenti: un avvio un po’ faticoso, una lunga fase di gestazione, infine una valanga narrativa.

[LTN]: Ti ringrazio per la tua disponibilità e auguro al tuo romanzo il successo che merita.
[DG]: Ancora grazie a te per la disponibilità e l’incoraggiamento!


Danilo Giovanelli intervistato da Luca Di Gialleonardo
Intervista realizzata da: Luca Di Gialleonardo
Pubblicata il 02/03/2010

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