Sandrone Dazieri intervistato da Marilù Oliva

Libri > Interviste > Il creatore del Gorilla ci parla di sé e del suo ultimo romanzo, La bellezza è un malinteso

Sandrone Dazieri intervistato da Marilù Oliva Sandrone Dazieri, cremonese classe 1964, si è appassionato fin da ragazzo alla narrativa di genere. Trasferitosi a Milano, ha svolto diversi lavori prima di entrare nel mondo della scrittura. Lì ha fatto una carriera che l'ha visto ricoprire diversi ruoli: prima correttore di bozze poi collaboratore per il Manifesto in qualità di esperto di controculture e narrativa di genere, in seguito direttore del service editoriale. Nel 1999, dopo la pubblicazione del suo primo romanzo Attenti al Gorilla, la Mondadori l'ha voluto direttore dei Gialli Mondadori (per questa casa editrice è stato anche direttore dei Libri per Ragazzi).

La sua produzione è vasta e va dal noir per adulti (col Gorilla omonimo Dazieri come protagonista) alla narrativa per ragazzi (Ciack si indaga, premio selezione Bancarellino), a racconti e a soggetti per fumetti o sceneggiature per il cinema e la televisione.

Oggi continua a collaborare con Mondadori come esperto di narrativa di genere e scout di nuovi talenti, oltre a dedicarsi alla sua attività di scrittore. Il suo ultimo romanzo si intitola La bellezza è un malinteso, edito da Mondadori nella collana Strade Blu.

Quest'ultima indagine del Gorilla si svolge in una Milano grigio-cementizia, dopo che, nella metropolitana si consumano gli ultimi momenti di vita di un uomo con cui il Gorilla Dazieri aveva da poco avuto a che fare per questioni assicurative.
Da qui si dipana una vicenda investigativa avvincente, che incastra perfettamente elementi diversi - il mistero del suicidio, un certo tipo di criminalità deviata, logiche meschine di potere, la follia - e personaggi che resteranno indelebili, a partire dai terribili individui con le maschere dei Beatles. Dazieri è molto bravo a intrecciare alla storia che struttura il giallo quella privata del Gorilla Dazieri che non può ignorare il suo Socio, ovvero l'alter ego che lo sballotta quando occorre, lo stuzzica, si burla di lui, ma al momento giusto prende in pugno la situazione e risolve l'impasse.


[La Tela Nera]: La bellezza è un malinteso (Mondadori, 2010) parte da un funerale. Un uomo si è suicidato e il Gorilla (insieme al suo Socio) deve scoprirne le ragioni. Ambientato in una Milano grigia, il romanzo si dipana tra destino, follia, etica, omicidio.  Tu ci credi al destino? Come lo definiresti?
[Sandrone Dazieri]: No, non ci credo, come non credo in Babbo Natale o in Dio. Credo che il destino sia il frutto delle nostre scelte, unito a una buona dose di caso. Poi, certo, nei romanzi i personaggi hanno un destino, perché sei tu che tracci le linee delle loro vite. Loro hanno un dio: me.

Il romanzo La bellezza è un malinteso, di Sandrone Dazieri [LTN]: Ne La bellezza è un malinteso, come in altri precedenti romanzi che vedevano in azione il Gorilla, l'ambientazione è la tua Milano d'adozione (d'adozione perché sei cremonese di nascita). Anche Milano, come la bellezza, è un malinteso?
[SD]: Sì, perché è morta e stramorta. Quando scrivevo le frasi che citi esprimevo un grande amore per questa città, che mi aveva accolto e dato quello che cercavo. Ma sono passati troppi anni. La città del post tangentopoli è stata gestita da una classe politica che l'ha distrutta e spogliata, nell'assoluto disinteresse per la cultura. Poi la paura e la propaganda ne hanno ucciso l'anima accogliente, trasformandola in un aggregato di incazzati spaventati dal diverso, chiusi nelle proprie case. A parte questo, esiste il problema non solo mai risolto, ma anche aggravatosi delle periferie, lasciate al degrado. Fuori dalla "barriera corallina del centro" come la chiamo, le periferie di Milano sono prive di qualsivoglia intervento sociale e sostegno da parte delle istituzioni.

[LTN]: Il tuo curriculum nel campo editoriale è lungo e consistente, basta visitare il tuo sito per farsi un'idea (www.sandronedazieri.it). Quello che ti chiedo invece è di parlarci del momento magico degli inizi. L'inizio in editoria...
[SD]: Bisogna vedere dove collochiamo l'inizio. Se è quello che penso io, non aveva niente di magico. Facevo il facchino in una coperativa e un'amica mi segnalò che in un service editoriale che faceva riviste televisive cercavano un correttore di bozze avventizio. Era un mestiere che non avevamo mai praticato, ma leggevo molto, sapevo l'italiano e il giorno prima del colloquio mi feci spiegare dall'amica in questione come funzionavano i segni grafici dei correttori di bozze per indicare le correzioni. Come si leggeva, anche, perché i correttori leggono in un modo differente da quello "normale", sostanzialmente prestando attenzione alle sillabe e non al significato delle frasi (soprattutto allora, che non esistevano i correttori automatici). Mi esercitai una notte sulle pagine de il Manifesto, che era un quotidiano strapieno di refusi, poi mi presentai e finsi di aver lavorato su riviste di settore che non potevano essere controllate facilmente (ancora niente internet): caccia e pesca, golf, eccetera. Mi presero. Rimasi avventizio per un paio di anni, poi diventai redattore (sempre a ritenuta d'acconto), poi giornalista pubblicista. A quel punto feci il salto e diventai il direttore della filiale del service e poi amministratore delegato. In quel periodo scrissi il mio primo romanzo e la Mondadori, dopo aver pubblicato il mio libro, mi assunse come direttore dei gialli, vista l'esperienza maturata. Fu la mia prima assunzione, e anche l'ultima.

[LTN]: E l'inizio come scrittore...
[SD]: Quando diventai giornalista nel service cominciai a collaborare anche con testate all'esterno dell'azienda, tra le quali il Manifesto di cui sopra. Scrivevo soprattutto di genere, giallo, fantascistenza eccetera, e intervistavo quelli che mi parevano degli autori che avrebbero fatto strada, tipo Carlo Lucarelli o Valerio Evangelisti. Scrivevo anche di controculture, che ai tempi andavano a braccetto con il genere, per esempio il Cyberpunk. Un giorno Evangelisti decise di mettere in piedi un'antologia di racconti, mescolando autori affermati o in via di affermazione con saggisti ed esperti di fantascienza. Io rientravo nella seconda categoria e scrissi il mio primo racconto di fantascienza: La Brigata Superciuk. Anzi, il mio primo racconto in assoluto. L'antologia si chiamò Tutti i denti del Mostro sono perfetti, e venne pubblicata prima in Urania, poi negli Oscar Mondadori. Fu il mio esordio.

[LTN]: Negli anni passati hai militato nei centri sociali, hai partecipato a manifestazioni non autorizzate, insomma: hai contribuito a far sentire la voce della dissidenza. Come ti sembra che sia oggi il clima nei confronti di chi protesta/si oppone/si ribella anche solo a parole?
[SD]: Fa schifo. Ma faceva schifo anche allora per chi faceva politica non istituzionale. Anche i giornali che oggi sono in prima fila contro Berlusconi ci trattavano da pezzenti o delinquenti. Il Leoncavallo è stato sgomberato da una giunta di centrosinistra, tanto per capirci, e quando manifestavamo contro le centrali nucleari ci massacravano esattamente come a Genova, anche se Bolzaneto e la Diaz sono un gradino più su. Come diceva De André, non ci sono poteri buoni. Lo pensavo allora e lo penso ancora, anche se devo ammettere di aver votato qualche volta per il meno peggio. Ci tengo ad aggiungere che oggi, esattamente come ieri, non mi sento vicino a nessun partito. Nemmeno a quello di Repubblica, come si usa chiamarlo.

[LTN]: In questo clima la cultura ha un ruolo? Chi maneggia la cultura ha dei compiti o deve solo rispondere della propria arte?
[SD]: La cultura ha sempre un ruolo, ma chi la crea deve risponderne solo alla propria coscienza, altrimenti si fa un lavoro su commissione. Devi esprimere quello che senti, sempre, senza sconti. Poi se questo ha un valore o meno lo deve decidere chi di questa cultura o arte fruisce. Compito della politica, poi, quello di rendere la cultura accessibile a tutte e favorirne lo sviluppo. 

Sandrone Dazieri, il creatore del Gorilla [LTN]: Hai anche un blog su Nova, IlSole24Ore. Com'è il tuo rapporto con internet?
[SD]: Sto sempre collegato. Uso anche Twitter e sono stato un utente di Facebook, anche se me ne sono andato quando ho scoperto che non mi dava nulla, facendo incazzare un paio di migliaia di amici. Credo che rapportarmi con il mio pubblico sia necessario e doveroso, anche al di là delle presentazioni, quindi comunico con i mezzi che la rete mi offre.

[LTN]: Progetti?
[SD]: Il nuovo romanzo. Ripropormi come editor di serie televisive dopo la fine di Squadra Antimafia 2, che è stata una bella esperienza. Trasformare il mio penultimo romanzo È stato un attimo in un film, anche se per ora non ho trovato un produttore interessato. Comprare una cascina.

[LTN]: Ci saluti con una citazione dal tuo libro?
[SD]: Scelgo quella in cui il Gorilla racconta alla moglie russa l'esistenza del suo Socio: «Le avevo spiegato come funzionava il mio cervello, senza termini tecnici perché in inglese mi veniva difficile. Il succo era: due personalità. Oltre a quella che ti parla, ce n'è un'altra che viene fuori quando in teoria dovrei dormire. Attualmente il nostro ciclo è sedici ore io, otto lui. Si accontenta, ma delle volte sono costretto a dargli più spazio, o lui a me. Scordati Jeckyll e Hyde, però. L'altro me non è cattivo. Solo percepisce la realtà diversamente da come la vedo io».


Marilù Oliva Marilù Oliva vive a Bologna, insegnante lettere alle superiori, scrive per diversi web magazine tra cui ThrillerMagazine.it. Ha pubblicato brevi saggi storici e letterari, oltre a racconti apparsi su Carmilla e Sugarpulp e su antologie cartacee (tra cui Pink in noir, ed. Zona e Lama e Trama 2009, Perdisa Pop).
Il suo primo romanzo si intitola Repetita (Perdisa Pop, 2009) ed è la storia di un omicida metodico e inflessibile.
Il suo secondo romanzo ¡Tù la pagarás!, è un giallo ambientato nel mondo della salsa bolognese.


Sandrone Dazieri intervistato da Marilù Oliva
Intervista realizzata da: Marilù Oliva
Pubblicata il 30/09/2010

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