Libri > Interviste > Nicola Lombardi ha intervistato per noi Andrea G. Colombo, autore del romanzo Il Diacono e figura di spicco nel panorama horror italiano
Nicola Lombardi ha incontrato per LaTelaNera.com Andrea G. Colombo, l'autore de Il Diacono, il nuovo romanzo horror edito da Gargoyle Books.
Andrea ha fondato e dirige Horror.it, il primo portale web italiano dedicato al mondo dell'horror. Ha curato le raccolte Spettri Metropolitani (Addictions, 1999) e Jubilaeum (PuntoZero, 2000) e suoi racconti sono apparsi in Il mio vizio è una stanza chiusa (Supergiallo Mondadori, 2009), Bad Prisma (Epix – Mondadori, 2009), Anime Nere Reloaded (Mondadori, 2008), In fondo al nero (Mondadori, 2003), Fragments d’un mirori brisé (Payot et Rivages, 1999). E' stato direttore delle riviste Horror Mania (Edizioni Master, 2004) e Thriller Mania (Edizioni Master, 2005) e collabora oggi con la rivista Dark (Press Factory, 2010).
[La Tela Nera]: Questo tuo romanzo d’esordio, Il Diacono, ci ha impressionati molto favorevolmente. Potresti raccontarci un po’ la genesi e lo sviluppo di questa complessa storia, a partire dalle prime, frammentarie apparizioni del corpulento esorcista sul glorioso (e compianto) mensile Horror Mania?
[Andrea G. Colombo]: Grazie per l’intervista, innanzi tutto. E’ bello sapere che in questi tempi schiavi dei vampiri fighetti, qualcuno abbia voglia di guardarsi attorno! Che dobbiamo farci, del resto? Sopportiamo stoicamente… prima o poi passerà anche questa. Oppure ci metteremo tutti a scrivere di vampiri. E’ una possibilità. Riguardo alla genesi del progetto, in realtà l’apparizione su Horror Mania fu una specie di esperimento: l’idea risale a circa 25 anni fa e negli anni l’ho elaborata, messa da parte, ripresa, cambiata, ripensata. Come credo accada a tutti quelli che scrivono, le idee buone restano, quelle cattive si perdono per strada. Quando su Horror Mania decidemmo di inserire della narrativa, mi venne in mente di provare a proporre una versione "light" del mio progetto per vedere se il personaggio poteva avere presa sui lettori. In effetti non era scontato che un monaco esorcista, di poche parole, grosso come un armadio e con un pessimo carattere potesse fare breccia nel cuore degli horrormaniaci, eppure mi accorsi che quell’uomo aveva un certo fascino…
[LTN]: Nonostante ti sia tuffato in un mondo di esorcisti, di alti prelati e di segreti vaticani, ci pare che tu abbia volutamente mantenuto le distanze da quell’humus propriamente cattolico che ci si sarebbe aspettati di incontrare. A titolo di esempio, troviamo rituali esorcistici ben lontani dalle classiche, e forse abusate, formule latine. E ancora, il biblico Avversario cede qui il palco a una divinità femminile, la Divoratrice, che richiama per certi versi Lilith, o forse la primitiva Dea Madre. Per non parlare delle chiare connotazioni lovecraftiane, gli accenni con cui quasi sovrapponi i "tuoi" demoni espatriati ai Grandi Antichi. Vuoi parlarci di questa scelta?
[AGC]: Mi fa piacere che tu abbia sottolineato questo aspetto e credo non sia un caso. Ho cercato di ricominciare da zero, per evitare di ripercorrere strade già battute da gente più in gamba e famosa di me. Oggi è davvero difficile inventare qualcosa dal nulla, però si può provare a non viaggiare sui binari. E se posso permettermi, riproporre oggi, alcune immagini, alcune idee, suonerebbe un po’ridicolo, non credi? Non che io sia in grado di svecchiare alcunché, ma proporre una mia visione delle cose, quello sì. Altrimenti si finisce come coi vampiri: un estenuante elenco di stereotipi, il cui unico risultato è quello di annoiare il lettore, che ormai sa già tutto. Ho immaginato un Male che è al contempo fisico e metafisico: per interagire con la nostra realtà, deve farsi carne, con tutto quello che ne consegue. E in questo caso non ho inventato nulla: il Cristianesimo di basa sul concetto del divino che si fa uomo…
[LTN]: Il Diacono è un romanzo fortemente visivo, oltre che visionario. Ne uscirebbe un film fenomenale. Una domanda tra il serio e il faceto: se potessi affidarlo ipoteticamente a un regista (italiano o straniero, vivente o anche no) su chi punteresti il dito?
[AGC]: Sai meglio di me come in Italia sia pura utopia. C’è un assoluto deserto produttivo, si rifanno sempre le stesse cose e il cinema horror è in mano ai soliti grandi vecchi che ovviamente campano di rendita. Esperimenti zero. Mancano gli autori veri, siamo invece pieni di registi che vogliono fare tutto da sè. I produttori mirano a incassare tanto investendo il meno possibile, quindi non credo che nessun progetto che vada al di là di due persone in una stanza possa essere preso in seria considerazione. Le strutture produttive che potrebbero essere in grado di farlo, passano il loro tempo a fare fiction su mafia e polizia. Non è una questione di persone, ma di sistema.
Guardando all’estero, se Zack Snyder mi chiedesse i diritti per realizzare un 300 coi miei monaci, lasciami dire che non farei questioni sul prezzo!
Potendo sognare (tanto cosa ci costa?) M. Night Shyamalan mi farebbe assai godere, ma tanto tanto, sia dal punto di vista compositivo e visivo, che rispetto alla capacità di rendere su schermo intrecci complessi che abbiano una solida struttura a sorreggere il tutto. Entrambi hanno un senso del ritmo e dell’epica che incontra molto il mio gusto.
[LTN]: Quali sono gli autori che hanno partecipato a formare il tuo stile e il tuo approccio alla narrativa dell’orrore?
[AGC]: Ce ne sono tantissimi. Come ho già avuto modo di dire, credo che si possa e debba imparare da tutti. Diffido di chi indica un solo modello: se ci rifacciamo solo a un grande autore, corriamo il rischio di non essere altro che pallide imitazioni. Stephen King è un grande, ma citarlo a memoria e cercare di scimmiottarlo non può che portare a risultati disastrosi. Alcuni autori ci influenzano in maniera consapevole, altri agiscono a un livello diverso, forse inconscio. Ho letto Poe e Lovecraft una vita fa: non credo che oggi possano influire sul mio stile, ma potrebbero aver agito su di me in altro modo… Forse più profondo. Difficile – come vedi – dire chi abbiamo nel nostro albero genealogico. Certo è che anche gli autori che non ci piacciono avranno un ruolo: ci terremo ben distanti dal loro modo di scrivere e anche quella è un’influenza. Niente accade per caso, potrei dirti parafrasando Padre Valdés.
Se dovessi indicarti un percorso ideale, direi che sono partito da King, mi sono lasciato ammaliare da Clive Barker, ho amato Joe R. Lansdale, e mi sono abbeverato alla fonte di Alan D. Altieri. Prendili tutti, mischiali, lasciali decantare per una ventina d’anni in botti di rovere e sei pronto per il brindisi.
[LTN]: Collane editoriali e riviste di genere, in Italia, continuano a sorgere e a tramontare, in un susseguirsi di proposte che comunque denunciano un fermento e un interesse che non conoscono pace. Le generazioni di appassionati lettori - e di scrittori - si susseguono, si accavallano, si passano il testimone. Come vedi, in prospettiva, il fenomeno "horror letterario nostrano"?
[AGC]: Come ben sai, la situazione attuale è enormemente cambiata rispetto a 15 anni fa, quando iniziai a muovere i primi passi in questo ambiente. E’ innegabile che oggi ci sia più attenzione verso l’horror da parte di pubblico e critica, ed è ovviamente merito del paziente lavoro di tutti. La costanza (testardaggine) di tutti quanti noi ha iniziato a scalfire la lapide di pietra che ci avevano calato addosso per seppellirci sotto terra. Però dobbiamo lavorare ancora parecchio prima di riuscirci a issare fuori dalla fossa in cui ci hanno ficcati a forza. L’ambiente è ancora troppo giovane e fragile. Tutti quanti, in molti modi differenti, stiamo gettando le basi per quello che potrebbe essere il futuro horror italiano, giorno per giorno, però se e come questo evolverà, davvero non lo so.
Ci sono ancora molte problematiche, alcune debolezze e diffidenze congenite che si stenta a risolvere e che costituiscono un’enorme zavorra. Più appassionati si daranno da fare, meglio sarà, questo è evidente, ma è anche vero che l’ambiente editoriale ha bisogno di numeri per sopravvivere, la buona volontà non basta. Oggi questi numeri non ci sono, salvo in rarissimi casi. E non è un problema di qualità: c’è talmente tanta robaccia che arriva dagli USA - scritta male, tradotta peggio e con idee ridicole - che mi sembra quantomeno ingeneroso fare una questione di qualità solo per gli italiani.
Il fatto è (lo sappiamo da sempre) che in Italia a parità di escrementi, con un nome straniero i tuoi puzzeranno di meno. E’ un mercato talmente delirante che quando in Italia iniziarono a pubblicare i romanzi thriller di David Baldacci, decisero (solo in Italia) di dargli un nome più americano per evitare che vendesse poco. Da lì, ecco nascere il fantastico David Baldacci Ford. Geniale non credi?
Negli anni 80/90, molti autori italiani presero a pubblicare (horror e non) sotto pseudonimo. La gente li leggeva senza fiatare. Poi se gli stessi autori uscivano col nome in Italiano ecco calare le vendite e le prime critiche. Un vero delirio. Non ci sono soluzioni rapide, solo la qualità della scrittura. E’ solo con la qualità e un’infinita pazienza che si potranno riparare i danni enormi che le generazioni passate hanno inflitto all’horror nostrano.
[LTN]: Possiamo avere qualche anticipazione sui tuoi prossimi incubi in cantiere?
[AGC]: Non è per fare il misterioso, ma credimi: ancora non ho idea di cosa farò con esattezza. Da qualche tempo mi perseguitano tre spunti per altrettanti romanzi (tra i quali un seguito de Il Diacono), ma voglio prima vedere cosa succede, come evolve lo scenario. In un mercato come l’attuale, dove qualsiasi libro – non importa come sia scritto – che abbia in copertina un paio di canini, vende almeno il doppio di un romanzo di altro tipo, c’è poco da stare allegri. Non so di chi sia la colpa, ma è anche vero che ovunque mi volti c’è gente che si lamenta per l’invasione di vampiri in libreria, poi però sono proprio quelli i romanzi che vendono di più…
Nicola Lombardi nasce a Ferrara nel 1965 e nel 1989 dà alle stampe il suo primo parto macabro: Ombre - 17 racconti del terrore. Lavora per alcuni anni presso Profondo Rosso, la bottega romana degli orrori di Dario Argento.
A Roma si lega al movimento letterario NeoNoir pubblicando racconti, articoli e traduzioni su varie riviste e antologie per case editrici quali Newton & Compton, Stampa Alternativa, Perseo Libri, Datanews. Suoi sono i romanzi tratti dai film di Argento Profondo Rosso e Suspiria, entrambi pubblicati da Newton & Compton.
Altre sue raccolte di racconti horror-noir sono I racconti della piccola bottega degli orrori, La fiera della paura (entrambe Mondo Ignoto Editore) e Striges (Robin Editore).
Fa parte dello staff di redazione de L’Ippogrifo, organo periodico del Gruppo Scrittori Ferraresi.
Il suo ultimo romanzo I Ragni Zingari è stato pubblicato a maggio 2010 da Edizioni XII.
Sito personale: www.nicolalombardi.com
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