Tim Lucas intervistato da Alessandro Manzetti

Libri > Interviste > Il nostro Alessandro Manzetti ha intervistato Tim Lucas, autore del romanzo Il Libro di Renfield uscito poche settimane fa per Gargoyle Books

Tim Lucas intervistato da Alessandro Manzetti Tim Lucas è un critico cinematografico, scrittore e sceneggiatore. Ha fondato nel 1990 il magazine di critica e approfondimento sul cinema Watchdog che è ancora oggi il riferimento essenziale per gli appassionati di cinema e home video.
Nel 2007 dopo un lungo lavoro di ricerca ha pubblicato All the Colors of the Dark, un saggio critico su Mario Bava, una delle opere più complete e esaustive sull’opera del grande maestro del cinema horror, premiata con l’International Horror Guild Award.
Ha scritto due romanzi, Throat Sprockets (1994) e The Book of Renfield: A Gospel of Dracula (2005), recentemente pubblicato in Italia da Gargoyle Books con il titolo Il libro di Renfield (2011), un originale prequel del romanzo Dracula di Bram Stoker.


[La Tela Nera]: Hai lanciato Video Watchdog nel 1985, la prima guida di home video per il consumatore, con focus sul cinema cult, horror e fantastico. Dopo i primi articoli e recensioni su vari magazine finalmente una tua rivista, all’insegna di una grande varietà di argomenti, approfondimenti, interviste, con il supporto di una squadra di prestigiosi collaboratori, praticamente le migliori firme della critica e della storia del cinema fantastico. Video Watchdog è diventato presto un riferimento essenziale per tutti gli appassionati di cinema, una lunga storia di successo che dura ancora oggi. Quale è lo speciale approccio alla critica cinematografica che ha reso così unico Video Watchdog? Stai portando avanti nuove idee e progetti?
[Tim Lucas]: Quando ho iniziato a recensire home video, prima di fondare il Magazine Watchdog nel 1990, tutti gli altri si preoccupavano solo di recensire il film, nessuno raccontava ai consumatori se il film era buono, se era completo, o se era stato tagliato male. Le mie recensioni si distinguevano molto dalle normali recensioni dei film. Ho convinto il mio editor alla Video Times (al momento il mio datore di lavoro) che dovevamo recensire anche la videocassetta del film, così come il film stesso. Così quando ho fondato la mia rivista e ho potuto prendere decisioni autonomamente, partendo da questa idea l’ho superata, cominciando a confrontare diverse versioni dello stesso film.
Il mio obiettivo iniziale era quello di scrivere con professionalità di film horror e fantasy, di usare per questi generi le stesse modalità e standard di critica che venivano adottate per qualsiasi altro film. Vent'anni dopo, credo che questo obiettivo sia stato raggiunto. Molti dei nostri primi lettori oggi occupano posizioni importanti nel settore degli home video. I film horror e fantasy sono finalmente presi sul serio, forse anche troppo, visto che è quasi impossibile oggi produrre un film se non è un adattamento di un fumetto. Ma decine di film importanti sono stati fortunatamente salvati, restaurati.
Il mio approccio alla recensione degli home video si è diffuso con la crescita di Internet, ma ancora oggi è difficile trovare recensioni che riescano a approfondire con raffinatezza i film horror e fantasy, con un occhio anche alle altre arti. La maggior parte delle persone che recensisce i film horror non sembra conoscere altro. Quindi questa sofisticazione di critica che cerchiamo di portare avanti è attualmente il nostro marchio, ci occupiamo delle edizioni eterogenee dei film, discutiamo di scene cancellate e così via. Prestiamo anche molta attenzione a quello che sta accadendo sul web con i downloads dei files, quella parte importante e sotterranea della diffusione del cinema horror e fantasy che è apparentemente insostenibile nel mercato dei DVD e nell'economia attuale.

Il romanzo Il libro di Renfield di Tim Lucas [LTN]: Nel 2007 hai pubblicato All the color of the dark, che è considerato il saggio più approfondito ed esaustivo sul cinema di Mario Bava, il grande maestro dell’horror, premiato con L’International Horror Guild Award. Un opera che ha richiesto più di 30 anni di ricerche. Bava ha fondato generi cinematografici inediti utilizzando tecniche innovative e nuovi linguaggi, innovando anche il campo degli effetti speciali. La sua influenza è molto profonda sul cinema. Da quanto è emerso dalle tue ricerche, quali sono i progetti che Bava non è riuscito a realizzare? Quale è il film e il cortometraggio in cui il linguaggio cinematografico di Bava si esprime con più completezza?
[TL]: La grande frustrazione creativa di Bava era il fatto di non aver potuto lavorare di più nel campo della fantascienza. Ho scoperto che era lui il vero regista del primo film italiano di fantascienza (La morte viene Dallo Spazio, 1958) accreditato a Paolo Heusch, e per tutto il 1960 tentò invano di continuare in questa direzione. Nell’ultimo anno della sua vita stava ancora provandoci, con una storia per un nuovo film di fantascienza con Dardono Sacchetti, che riguardava la scoperta di un favoloso murale alla fine dello spazio, le cui figure acquistavano una vita maligna una volta superata la barriera . Dopo la morte di Bava, Sacchetti ha modificato l'idea originale per trasformarla in un film dell'orrore, che il figlio di Mario, Lamberto Bava, ha girato con il titolo Demoni. Penso che il punto di partenza ideale per qualsiasi studio di Bava è il film I tre Volti della Paura, la caratteristica di questo lavoro è che consiste di tre cortometraggi. Credo che l'episodio chiamato La goccia d'acqua sia la cosa più bella che Bava abbia mai realizzato.

[LTN]: Sei stato sul set del film Videodrome di David Cronenberg, hai vissuto tutta la produzione dietro le quinte. Da questa esperienza è nato il tuo libro Videodrome, che contiene commenti e analisi del film, interviste al regista, al cast e alla troupe, fotografie. Puoi raccontarci la tua esperienza del primo giorno sul set?
[TL]: Il primo giorno sul set ero molto disorientato, perché mi sono trovato in un albergo, non in un set. Si trattava di girare la scena alla Spectacular Optical verso la fine della pellicola. Ho incontrato David Cronenberg alcuni mesi prima ed era nata subito una grande empatia, avevamo molti interessi in comune, nel cinema e nella letteratura. James Woods era estremamente espansivo, Debbie Harry invece era più isolata e molto determinata a offrire una buona performance nel suo primo film importante. Non mi è stato permesso di leggere la sceneggiatura fino a quando sono arrivato sul set e poi quando ho potuto sfogliare le pagine, ho notato continui riferimenti alla carne, cose diverse che diventano carne. Questo mi ha riempito di un senso di deja vu, perché il mio primo romanzo pubblicato si chiamava The audience becoming flesh, che avevo scritto quando avevo 18 anni. Mi ricordo anche di aver scoperto di avere una allergia a determinati alimenti, una volta dopo una cena tornai sul set con il viso in fiamme, avevo avuto una terribile allergia. Cronenberg trovò molto interessante la mia improvvisa deformazione. Il ricordo che mi è più rimasto impresso delle riprese di quel giorno è legato a un povero ballerino, che doveva mantenere sul braccio la collega ballerina alla fine del loro numero coreografico. Il costume della ballerina era fatto di materiale abrasivo e la pelle dell’uomo era quasi a brandelli alla fine delle riprese. Era costretto a farlo, e doveva anche riuscire a sorridere, se voleva mantenere il posto. Questa è la mia introduzione al sadismo della produzione cinematografica. Ricordo anche quando Cronenberg sorprese il pubblico, filmando la loro reazione all'assassinio di Barry Convex, sparando con una pistola caricata a salve. Ho trovato la cartuccia vuota sul pavimento e l’ho conservata.

[LTN]: Hai scritto anche sceneggiature, poesie e due romanzi, Throat Sprokets (1994) e The Book of Renfield: A Gospel of Dracula (2005), recentemente pubblicato in Italia da Gargoyle Books (Il libro di Renfield 2011). Il libro di Renfield è un innovativo prequel di uno dei capolavori della letteratura horror, Dracula di Bram Stoker, fondata su un diverso punto di vista, quello di Renfield, che da personaggio secondario e trascurato da Stoker diviene centrale nel tuo romanzo. Chi è Renfield ? Quanto ha influito la tua esperienza personale per la scelta di sviluppare questo personaggio?
[TL]: Renfield è un seguace di Dracula mentalmente disturbato, che si alimenta e contemporaneamente si degrada bevendo solo sangue di insetti e parassiti. Nel film, è stato interpretato da attori diversi, come ad esempio Dwight Frye, Klaus Kinski e Tom Waits. Credo che Renfield sia il personaggio secondario più conosciuto e amato di tutte le horror fiction classiche. Ho pensato che sarebbe stato il personaggio ideale per una rielaborazione di Dracula, scritto alla maniera di Mary Reilly (che parlava della cameriera del Dr. Jekyll) o Theodore Rozsak in The Memoirs of Elizabeth Frankenstein che ha offerto nuove prospettive su storie ben note. Ma ciò che mi interessava di più di Renfield, come personaggio, è la questione di chi fosse in realtà prima di diventare un detenuto del dottor Seward. Perché Dracula ha scelto lui? Ho sempre avuto l’impressione che Stoker abbia voluto raffigurare Renfield come un perverso analogo di Giovanni il Battista (descritto nella Bibbia come un profeta selvaggio, che mangiava locuste), che parla a tutti dell'inevitabile avvento di un nuovo Signore e Maestro. Così ho deciso di studiare la storia non raccontata dell'infanzia di Renfield, descrivendo quali eventi lo avessero predisposto per diventare lo schiavo ideale e pedina di Dracula. Questi eventi sono in parte inventati, ma anche ricavati da episodi della mia infanzia, dalla esperienza di diversi anni vissuti in situazioni di casa-famiglia.

[LTN]: L’approccio del romanzo è fondamentalmente psicologico, quali sono i temi più sviluppati e quelli con cui il lettore può identificarsi? Certo, sarebbe utile per tutti leggere un proprio documentario della coscienza, come quello da te scritto per Renfield
[TL]: Penso che il tema più sviluppato sia chiaramente quello edipico. L'assenza di una madre nella vita di Renfield, ha alimentato in lui un disperato bisogno di quel rapporto, del suo amore e del suo nutrimento. Una frustrazione orale che deve essere soddisfatta per via orale, e Dracula, che come ci racconta Stoker può diventare un pipistrello o un lupo o anche il suo proprio cocchiere, può rispondere a questa esigenza, manifestandosi nella coscienza di Renfield in forma femminile. C'è una scena del film Bram Stoker's Dracula in cui il vampiro utilizza le unghie per aprire il suo petto nudo per alimentare Mina con il suo sangue, questa situazione ha una connotazione molto religiosa. Ne Il libro di Renfield, Dracula assume letteralmente la forma femminile della madre di Renfield, nutrendolo dal suo seno con un latte illusorio che diventa sangue. Il padre assente di Renfield è sostituito da un vicario che lo ha adottato, nei primi ricordi di Renfield è visualizzato come un uomo alto con un mantello scuro che lo porta di notte in giardino per ammirare i pipistrelli in volo. In questo modo ho costruito con cura un profilo psicologico in cui l'aspetto di Dracula sembra essere la risposta giusta a tutte le profonde attese di Renfield.

[LTN]: Nel libro le metafore sono molte, appare tra le righe una seconda lettura, capiamo presto che la storia viaggia in realtà su un doppio binario, narrativo e esistenziale. Una seconda strada parallela ci porta a sfiorare temi sociali e religiosi, alcuni dei quali molto attuali. Qual è l’obiettivo del romanzo, dare delle risposte o creare delle nuove domande? Il libro di Renfield può essere definito come l’umanizzazione di Dracula di Bram Stoker?
[TL]: Grazie, questa definizione è molto gratificante. I paralleli sono presenti nel libro perché erano presenti nella vita. Nel penultimo capitolo del libro, siamo nel 2001, c’è un personaggio di nome Richard Harland Smith che legge Dracula nel momento dell'attacco dell’11 settembre alle torri gemelle di New York, e osserva che il senso di invasione e di disperazione nel romanzo è presente per le strade della sua città. In realtà, Richard non è un personaggio, ma un mio vero amico, e quello che scrive nel romanzo è qualcosa che in realtà ha scritto e pubblicato davvero in un gruppo di discussione online al momento dell'attacco dell’11 settembre. Stavo scrivendo Il libro di Renfield, e la sua scoperta di questo parallelo ha offerto alla mia storia un luogo dove concluderla. Non mi piace l'idea di scrivere un romanzo che è solo pura evasione, preferisco dare al mio lettore un senso di fuga dalla realtà, per poi ritrovarsi improvvisamente in prima linea. In Dracula di Stoker la storia è raccontata interamente in forma di lettere e di diario, espediente che fa sembrare la storia completamente radicata nella realtà del suo tempo, io ho voluto fare lo stesso nel mio libro.

[LTN]: Pur essendo scritto come un romanzo moderno, nel Libro di Renfield sei riuscito a riprodurre lo stile e il linguaggio di Bram Stoker, Quali sono le chiavi che hai utilizzato? Come definiresti la narrativa di Stoker?
[TL]: Non è stato qualcosa di consapevole, perché, sinceramente, ho scritto in modo molto istintivo. Ho letto molta fantascienza in quel periodo, e prima di iniziare Il libro di Renfield ho riletto Dracula, per cui la voce dell'autore e la sue cadenze sono rimaste dentro di me. Non ho mai studiato o tentato di emulare lo stile di Stoker, ho trovato la mia strada dentro a questi personaggi e li ho fatti parlare attraverso di me. Una buona parte della scrittura del romanzo in realtà la sentivo come sotto dettatura.

[LTN]: Stoker nutriva una grande passione per il teatro, tanto da cambiargli la vita, creando le premesse per la nascita del suo Dracula. Qual è il tuo rapporto con questa forma di comunicazione? Hai pensato di scrivere per il teatro?
[TL]: No, perché non ho nessuna contatto in quell’ambito, o dovrei dire nessuno sponsor? Comunque ho scritto diverse sceneggiature, due delle quali sono attualmente opzionate da grandi registi, Joe Dante e Ernest Dickerson. Mi sono occupato professionalmente di critica cinematografica per quasi 40 anni, da quando ne avevo 15, quindi il mio campo di esperienza comprende solamente il giornalismo e l’industria cinematografica.

[LTN]: Tornando a Il libro di Renfield, che ne pensi di un adattamento cinematografico? Ci sono già progetti in corso? Secondo te quali potrebbero essere il regista e l’attore protagonista più adatti?
[TL]: Non c'è ancora una sceneggiatura de Il libro di Renfield, scriverla mi avrebbe richiesto un altro anno di impegno e voglio andare avanti in altre cose, a meno che qualcuno non mi paghi bene per questo lavoro. Ho proposto la cosa al mio amico Guillermo del Toro, perché il romanzo parla di bambini, di insetti e di iconografia (casualmente tutti temi importanti nel lavoro di Guillermo), ha letto il romanzo e mi ha detto che gli è piaciuto molto, ma si capisce che c'è bisogno di una sceneggiatura prima che qualcuno possa essere tentato di produrre un film. Un altro mio amico, Robert Tinnell, che sta lavorando con me sull’adattamento cinematografico di un altro mio romanzo Throat Sprockets (parti del quale ho diretto lo scorso novembre), è un grande ammiratore del romanzo e vorrebbe occuparsene lui. Il libro è stato concepito per comunicare una esperienza di lettura molto visiva, sarebbe bello tradurla nel cinema. Quando visualizzo Renfield, la mia prima scelta cadrebbe su Eddie Izzard, che credo incarni perfettamente il personaggio descritto Stoker, ma credo che l'immagine che possiede Hollywood di Renfield sia così radicata nella coscienza popolare che potrebbe esserci la tentazione di ingaggiare qualcuno più in vena di Dwight Frye. In tal caso, Steve Buscemi sarebbe probabilmente il primo attore che chiamerei.

Una versione in inglese di questa intervista è presente qui:
Interview with Tim Lucas


Alessandro Manzetti Alessandro Manzetti si occupa di narrativa horror, noir e weird come blogger, articolista e redattore web. È Associate Member dell’Horror Writers Association. Cura il Posto Nero, il suo blog dedicato alla cultura e letteratura di genere, e collabora con diverse testate, case editrici e realtà letterarie, tra le quali: Edizioni XII, La Tela Nera, Gargoyle Books, Sugapulp. È redattore del blog Nero Cafè, che ha ideato, e del Web Magazine Knife. Scrive racconti horror e noir, premiati e segnalati in diversi concorsi letterari di genere, pubblicati in antologie e sul web.
Sito Ufficiale: AlessandroManzetti.com


Tim Lucas intervistato da Alessandro Manzetti
Intervista realizzata da: Alessandro Manzetti
Pubblicata il 11/04/2011

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