Intervista a Emanuele Terzuoli

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Intervista a Emanuele Terzuoli [LaTelaNera]: Benvenuto su La Tela Nera. Dicci qualcosa di te, come ti chiami, quando e dove sei nato, dove vivi...
[Emanuele Terzuoli]: Emanuele Terzuoli, trent'anni fa, a Vinci. Tanto per dire che la mia terra, potenzialmente, è capace di tirar fuori geni... qualcosa dev'essere andato storto nel mio caso. Io, di uguale a Lui, ho solo il fatto di essere mancino.

[LTN]: Che lavoro fai per mantenerti?
[ET]: Di tutte le attività che sto portando avanti, quella che mi serve per campare è la più triste. Sono un sistemista informatico, più o meno. Solo che il dialogo con le macchine di solito non è così appagante.

[LTN]: Quando hai scoperto la scrittura?
[ET]: Relativamente tardi, a dire il vero. Forse proprio quando ho iniziato ad annoiarmi della presenza costante del computer, poco meno di dieci anni fa. La ripetitività del lavoro ti pone di fronte a una scelta: o ti atrofizzi il cervello o cerchi di far esplodere in qualche modo la creatività che senti dentro. Io, da sognatore inguaribile e da lettore accanito, ho trovato nella scrittura una calamita irresistibile.

[LTN]: Quando invece hai cominciato a dedicarti seriamente allo scrivere?
[ET]: Mah, superata la fase (credo comune) della stesura orribile del primo romanzo - quello uscito di getto senza un criterio e che ha motivato la scelta iniziale di dedicarmi alla scrittura, quello che non pubblicherei mai nemmeno sotto tortura ma che tengo nel cassetto come il più prezioso dei miei tesori - ho sentito la necessità di studiare i meccanismi della scrittura. Impresa difficile, perché è difficile trovare un buon manuale e ancora più difficile trovare un buon maestro. Ma se sei motivato, se senti di averne bisogno, e soprattutto se non molli mai, qualcosa riesci a fare.

[LTN]: Sei uno scrittore autodidatta o hai "preso lezioni"? Quali sono stati i consigli più utili che tu abbia mai ricevuto riguardo allo scrivere?
[ET]: Ho anche preso lezioni, ma non ci si può affidare solo a un corso o a un libro per avere la pretesa di diventare scrittori. Il grosso dello studio e della pratica dev'essere necessariamente "intimo", ma certo qualche buon consiglio aiuta, eccome. Ma non chiedermene un elenco, sarebbe impossibile. Di certo posso dire che tutti i consigli utili che ho ricevuto hanno una caratteristica comune: sono pratici. Invito sempre a diffidare dei consigli che pretendono di infondere il talento, perché non esistono, indipendentemente dal proliferare dei corsi che illudono di questo molti aspiranti scrittori.

[LTN]: Hai una persona di fiducia a cui ti affidi per la correzione dei testi oppure fai tutto da solo?
[ET]: Se intendi un editor personale o un agente, no, non ce l'ho. Cerco di fare il meglio che posso, da solo. Poi, di volta in volta, cerco di tenere le orecchie dritte alle critiche o ai suggerimenti che vengono dall'editore che prende la brillante decisione di pubblicarmi, o dal curatore dell'antologia che sceglie un mio racconto, o dal direttore responsabile che inserisce un mio articolo... insomma, alla fin fine le persone di fiducia sono gli addetti ai lavori, soprattutto grazie al legame fortissimo della comunione d'intenti. Questo non significa che chiunque mi legga non possa essere capace di trovare il difetto che mi era sfuggito, una volta c'è riuscita pure mia madre dicendomi: "boh, io non ho capito nulla."

[LTN]: Come crei di solito? Hai degli orari o vai in base all'ispirazione? Soprattutto, sei uno che pianifica tutto nei minimi dettagli, improvvisi partendo da un'idea che hai in testa (con, ovviamente, le dovute revisioni alla fine) o hai un modo tuo per gestire una storia?
[ET]: Come creo non lo so, probabilmente tenendo la mente aperta ventiquattr'ore su ventiquattro e facendomi trovare sveglio ogni volta che un'idea mi passa abbastanza vicino. In quel momento, qualsiasi cosa stia facendo, mollo tutto per qualche secondo e annoto l'idea per non dimenticarla. Sembra impossibile, ma con la rapidità con cui è arrivata, la maledetta è in grado di fuggire e non lasciare traccia. Una volta intrappolata su un fogliaccio qualsiasi mi tranquillizzo, ormai non mi scappa. E da quel momento sì, ho tutto il tempo per pianificare (quanto nel dettaglio dipende dal tipo di progetto: su un intero libro sono meticoloso, su un racconto breve ovviamente no). Ho sempre considerato la pianificazione una fase fondamentale del mestiere di scrivere, nella Writers Magazine Italia ne spiego le ragioni nel dettaglio, in un lungo articolo tecnico in tre parti: Prima di scrivere.

Il signore degli anelli [LTN]: Hai pubblicato diversi racconti, su riviste e antologie, poi ti sei finalmente dedicato a un libro tutto tuo: un saggio sul romanzo “Il Signore degli Anelli” e sulla trilogia di film a esso dedicati. Una scelta piuttosto anomala nel paesaggio degli esordienti. Perché non dedicarti a curare una raccolta di racconti? Oppure un romanzo?
[ET]: Perché era la cosa giusta da fare. Ogni passo, nel mondo editoriale, va fatto con criterio e al momento giusto, senza farsi rovinare tutto dalla fretta che purtroppo tutti oggi sembrano avere. Negli ultimi due anni mi sono dedicato molto più al giornalismo che alla narrativa e sono stato quotidianamente a contatto con il fantasy e il mondo di Tolkien, grazie all'esperienza con FantasyMagazine. Avere unito tutto questo alla mia grande passione per il cinema, fino a realizzare una buona idea editoriale, mi sembra la conseguenza più logica. Il romanzo sarà una prossima tappa, ci sto lavorando seriamente, ma senza smanie. Sono convinto che il sistema migliore per presentarsi al pubblico e conquistarlo sia esordire con un grandissimo romanzo e non con una storiella mediocre. Una volta che ti hanno mal giudicato per un libro scadente è di certo più difficile risollevarsi con una seconda possibilità. Mentre prima dell'esordio c'è tutto il tempo per lavorare e fare le cose per bene, senza pressioni o timori. Credo sia il momento migliore per uno scrittore, e ci si passa una sola volta nella vita: guai sprecarlo per colpa della fretta.

[LTN]: “Il Signore degli Anelli”: ho letto il libro e ho visto tutti e tre i film: che cosa mi posso aspettare come lettrice dal tuo saggio?
[ET]: Tu hai letto e visto le opere finite, la storia ingabbiata in due mezzi di comunicazione profondamente diversi tra loro, che hanno originato due opere molto distanti. Quello che mi affascina da sempre è l'arte della trasposizione e i suoi segreti. Com'è possibile rompere una gabbia e rimodellare una storia fino a farla stare in una gabbia diversa? Una domanda che, applicata al Signore degli Anelli, ha generato una risposta lunga 250 pagine. Perché il romanzo, a causa della sua complessità e della sua strana struttura, è quanto di meno "filmabile" esista in letteratura. Eppure la trilogia cinematografica ha vinto ogni riconoscimento possibile di critica e pubblico. Perché? Com'è avvenuto quello che sembra un miracolo? Ti assicuro che dietro c'è un mondo da scoprire, tanto insospettabile quanto affascinante.

[LTN]: Quali sono gli aspetti di film e libro che più ti sei divertito ad analizzare e quali, invece, quelli più ostici?
[ET]: Hmm, spesso quelli più divertenti erano proprio quelli più ostici. In generale l'attenzione maggiore l'ho rivolta al ritmo, elemento su cui libro e film sono distanti anni luce. Le esigenze dei due mezzi di comunicazione hanno generato un numero incredibilmente grande di aggiustamenti mirati delle sceneggiature, con trovate che spesso mi hanno fatto saltare dalla sedia come il più geniale dei colpi di scena. E spesso sono le stesse trovate che, a un livello molto superficiale, sono state attaccate dai fan tolkieniani più ortodossi con un secco "ma nel libro non era così!"

[LTN]: Sei stato autore di recensioni, di articoli, di racconti, di un saggio. Credi che sia importante la versatilità per un autore oppure si può essere “bravi” esclusivamente in un settore?
[ET]: Credo sia importante imparare quante più sfaccettature possibili della scrittura, indipendentemente dal fatto che poi si passi un'intera carriera a scrivere solo romanzi o solo articoli di giornale. Quanto più si scava nei vari mestieri legati allo scrivere, tanto più il nostro bagaglio di esperienze e di strumenti si arricchisce. Poi di certo ognuno troverà l'espressione artistica a lui più congeniale, e seguirà il suo cammino, ma a quel punto sarà una specializzazione consapevole, che gli darà grandi vantaggi rispetto agli altri.

[LTN]: So che hai conosciuto Franco Forte a un corso di scrittura e che la vostra amicizia/collaborazione è nata grazie a questo incontro. Che cosa ti ha lasciato l’esperienza di un corso di scrittura, ha cambiato il tuo modo di scrivere o di rapportarti alla scrittura?
[ET]: Più che averlo conosciuto per caso, l'ho cercato. Franco non è solo uno scrittore di romanzi e racconti, ma un giornalista, uno sceneggiatore, un editor, uno che ha fatto quello che dicevo prima: scavato in tutti i mestieri legati alla scrittura, facendolo da professionista. Mi chiedi se l'esperienza ha cambiato il mio modo di scrivere? Diciamo piuttosto che prima di allora non stavo scrivendo, e che lui mi ha fatto capire cosa significasse. Poi è chiaro, lui queste cose le ha sempre dette a tutti, ma una volta dette chi sta dall'altra parte deve assorbirle e farle proprie, deve partire da lì e gettarsi a capofitto in un'impresa difficilissima: metterle in atto. Io ho cercato di farlo con la massima caparbietà, credo sia per questo che il rapporto docente/allievo sia poi diventato di collaborazione e amicizia.

[LTN]: Writers Magazine Italia: la rivista scritta per chi scrive. Che cosa offre WMI a un esordiente che non fosse già possibile trovare nelle riviste letterarie esistenti (Inchiostro, Il Foglio Letterario) o sul web?
[ET]: La WMI è una rivista dedicata agli scrittori. Questo vale nelle due direzioni. Se leggi con attenzione lo slogan ti accorgi che non dice "scritta da chi scrive" ma "scritta per chi scrive". Questo significa che dentro la WMI non ci sono solo i migliori racconti e poesie pervenuti in redazione, ma ci sono articoli di tecnica, inchieste e dossier, rubriche e consigli dei professionisti dell'editoria, del cinema, del giornalismo, dell'intero mondo della scrittura. La WMI è uno strumento per avvicinarsi alla pubblicazione in modo professionale, serio. Non dimentichiamoci che dietro alla WMI c'è la casa editrice Delos Books, alla ricerca continua di buoni autori da valorizzare nelle proprie collane. Ecco cos'è, in definitiva: un'opportunità per i bravi scrittori di farsi notare, e per i meno bravi di imparare e migliorarsi.

[LTN]: I racconti che appaiono su WMI sono sottoposti a editing oppure vengono pubblicati così come giungono in redazione? Quali sono i criteri con cui valutate un racconto e per i quali decidete che esso sia accettato, revisionato o scartato? Sono benvoluti i racconti “di genere” (giallo, thriller, horror, fantascienza, fantasy e contaminati)?
[ET]: Nessuna casa editrice degna di questo nome pubblicherebbe mai alcunché senza un'accurata fase di editing. I nostri racconti non fanno certo eccezione, sebbene l'unico criterio di valutazione che adottiamo sia l'assoluta qualità intrinseca nell'opera, criterio che poi si sfaccetta in tantissimi aspetti: la bontà dell'idea, della forma, dello stile. In effetti il rapporto tra i racconti che leggiamo e quelli che pubblichiamo è più o meno cento a uno. Tieni presente che la WMI retribuisce i racconti che pubblica, riconoscendo all'autore una tariffa editoriale prestabilita. Anche questo, a ben pensare, è un nostro elemento di distinzione. I buoni racconti di genere sono benvoluti esattamente come i buoni racconti mainstream.

[LTN]: Quali sono gli errori più comuni che gli aspiranti autori commettono nelle loro opere? Puoi dare loro qualche semplice consiglio per migliorarne la qualità?
[ET]: A volte penso che lavorino poco sull'idea. Sapessi quanti racconti, tutti uguali, arrivano in redazione! Come se l'autore non si fosse posto il problema di avere o meno qualcosa di nuovo o interessante da dire, ma si fosse accontentato della prima cosa che gli è passata per la testa, uniformandosi a tutti gli altri come lui. Comunque i problemi maggiori sono nella tecnica di scrittura, che pochissimi autori dimostrano di conoscere bene. La maggior parte dei testi non è pubblicabile a prescindere dallo spunto narrativo. Problemi di grammatica, di sintassi. La credibilità delle descrizione, dei dialoghi. La tendenza a spiegare tutto e a non mostrare nulla. Tutti difetti che si presentano costantemente, a volte in modo evidente. Il consiglio è sempre lo stesso, non si scappa: leggere tantissimo, di tutto, nei libri sono palesati tutti i segreti che uno scrittore deve conoscere. Ma sto sprecando il fiato, purtroppo, più lo diciamo e meno gli aspiranti scrittori lo fanno. Una realtà drammatica e inconcepibile.

[LTN]: Com'è il tuo rapporto personale con i libri elettronici? Cosa pensi della pubblicazione su Internet?
[ET]: Io amo i libri, l'odore della carta, la sensazione tattile delle pagine. Me li porto a letto. E raramente riesco a leggere su un monitor un pezzo più lungo di venti o trenta righe. Credo che il grosso problema dell'editoria elettronica sia questo. Tuttavia penso che su Internet siano presenti ottime realtà editoriali, fermo restando che la stragrande maggioranza del materiale che si trova in rete sia scadente. Delos Books, per parlare di una realtà che conosco bene, è ormai un network riconosciuto e apprezzato per la qualità del materiale che pubblica.

[LTN]: Scrivere e collaborare con realtà letterarie... Diversi autori esordienti lo fanno e tu conosci bene questo tipo di attività: porta via tempo ed energie alla scrittura, ma ne vale la pena? Quali sono state le soddisfazioni più grandi derivanti dal fatto di collaborare con Delos? Al contrario, ci sono state delle delusioni?
[ET]: Come ti dicevo prima, non si tratta di portare via tempo alla scrittura, semmai alla narrativa. Ma è un'esperienza importantissima che permette di conoscere più dall'interno il mondo dell'editoria; e i vantaggi possono trasformarsi in opportunità incredibili. Il mio caso penso sia emblematico: senza la collaborazione con FantasyMagazine il mio saggio sul Signore degli Anelli non avrebbe avuto ragione di esistere, non avrei avuto le conoscenze adeguate non solo per scriverlo, ma nemmeno per pensarlo. Quanto alle delusioni per fortuna ho un carattere che mi permette di superarle in fretta (gli altri dicono che ho la testa più dura del porfido): non ho tempo da dedicare loro, se qualcosa va storto, e ogni tanto può succedere, cerco di capire perché e vado avanti.

[LTN]: Cosa pensi degli editori a pagamento?
[ET]: La maggior parte degli pseudo-editori, purtroppo, utilizzano questo sistema per ingannare gli esordienti smaniosi di pubblicare, rendendo il fenomeno una vera a propria piaga. Ma attenzione, non ce l'ho con la storia del pagamento, non è questo il problema. Il problema è la mancata professionalità: spesso il contributo dell'autore è l'unica fonte di guadagno per l'editore, che imposta su questo tutto il suo lavoro. La conseguenza è evidente: si pubblica chiunque e non si cura l'opera, né in fase di editing né in fase di distribuzione. Così gli autori si ritrovano con scatoloni pieni di libri realizzati male, mentre gli editori si riempiono le tasche di soldi. Se posso dare un consiglio agli autori in cerca della prima pubblicazione, cercate di affidarvi solo a chi può dimostrare di lavorare seriamente sulla vostra opere, garantendo un lavoro professionale di editing e di promozione del libro. Solo così potrete vedere pubblicato un prodotto che meriti l'attenzione di un pubblico.

[LTN]: Quali i concorsi letterari che, secondo te, vale la pena fare? Sei favorevole o contrario ai concorsi a pagamento?
[ET]: Sono favorevole ai premi letterari organizzati da case editrici o che comunque offrono una possibilità editoriale. Tutti gli altri, e sono la maggior parte, non hanno alcuna importanza letteraria. Ti faccio un esempio: cinque o sei anni fa ho partecipato a un premio organizzato dall'editrice Nord. Il mio racconto è stato giudicato da veri addetti ai lavori, ed è stato pubblicato dalla stessa casa editrice. Per me quello è stato un concorso importante, perché oltre al riconoscimento gratificante in sé, è stata un'occasione per farmi conoscere dalla casa editrice senza inondare la scrivania di nessuno con paccate di romanzi inediti. Purtroppo sono pochissimi i premi fatti così. Poco tempo fa ho intervistato Enzo Fileno Carabba che, vincendo il premio Calvino nel 1991, fu poi pubblicato in Einaudi. C'è poi il premio Tedeschi: chi vince viene pubblicato nei Gialli Mondadori; c'è l'Urania; e ci sono tutti i premi organizzati da Delos Books, a partire dal premio Fantascienza.com, di cui sono stato giurato nell'ultima edizione, dove si è imposto un grande romanzo. Ma ripeto, sono un'infinitesima minoranza. Se sono favorevole ai concorsi a pagamento? Be', se la quota d'iscrizione contribuisce a formare un montepremi in denaro, poi ridistribuito ai vincitori, perché no?

[LTN]: Che libro/libri stai leggendo in questo periodo?
[ET]: Mi sto godendo di nuovo Il barone rampante di Calvino, ma è una rarità che rilegga un libro che ho già letto. Troppo poco tempo, ahimè. Contemporaneamente ho sulla scrivania tre o quattro buoni libri: Il dio nell'alcova di Elvezio Sciallis, La famiglia Winshaw di Johnatan Coe, Relic di Preston & Child. In questi giorni comprerò l'ultimo di Benni e l'ultimo di Lansdale, sono molto curioso.

[LTN]: Quali libri consiglieresti da leggere per "ampliare" gli orizzonti letterari dei giovani autori alla ricerca di spunti?
[ET]: Eh, la lista sarebbe lunga. Consiglio di leggere di tutto, variando spesso genere e autore, per confrontarsi con quanti più stili possibili. Solo così si possono "ampliare" gli orizzonti letterari e si possono trovare tanti bei titoli che magari sono sfuggiti alle attenzioni dei mass-media che confezionano casi letterari su misura (che spesso sono proprio i libri da evitare). E ogni tanto è bene dare un'occhiata ai classici, come Calvino, Fenoglio, la Ginzburg, gente che sapeva scrivere sul serio.

[LTN]: Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri? Pensi di dedicarti solo alla redazione o anche a progetti personali per quanto riguarda la scrittura (un romanzo, ad esempio)?
[ET]: Sì, un romanzo, ma con le regole che ti dicevo prima. Senza fretta, cercando di farlo bene. Nel frattempo continuerà il lavoro di redazione, sia nella WMI che in FantasyMagazine, un impegno che sarà sempre maggiore, a dire il vero, perchè abbiamo molte idee e molti progetti che vogliamo realizzare e di cui spero si sentirà parlare nei prossimi mesi.

[LTN]: Infine, la classica domanda cattivella: ma la regola della D eufonica la sapevi bene prima di conoscere Franco Forte? ;-)
[ET]: No, non ne avevo la più pallida idea, nonostante basti aprire un libro a caso per vedere come funziona. Ma... risposta altrettanto cattivella: attenzione a non cadere nell'errore classico di pensare che conoscere questa regoletta significhi essere scrittori ;-)


Intervista a Emanuele Terzuoli
Intervista realizzata da: Simona Cremonini
Pubblicata il 09/09/2005

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