Libri > Interviste > Simona Cremonini ha scambiato quattro chiacchiere con il noto autore, editor e
Giulio Mozzi è nato nel 1960. Abita a Padova. Ha pubblicato le raccolte di racconti Questo è il giardino (Theoria 1993, ora Sironi 2005), La felicità terrena (Einaudi 1996), Il male naturale (Mondadori 1998), Fantasmi e fughe (Einaudi 1999), Fiction (Einaudi 2001), e il poema Il culto dei morti nell’Italia contemporanea (Einaudi 2000).
Ha curato con Silvia Ballestra la raccolta Coda. Undici "under 25" nati dopo il 1970 (Transeuropa 1997) e con Giuseppe Caliceti i libri inchiesta Quello che ho da dirvi. Autoritratto delle ragazze e dei ragazzi italiani (Einaudi 1998) e È da tanto che volevo dirti. I genitori italiani scrivono ai loro figli (Einaudi 2002).
Insegna scrittura e narrazione presso scuole di scrittura, associazioni culturali, biblioteche e università. Ha pubblicato alcune Lezioni di scrittura (Fernandel 2001) e ha compilato con Stefano Brugnolo un fortunato Ricettario di scrittura creativa (ed. Zanichelli 2000).
È consulente di Sironi Editore per la narrativa italiana.
[LaTelaNera]: Benvenuto su La Tela Nera. Una cosa che mi ha impressionata subito della tua carriera di scrittore è il modo in cui è cominciata. Del tutto casualmente, con una lettera scritta per consolare un’amica…
[Giulio Mozzi]:...alla quale era stata rubata la borsetta. Ho immaginato di essere il ladro e le ho scritta una lunga lettera vagamente seduttiva. Lei mi rispose (abitava a Londra, all'epoca): "Carino, quel racconto che ti sei inventato". E io pensai: "Ah. Sì. È vero. Ho scritto un racconto. Mah. Magari me ne vengono degli altri". Evidentemente, c'era qualcosa che stava lì, latente. E aspettava solo l'occasione per venir fuori.
[LTN]: Come mai hai deciso di dedicarti seriamente alla scrittura? Quali sono state le difficoltà che hai riscontrato all’inizio della tua carriera? Come le hai risolte?
[GM]: Non ho mai "deciso" di dedicarmi seriamente alla scrittura. Le cose sono cominciate in quel modo, e sono continuate in modi simili. La mia esistenza non ha progetti precisi. Ho cercato di essere disponibile a ciò che accadeva. Devo dire che non ho incontrata nessuna difficoltà, diciamo così, editoriale. Quando ho spedito in giro un racconto, nel giro di quindici giorni ho avute delle risposte; e nel giro di tre mesi, quando di racconti ne avevo scritti in tutto due e mezzo, mi sono ritrovato con un contratto in mano. La difficoltà vera, è trovare il coraggio di violare le inibizioni, e scrivere certe cose. Ad esempio, dal 2000 al 2004 le inibizioni l'hanno avuta sostanzialmente vinta: e tutto quello che ho scritto in quel periodo è tutto sommato una divagazione, un astenermi dalla "cosa vera". Nel corso del 2005 ho scritta una cosa che, forse, è una "cosa vera". Ci sto meditando sopra. Speriamo bene.
[LTN]: Come crei di solito? Hai degli orari o vai in base all'ispirazione? Soprattutto, sei uno che pianifica tutto nei minimi dettagli, improvvisi partendo da un'idea che hai in testa (con, ovviamente, le dovute revisioni alla fine) o hai un modo tuo per gestire una storia?
[GM]: Io non "creo": al massimo, scrivo e racconto. Non ho orari perché la mia vita non ha orari: il lavoro mi sbatte in continuazione di qua e di là. Non pianifico molto ciò che ho da scrivere: pianifico piuttosto il tempo. Dopo un po' che mi girano delle cose in testa, devo riuscire a mettere insieme due o tre giorni senza viaggi e senza appuntamenti. In quei due o tre giorni scrivo tantissimo (sono sempre stato molto veloce nelle prime stesure).
[LTN]: Hai una persona di fiducia a cui ti affidi per la correzione dei tuoi testi oppure fai tutto da solo?
[GM]: Nelle case editrici ci sono editor e redattori.
[LTN]: Hai pubblicato sia saggistica che narrativa: credi che sia importante la versatilità per un autore oppure si può essere “bravi” esclusivamente in un settore?
[GM]: Ma, non so. La domanda mi sembra strana. Se uno sa fare più cose, che le faccia. Se ne sa fare una sola, faccia quella. Alla fin fine si guardano i libri, e si decide se sono buoni o no.
[LTN]: Nel corso della tua carriera hai pubblicato con editori medio-piccoli ma anche con una realtà come Einaudi. Che differenze hai riscontrato nel lavorare con gli uni o con l'altra?
[GM]: Ogni libro è stato un'esperienza diversa. Ad esempio: "Fiction" è stato l'unico mio libro che sia stato veramente seguito da un editor; ed è stata una cosa assai bella e istruttiva, perché Dalia Oggero - l'editor, appunto - è un'ottima persona e un'ottima professionista. Quanto agli altri libri, direi che le differenze sono queste: gli editori piccoli sono persone, gli editori grandi sono aziende; gli editori piccoli hanno pochi soldi, agli editori grandi si possono spillare abbastanza soldi.
[LTN]: Quali sono state le difficoltà che hai incontrato quando hai cominciato ad avere un approccio più professionale con l’editoria italiana? È stato difficile far convivere il lavoro di editor, con le relative responsabilità e scadenze, con il desiderio di creare qualcosa di tuo, con la tua espressione personale?
[GM]: La difficoltà è questa: io faccio un mestiere che nessuno mai mi ha insegnato. Tutte le persone che lavorano nella redazione di Sironi sono molto più professionali di me. Io non sono un editor: sono un cacciatore di libri. I veri editor di Sironi sono: Paola Borgonovo, Ilaria Caretta, Monica Winters, Giuseppe Vottari. Le quattro persone della redazione.
[LTN]: Sironi Editore è ormai una realtà conosciuta nel mondo editoriale italiano; com’è cominciata questa avventura per te? Sei soddisfatto dei risultati?
[GM]: Un giorno mi scrivono da Alpha Test, una casa editrice parauniversitaria. Mi dicono: vorremmo avviare una linea di narrativa, ti interessa? Vado lì, faccio conoscenza, ci piaciamo, mettiamo insieme delle idee, cominciamo. Tutto qui. Tutto in molta semplicità. No, non sono soddisfatto dei risultati. Essere soddisfatti è letale. Quindi non sono soddisfatto.
[LTN]: Il “caso Avoledo” è stato un episodio sporadico o credi che un autore esordiente possa avere qualche reale possibilità, nel mercato editoriale, di vendere un buon numero di copie della sua opera prima?
[GM]: Veramente, gli esordienti che vendono bene non sono mica pochi. Basti pensare a Melissa P., a Alessandro Piperno, a Pierangelo Buttafuoco... Metto insieme apposta autori molto diversi (per età, tipo di libro, valore, vita professionale eccetera) per dire che l'essere esordienti non è un handicap. La differenza è: se l'editore investe o no; e se qualche comunicatore sta al gioco o no. La cosa strana del "caso Avoledo" è solo questa: che questi "colpacci" di solito riescono solo ai grandi editori; noi, pensa, esistevamo da nove mesi scarsi... E comunque non bisogna dimenticare che la grande spinta iniziale è venuta da un grosso articolo di Antonio D'Orrico, che ha "sparato" Avoledo scrivendo: "Avete letto Faletti? E allora adesso leggete Avoledo". In somma, un coro di circostanze che difficilmente, credo, può ripetersi.
[LTN]: Quali sono gli errori più comuni che gli aspiranti autori commettono nelle loro opere? Puoi dare loro qualche semplice consiglio per migliorarne la qualità?
[GM]: L'errore più comune è: dimenticare che un'opera letteraria è prima di tutto un gesto di comunicazione verso altre persone. Un gesto di comunicazione particolarmente importante, particolarmente responsabile, particolarmente intenso. Non si scrive per sé. Si scrive per gli altri. Non voglio dire che si debba scrivere in base a esigenze di mercato. Voglio dire che si deve scrivere con il pensiero rivolto a chi leggerà, con il desiderio di far apparire nella mente di chi leggerà le stesse cose che sono apparse nella propria mente.
[LTN]: Come bisogna fare per presentarsi a una casa editrice? Sono importanti gli “agganci” per pubblicare? Oppure un buon autore trova sempre e comunque una strada?
[GM]: Per presentarsi bisogna innanzitutto scegliere a chi presentarsi. In Sironi riceviamo molti testi che sono del tutto estranei alla nostra linea editoriale. Sono spedizioni inutili. Poi bisogna presentare un testo ben confezionato: stampato bene, chiaro, leggibile. Pare impossibile, ma almeno un terzo dei dattiloscritti che ricevo sono confezionati in modo tale che è una sofferenza leggerli. È naturale che un editore abbia un occhi di riguardo per un testo che sia stato presentato o suggerito da una persona già nota e affidabile. Ma il discorso che sento fare continuamente, e cioè che non si viene pubblicati se non si hanno gli "agganci giusti", è una fesseria. Io, quella volta, spedii il mio primo raccontino a persone che non sapevano nulla di me: ed ebbi risposta. Ogni settimana affronto il mucchio di dattiloscritti: e se trovo qualcosa di interessante, mi faccio vivo.
[LTN]: Internet rappresenta una grande opportunità per chi scrive: chiunque può pubblicare racconti e poesie su siti altrui, oppure creare un proprio sito o un blog e pubblicarci ciò che vuole. In questo scenario, sono tutti “scrittori” oppure ci sono tanti che scrivono? Che cos’è uno scrittore oggi?
[GM]: Tutti scrittori, senz'altro. E, la grande maggioranza, pessimi scrittori. Anche la maggioranza di coloro che pubblicano libri sono pessimi scrittori: e non resteranno. Io di sicuro non resterò. Uno scrittore oggi è una persona che scrive.
[LTN]: Hai partecipato, come docente, a diversi corsi e seminari di scrittura: che cosa ti hanno lasciato queste esperienze? In che cosa può essere utile un corso per un esordiente? In alternativa, quale può essere l’utilità di un manuale di scrittura?
[GM]: I manuali di scrittura possono insegnare le tecniche. Se uno ritiene di aver bisogno delle tecniche, può studiarseli. Molti corsi sono rivolti all'insegnamento delle tecniche. Se uno ritiene di aver bisogno delle tecniche, può frequentarli. Se uno pensa di essere uno scrittore (o uno scrittore potenziale), non è delle tecniche che ha bisogno. Ha bisogno, piuttosto, di qualcuno con cui discutere dei massimi sistemi: del senso e del valore dello scrivere e del narrare. Può capitare, frequentando un corso, di incontrare un buon interlocutore.
[LTN]: Su LaTelaNera è presente il tuo ebook “Corso di scrittura condensato”. Che cosa pensi dei libri elettronici e le pubblicazioni su internet?
[GM]: Non penso niente. Ci sono. Ne ho letti di belli e di brutti. La tecnologia è un'altra, con vantaggi e svantaggi rispetto alla tecnologia della carta. Va bene.
[LTN]: Cosa pensi degli editori a pagamento?
[GM]: Se io scrivo un libro che ha minime speranze di vendita, non è insensato che l'editore mi chieda di partecipare al rischio. Detto questo, ci sono molti editori a pagamento che sono dei veri ladri.
[LTN]: Che cosa pensi dei concorsi letterari? Possono influenzare un editore, creando “curriculum” a un autore? O possono essere utili solo come esercizio e soddisfazione personale?
[GM]: Se ricevo un dattiloscritto corredato da una lista di premi letterari vinti, divento subito diffidente: di solito, più sono i concorsi vinti, e peggiore è il testo. L'unico premio per inediti affidabile è il Premio Calvino. Se ce ne sono altri, io non li so.
Partecipare ai concorsi può essere utile per guadagnare qualche soldo (o qualche salame, qualche piatto di porcellana...).
[LTN]: Che libro/libri stai leggendo in questo periodo?
[GM]: Oggi in treno, tornando da Roma, ho leggiucchiato una vecchia raccolta di articoli di Giacomo Manzoni, musicista e musicologo, pubblicata da Feltrinelli; e un libretto giocoso sul melodramma, tipograficamente interessantissimo, di Marzio Pieri, che è professore di letteratura italiana all'università di Parma. All'andata avevo finito il bel libro di Diamond, "Collassi. Come le società scelgono di morire o vivere", appena pubblicato da Einaudi.
[LTN]: Quali libri consiglieresti da leggere per "ampliare" gli orizzonti letterari dei giovani autori alla ricerca di spunti?
[GM]: Be', tutti. Soprattutto, consiglierei di non rinchiudersi nella letteratura. Infine, consiglierei di leggere uno o due giornali, tutti i giorni.
[LTN]: Ci puoi dare qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
[GM]: Non ho particolari progetti. Sto riguardando questa specie di romanzo (ma è proprio una specie) che uscirà per Mondadori in primavera. S'intitola: "Discorso attorno a un sentimento nascente". Non riesco a capire se è un buon lavoro o no. Poi, vorrei andare in vacanza. Per almeno un paio di giorni.
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