Intervista a Roberto Barbolini

Libri > Interviste > Una velocissima chiacchierata con lo scrittore e giornalista modenese

Intervista a Roberto Barbolini [La Tela Nera]: In pratica qual è l'iter migliore che un aspirante scrittore può seguire per arrivare a pubblicare le proprie opere?
[Roberto Barbolini]: Non esistono ricette buone in assoluto, ma la cooptazione rimane una prassi molto diffusa. Vent’anni fa significava riuscire a scrivere sulle riviste letterarie come il verri o Paragone-letteratura: le leggevano in pochi, ma tutti addetti ai lavori, e da lì il salto nel mercato editoriale era facilitato, anche perché esisteva ancora una critica influente. Quindici anni fa bisognava riuscire a farsi leggere da Pier Vittorio Tondelli, generoso talent scout. Oggi per farsi cooptare bisogna essere blogger oppure holdeniani (nel senso della scuola Holden). Mai disperare, però: un colpo di fortuna può sempre capitare. Ad esempio, quello di scrivere qualcosa che piaccia a Giulio Mozzi, autore che svolge per Sironi un serio e appassionato lavoro di scouting.

[LTN]: Cosa non deve assolutamente fare l'aspirante per precludersi ogni speranza?
[RB]: Scrivere un capolavoro.

[LTN]: Quando un perfetto sconosciuto aspirante scrittore invia i propri manoscritti direttamente, ha qualche speranza di essere letto? Oppure vengono prese in considerazione solo quelle opere presentate alla casa editrice da un agente letterario?
[RB]: Il perfetto sconosciuto ha scarse possibilità di essere letto, così come di interessare un agente letterario, a meno che costui non fiuti il “caso”. Che, per definizione, è raro e molto spesso si basa su aspetti extraletterari: non il valore della pagina, insomma, ma l’eccentricità , vera o costruita, dell’autore, la sua disponibilità a trasfromarsi in personaggio. Esiste una terza via: pazientare un po’, non aspirare immediatamente al Parnaso e al best-seller, scrivere magari racconti per qualche rivista: insomma, far circolare il nome. C’è sempre qualcuno che vuole ascriversi il vanto della “scoperta”: dall’alto del suo potere, forse è disposto ad abbassarsi fino a voi. Anche gli editori, qualche volta, sono esseri umani.

[LTN]: Esistono agenti letterari veri e propri in Italia, come ne esistono per esempio in America? Se sì: essi si occupano di scouting nel mare magnum degli aspiranti?
[RB]: Il fenomeno è piuttosto recente, ma in costante incremento. Ormai esistono scrittori che non hanno mai pubblicato libri, ma almeno hanno al loro attivo un agente. Battute a parte, per quel poco che ne so, credo che lo scouting non manchi, ma il mare degli aspiranti è davvero magnum, e non sempre è dolce naufragarvi.

[LTN]: Come fa un aspirante scrittore a dotarsi di un agente? Come può orientarsi senza incorrere nel solito "agente" che offre servizi a pagamento e non possiede agganci di alcun tipo nell'editoria che "conta"?
[RB]: Prima di pensare all’agente, l’aspirante scrittore si sforzi di realizzare la sua aspirazione. Provi, cioè, a diventare uno scrittore. Non punti subito alle tirature iperboliche, ai quattrini e a fondare una scuola di scrittura. Impari come si rifinisce un periodo, si monta una scena, s’introduce un personaggio. Scrivere è un lavoraccio. Un mestiere duro, solitario: il contrario dell’ apparire. Quando si sentirà pronto, si rivolga a qualche agente serio. Ormai anche in Italia ce ne sono tanti, da Marco Vigevani a Agnese Incisa, da Santachiara a Nicolazzini a Bernabò ecc., sperando di essere preso in considerazione.
Ma forse questa non era la domanda giusta da fare a chi, come me, finora non ha mai avuto un agente letterario. E concludo con un aneddoto. Una dozzina d’anni fa il critico e anglista Guido Almansi, alto pendolare della cultura fra Inghilterra e Italia, mi chiese cosa pensasse il mio agente di una certa proposta di collaborazione che lui mi aveva fatto. Io, confuso e intimidito, gli risposi che la proposta mi andava benissimo ma, purtroppo, non avevo nessun agente. Mi sentivo un parvenu, un fallito. La risposta di Almansi mi rincuorò: «Veramente neanch’io ho mai avuto un agente, ma credevo che ce l’avessi tu». Morale: l’agente del vicino è sempre più verde. Ma non indispensabile.


Roberto Barbolini, è nato a Formigine (Modena) nel 1951. Ha lavorato per le pagine culturali de IL GIORNALE di Montanelli. Da oltre quindici anni è giornalista culturale e critico teatrale per PANORAMA. È autore di romanzi (Il punteggio di Vienna, Rizzoli 1995; Piccola città bastardo posto, Mondadori 1998; Ligabue Fandango, Aragno 2003). Ha pubblicato diverse raccolte di racconti, tra cui La strada fantasma (Garzanti, 1991), Buffalo Bill sceglie Chico (Transeuropa 1997), La gabbia a Pagoda (Pequod 2000).Tra i suoi saggi dedicati al fantastico letterario: La Chimera e il terrore (Jaca Book 1984); Il detective sublime (Theoria 1988); Paper Hell - Carte infernali (Transeuropa 1991); Stephen King contro il Gruppo 63 (Transeuropa 1999).


Intervista a Roberto Barbolini
Intervista realizzata da: Fabio Larcher
Pubblicata il 09/09/2006

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