Libri > Interviste > Simona Cremonini ha incontrato l'autore di Racconti Felici e La Cultura enciclopedica dell'autodidatta
[LaTelaNera]: Benvenuto su LaTelaNera. Vuoi presentarti e raccontare ai visitatori chi sei?
[Davide Bregola]: Intanto grazie per il "benvenuto". Sono Davide Bregola, abito in provincia di Mantova ma viaggio molto, scrivo per Rolling Stone e Stilos, due mensili che si possono trovare in edicola e sono ad ampia tiratura. In questi giornali mi occupo di recensire libri di narrativa e poesia che escono dalle grandi case editrici. Mi occupo di narrativa in ogni sua forma; dalla scrittura narrativa all’organizzazione culturale.
[LTN]: Che lavoro fai per mantenerti?
[DB]: Per mantenermi organizzo eventi culturali grazie ad Enti che mi chiedono progetti, un po’ con i romanzi scritti, un po’ con le recensioni e le collaborazioni ai giornali, un po’ con la redazione di un trimestrale chiamato Dada che fa arte e scrive d’arte rivolgendosi ai bambini, il resto con laboratori o consulenze.
[LTN]: Quando hai scoperto la scrittura?
[DB]: Ho iniziato a scrivere quando ho capito che il mondo si può idealmente ordinare, gli si può dare una logica, seppur fittizia, per mezzo di quei segni che noi chiamiamo alfabeto. Mi spiego: quando bambino ascoltavo le storie che raccontavano gli altri, mi accorgevo che sarebbero state molto migliori se ordinate a mio piacere, mediante una riscrittura. Così ho iniziato a scrivere. Era il ‘77, ‘78. Avevo 7, 8 anni. È molto patetico scrivere questo, dirlo. Ma è la pura verità e non posso farci nulla.
[LTN]: Quando invece hai cominciato a dedicarti seriamente allo scrivere?
[DB]: Seriamente? Penso di avere iniziato seriamente a scrivere nel momento in cui ho alzato la posta in gioco. Scrivere per comunicare ciò che penso sia importante mi ha permesso di tralasciare la scrittura così come la vorrebbero i lettori. Spiego questa frase contorta: c’è un pubblico di lettori che "precede" l’opera. Ad esempio se decido di scrivere un fantasy o un giallo, sono sicuro di avere dei precedenti grandi o piccoli e di avere un potenziale pubblico che preesiste a me e alla mia opera fantasy o gialla che sia. Esiste invece un altro tipo di approccio, ed è quello di pensare: "scrivo qualcosa per un pubblico inesistente ma che si può formare, creare, sviluppare assieme a me e alla mia scrittura, ai miei contenuti. È un’idea votata alla sconfitta, ma non ho altre possibilità. Proprio nel momento in cui ho avuto la netta sensazione che questa era la strada da intraprendere ho capito che in quel momento, da quel preciso istante mi mettevo nell’ottica di idee di scrivere "seriamente". Mi sono spiegato?
[LTN]: Quali sono i tuoi metodi di scrittura? Segui un programma disciplinato che comprende la scrittura di un tot di pagine al giorno? Pianifichi sempre tutto nei minimi dettagli o ti concedi un certo margine di libertà nella stesura di una storia?
[DB]: Sono uno che pianifica per potersi permettere di mandare all’aria tutto. Mi piace l’idea di scrivere un romanzo col plot e tutto quanto cosi come lo si conosce: inizio, intreccio, finale, e nel momento in cui è tutto creato, è tutto perfettamente "normale" prendere di nuovo in mano, rimettere in discussione, ricreare de-progettando il testo.
[LTN]: Il primo libro tutto tuo che hai pubblicato è stato Da qui verso casa ed. Interculturali, un libro che raccoglie undici interviste ad autori stranieri che vivono in Italia. Come mai questa scelta? Quali sono state le difficoltà nel realizzare il libro?
[DB]: Il libro di colloqui cui ti riferisci è stato fatto perché all’Università La Sapienza di Roma mi han chiesto di raccogliere le interviste che avevo fatto ai migranti e a persone che scrivono e pubblicano in italia, con l’italiano, pur avendo una lingua madre diversa dalla lingua di Dante. Mi sembra chiara l’intenzione di andare a bottega da altri per imparare a scrivere. Sono partito con zaino e buone scarpe per andare in giro per l’Italia a sentire cos’avevano da dirmi scrittori alloglotti. È stato il mio Grand Tour. Ho fatto la stessa cosa con i poeti nel 2005 e il libro di riferimento scaturito s’intitola Il catalogo delle voci. Naturale non avere trovato alcuna difficoltà. Impegno tanto, visto anche il tempo dei trasferimenti e della ricerca degli scrittori e delle scrittrici da coinvolgere, ma difficoltà nessuna.
[LTN]: Hai pubblicato alcuni racconti in antologie, poi sei riuscito a pubblicare una raccolta tutta tua con Sironi, Racconti felici. Com’è avvenuto il contatto con la casa editrice? Hai spedito loro un manoscritto oppure è stato Giulio Mozzi a spronarti a mandargli qualcosa, dopo che tre tuoi racconti erano stati inseriti in Coda 25, antologia curata da lui e da Silvia Ballestra per Transeuropa?
[DB]: La mia prima pubblicazione per Sironi è nata perché la casa editrice cercava dattiloscritti da pubblicare. Mozzi era il direttore della collana in cui ho esordito, mi teneva d’occhio da tempo e inevitabilmente, con la stesura di un buon numero di racconti inediti nel cassetto o altri già messi su importanti antologie, ne è nata la pubblicazione. È stata la naturale evoluzione di un progetto intrapreso negli anni ’90 che ha visto la luce nel 2003 con Racconti felici e nel 2006 col romanzo CEDA.
[LTN]: Nel maggio 2006 è uscito La cultura enciclopedica dell’autodidatta (CEDA), il tuo romanzo. Come è nato questo romanzo, che nella presentazione viene definito di “autofiction” (autobiografia più fiction)?
[DB]: Il romanzo è nato ed è scaturito dalla rabbia e dalla ambizione. Volevo scrivere qualcosa che più dell’estetica avesse nel suo dna la potenza. Non so se tutti i lettori lo interpreteranno come un romanzo "potente", che non vuol dire né bello né brutto, ma come dico spesso a me stesso: più della forma è la forza che dovrebbe rappresentarmi. CEDA ne è il tentativo.
Scritto in diversi anni, in verità è stato fatto in gran parte nel giro di 6 mesi. Il resto è servito a chiarirmi alcuni aspetti, a de-progettare, a cercare il margine.
[LTN]: Ci vuoi spiegare il rapporto tra il romanzo e il tuo blog? Che cosa ti ha lasciato di positivo e che cosa di negativo l’esperienza di gestire per un anno uno spazio di confronto con altri autori su internet?
[DB]: L’anno trascorso sul blog l’ho usato per condividere idee sui romanzi e su come sarà e cosa sarà il romanzo nel XXI secolo. Ne è nato un testo intitolato Il grande romanzo del XXI secolo che ha circolato liberamente per almeno 1 mese, in formato .pdf. Il testo saggistico da me scritto è sparito da internet per ragioni legali o per essere più precisi di tutela.
Il saggio intitolato Il Grande romanzo italiano del XXI secolo invece è irreperibile, ma non escludo possa saltare fuori con ampliamenti e modifiche.
[LTN]: Il personaggio di Giovanni, il protagonista di CEDA, ha qualche punto in comune con la tua biografia: è mantovano, scrive, ha lavorato in una libreria, ha scritto una raccolta di racconti pubblicata. Come hai sviluppato il personaggio? Sei partito dall’autobiografia oppure le somiglianze tra te e Giovanni sono state un punto di arrivo?
[DB]: Giovanni Costa non è me, ma un alter ego. Fa molte cose che io non condivido e se avessi voluto raccontare i fatti miei o scrivere partendo da me avrei chiamato il protagonista Davide Bregola, cosi come Walter Siti o Giuseppe Genna hanno chiamato i personaggi del loro libro in Troppi paradisi e Dies Irae. Sono partito da un interesse personale per la contemporaneità, per i cambiamenti cosmici che stanno avvenendo, per un senso di non ritorno che premeva nel mio petto e per un istinto di sopravvivenza. Il resto l’ha fatto la ricerca, il pensiero, il talento.
[LTN]: A giudicare dal titolo del tuo ultimo romanzo si direbbe che tu sia soprattutto uno scrittore autodidatta… Oppure ti è capitato di partecipare a corsi di scrittura come allievo?
[DB]: Se la domanda è: hai imparato da solo a scrivere posso rispondere: no. Ho imparato a scrivere a partire dall’incontro con altri scrittori, dalla lettura, dallo studio, dalla caparbietà. Ho imparato a scrivere nel momento in cui ho capito che bisogna avere larghe vedute, progetti enormi, ambizioni sconfinate. Non confondere però l’autodidattismo con il dilettantesco. Come sai non esistono scuole di scrittura riconosciute ufficialmente dallo stato. Esistono delle accademie, delle fondazioni, ma giuridicamente non esiste un Liceo per la scrittura, un’Università della scrittura. Per cui tutti i romanzieri, tutti gli scrittori, sono in qualche modo autodidatti. Lo studio universitario ora ospita "Laboratorio di scrittura". Nelle facoltà umanistiche fai l’esame e ti danno 2 crediti al Diploma universitario. Se è questo che mi chiedi posso dirti sì, l’ho fatto l’esame da 2 crediti, ma mi hanno messo davanti a un computer e mi hanno detto scrivi un testo. Tutto qui.
[LTN]: Cosa pensi degli editori a pagamento? Hai mai ricevuto richieste di contributo?
[DB]: Degli editori a pagamento non penso nulla. Fanno il loro mestiere che è quello di cercarsi lavoro attraverso le persone che vogliono pubblicare romanzi o poesie e sono disposte a farlo anche versando un contributo. Non ci trovo nulla di scandaloso. Loro vogliono fatturare e sopravvivere, chi scrive e pubblica a pagamento lo fa perché vuole farlo o non riesce a farlo in altro modo. È un rapporto tra persone consenzienti, perlopiù maggiorenni. Non ho mai ricevuto richieste di contributo per i libri pubblicati, che sono poi 2 di colloqui/interviste e 2 di narrativa. Dei 4 libri pubblicati mi hanno pagato 4 volte per contratto. È un bene? È un male? Non so. È nell’ordine delle cose che uno ti da un servizio e se avete deciso che quel servizio deve essere pagato, lo si paga. Se un tipografo per pubblicarti ti chiede soldi, non devi fare altro che accettare o meno.
[LTN]: So che hai fondato a Sarzano (RE) una scuola di scrittura dedicata al genere mistery/noir. Ce ne vuoi parlare? Quale utilità pensi possa avere un corso di scrittura per chi lo frequenta?
[DB]: Sì, a Sarzano in provincia di Reggio, sull’Appennino, l’assessorato alla cultura del comune di Casina mi ha chiesto a partire dal 2005 di dirigere una scuola di scrittura periodica ma a scadenza annuale. Ho già fatto i corsi nel 2005 e nel 2006. Gravitano circa una ventina di persone ogni volta. Si sta li 4 giorni, si parla di scrittura e di lettura, tengo lezioni di scrittura, do la possibilità di confrontarsi su cose scritte al momento o in precedenza. Penso sia utile perché si riuniscono persone con una stessa passione e io faccio il coordinatore, do un apporto "tecnico" seguendo in buona sostanza quello che si propone a partire dai manuali e dai libri che parlano di scrittura. Non si inventa nulla, dunque, ma parlo di cose molto codificate nel ’900. Parlo anche di grammatica mentre analizzo i testi, per cui rispolveriamo anche l’analisi logica e l’analisi grammaticale. Nulla di alchemico, ma solo tanta scrittura, tanti libri citati.
[LTN]: Come scrittore che risultati hai raggiunto? E quali vorresti raggiungere?
[DB]: In che senso? Se intendi successo o cose del genere proprio non sono interessato. Vorrei però vendere centinaia di migliaia di copie del romanzo perché credo molto in quello che ho fatto e sarebbe per me un piacere essere letto da tante persone. Però se non sarà così non credo cambierà il mio modo di scrivere o di fare storie. Cosa vorrei fare? Vorrei raccontare il mondo per mezzo delle storie. Prendere in considerazione i personaggi, le azioni, le ambientazioni, fatti e narrare. Vorrei scrivere ogni volta un capolavoro. Questo risultato sì, lo vorrei raggiungere. Ma so di essere nell’ambito dell’idealità.
[LTN]: Che libro/i stai leggendo in questo periodo?
[DB]: Sto leggendo saggi di un certo tipo perché sto raccogliendo materiale. Non so se ne uscirà un romanzo, però è certo che sono in fase di raccoglimento. Sto continuando a presiedere laboratori di scrittura e se vuoi sapere date e luoghi si può scrivere a scritturedannose@libero.it. Il libro di narrativa che sto leggendo ora è: I Sonnambuli di Broch. NUE Einaudi ne è l’editore.
[LTN]: Ci puoi dare qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
[DB]: Prossimi progetti? Lavorare, scrivere, fare coincidere le 2 cose. Giuro che rimetterò mano al saggio Il Grande Romanzo Italiano del XXI secolo e cosa concreta invece uscirà entro l’autunno 2006 un mio saggio sulla scrittura migrante nel libro Nuovo Planetario Italiano Edito da Città Aperta.
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