Un racconto sulla festa di Halloween scritto da Roby Paglianti
Era felice! Un lavoro
modesto, da persona qualunque. Una vita sentimentale
inesistente. Nessun amico. Nessun interesse. Niente di
niente. Era felice! Quella sera glielo avrebbero consegnato, non
stava più nella pelle. Come ogni anno, anche quest'anno. I bambini
vagavano per le strade vestiti da mostriciattoli, "dolcetto, o
scherzetto", gridavano dal basso delle loro piccole e fastidiose
bocche. Pazienza, doveva avere ancora un po' di pazienza, non doveva
cedere proprio adesso, non doveva ascoltare i bambini ridere e scherzare
per le strade, correre intorno alla sua casa. Resistere. A
mezzanotte il campanello suonò, puntuale come ogni anno. Si alzò dal
vecchio divano in stoffa logora, trascinandosi pesantemente verso la porta
d'ingresso, aprì, gettò lo sguardo in strada, non vi era
nessuno. Silenzio. Arpionò il grosso sacco e lo trascinò in casa,
con tutto il suo contenuto. La cucina era modesta come il suo lavoro,
come la sua vita, ordinata e ben curata, posizionò il sacco sul tavolo in
rovere e lo aprì con cura, con rispetto, con cupidigia
inaudita. Preparazione e passione, è tutto qui il segreto per una buona
e gustosa cenetta, ripeteva sempre la oramai defunta madre. Un buon
rosso dai riflessi rubino venne versato in un gran bicchiere a coppa,
tutto era pronto! Tornò verso il sacco, né estrasse il bambino ancora
stordito e lo posizionò sul tagliere in legno. Quattro, cinque anni al
massimo, carne tenera, come i maialini di latte. Sfoderò il coltello,
mentre il piccolo lo osservava, senza comprendere. Non un fiato, non un
bèlo, la tenera carne scivolò sulla lama affilata, mentre fiotti di sangue
denso sgorgavano dalle budella, finendo sul pavimento in marmo. Un
ottimo arrosto, un buon vino, pace e solitudine, era un uomo felice,
pronto a tornare alla propria misera vita, nell'attesa del prossimo
Halloween.
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