Henri Landru (pagina 6)

A rendere ancora più popolare l’affare Landru, vi furono altri due fattori. Per prima cosa, tutto il processo coincise con la firma dei trattati di pace di Clemenceau, per questo si disse che la stampa fece di tutto per distogliere l’attenzione dalla sofferta conferenza di pace, dando massimo rilievo al “mostro” Landru. Inoltre, l’avvocato difensore di Henri non era un avvocato qualunque: si trattava di Vincent Moro-Giafferi, deputato socialista, che aveva partecipato alla resistenza contro i tedeschi.
In tribunale, venne poi portato anche il forno in cui Landru sembrava avesse bruciato le vittime, ma non vi fu modo di farlo confessare. Landru continuò a proclamarsi innocente. Sembrava che tutto fosse stato da lui predisposto meticolosamente, sino alla fine. Non confessò di essere un omicida seriale nemmeno quando, in seguito allo studio dei documenti su M.me Buisson, la corte si convinse della sua colpevolezza.
Alla fine del processo, il discorso di Gedefoy per l’accusa durò un giorno intero, mentre quello di Giafferi addirittura due, e fu un discorso di tal splendore che molti dei presenti credettero nella sua scarcerazione. Malgrado ciò la giuria giudicò Landau colpevole, ma propose di raccomandarne la grazia, cosa che però non venne accettata dal giudice. Il 30 novembre 1921, davanti a una serie di circostanze e documentazioni schiaccianti, e a alcuni frammenti di ossa umane rinvenute in una ulteriore perquisizione del giardino della villetta di Gambais, Henri Destre Landru venne condannato alla pena di morte.

L’esecuzione e il mito Landru
L’esecuzione venne fissata per il 23 febbraio 1922. Il giorno precedente Landru chiese e ottenne che gli fosse tagliata la barba. “Così alle donne, piacerò di più” disse. Lo stesso giorno, la richiesta di grazia inviata a Alexandre Millerand, presidente della repubblica di Francia, venne rifiutata. L’alba del giorno dopo, nel cortile della prigione di Versailles, Landru venne ghigliottinato in pubblica esecuzione.
Sono trascorsi più di ottanta anni da quel giorno, ma il mito di Landru non si è ancora spento. Esposto in un museo di Parigi, ancora oggi, è visibile il suo taccuino.
Non bisogna dimenticare quel taccuino, dove segnava tutti i suoi profitti, un vero e proprio simbolo del suo stile. Non è mai stato accertato come uccidesse le sue promesse spose, non si è mai capito quali fossero le sue sensazioni, i suoi sentimenti reali nei confronti delle vittime, né tanto meno quelli che provava durante gli omicidi, ma quei fogli dimostrano la sua lucidità, la sua precisione e che probabilmente sapeva di essere diverso dagli altri, e che sarebbe potuto entrare nella storia. Landru e il suo taccuino, inseparabili ovunque. Anatole Deibler, famoso boia francese, aveva l’abitudine di annotare tutte le sue “vittime”. Sul suo diario appare anche il nome di Henri Desire Landru.
Infine non dobbiamo tralasciare l’importanza della figura di Fernande Segret. La loro storia durò due anni, è probabile che meditasse di ucciderla, ma non lo fece, forse l’avrebbe fatto se non fosse stato arrestato, ma non potremo mai saperlo. Il giorno che venne riconosciuto, in sua compagnia, dalla sorella di Celestine, avrebbe potuto optare per la fuga, cambiare nuovamente identità. Tuttavia non fuggì, si congedò da Fernande con le seguenti parole: “Addio, mio piccol desco.”

L’uomo che fino ad allora aveva vinto su tutto e tutti, si era forse deciso a conoscere la sconfitta.

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