Taneski avrebbe potuto continuare a uccidere per anni ancora se non avesse contribuito lui stesso a farsi catturare permettendo agli inquirenti di risalire fino a lui.
Forse posseduto dalla voglia (inconscia o meno) di essere fermato e catturato di cui cadono spesso vittima i serial killer, o forse desideroso di vantarsi delle proprie azioni per trarne godimento personale e accrescere l'autostima, Taneski nei suoi articoli di cronaca era sempre stato generoso di particolari sui fatti riguardanti le morti legate al Mostro di Kiceno. Fin troppo generoso.
Lo zelante giornalista aveva infatti rivelato fatti e circostanze che la polizia non aveva mai fatto trapelare e che soltanto l'omicida seriale avrebbe potuto conoscere. Questi particolari erano davanti agli occhi di decine di migliaia di persone, scritte sui giornali per cui il cronista lavorava.
La Polizia concentrò le indagini su di lui, arrivando a perquisirgli sia l'abitazione che la villetta estiva e a prelevargli campioni di DNA.
Le prove lo inchiodarono subito come "reporter serial killer".
Il suo DNA era perfettamente compatibile con le tracce che l'omicida seriale aveva lasciato di sè sui corpi delle vittime, e in una delle sue abitazioni vennero ritrovare le scarpe delle donne uccise.
"Siamo tutti sotto shock. lo conosco come un uomo straordinariamente tranquillo e non posso credere che sia capace di fare cose del genere" è stato il commento del suo ultimo direttore subito dopo l'arresto del fidato giornalista.
|