Una strangolatrice a Venezia: Selene Feltrin intervistata da Cristian Borghetti

Libri > Interviste > LaTelaNera.com ha realizzato un'intervista con Selene Feltrin, autrice de La Strangolatrice Veneziana

Una strangolatrice a Venezia: Selene Feltrin intervistata da Cristian Borghetti Edizioni Sabinae ha pubblicato nel 2009 l'interessante romanzo La strangolatrice veneziana.

LaTelaNera.com ha inviato Cristian Borghetti sulle tracce della sua autrice, Selene Feltrin, che è stata lieta di fare con lui quattro chiacchiere...


[La Tela Nera]: Cosa porta la notte, quest’ora tarda, a Selene Feltrin? Qualcosa di antico e prezioso o qualcosa di nuovo da scoprire?
[Selene Feltrin]: Forse qualcosa di antico e prezioso che però è caduto nel dimenticatoio e risulta del tutto nuovo da scoprire! La notte è fonte di infinita ispirazione per i miei "lavori d’autrice". Sarà forse che nel cielo cupo e nero vedo l’infinito e la luna bianca non è altro che un’ancora di salvezza per restare coi piedi per terra, per dare un ordine ai pensieri sparsi che cerco di bloccare e imprigionare sulla carta, o, meglio, in quest’epoca così moderna, in un orrido macchinario che è il computer!

[LTN]: Selene e Leda, autrice e protagonista: cosa sono, per entrambe, i piaceri terreni e il carcere della coscienza?
[SF]: Leda avrebbe potuto risponderti altrettanto bene a questa domanda. Io e lei ci somigliamo e se è vero che la Strangolatrice è una mia creatura, anche vero è che il pensiero di lei prima d’essere partorito giaceva nella mia mente come parte di me.
Leda è l’istinto di sopravvivenza, è la non curanza infantile che si protrae nell’età adulta, è il "fare sempre ciò che si vuole" e non ciò che sta bene alla società. Con uno spirito del genere la coscienza può fare ben poco, perché è assopita da un costante esercizio pratico all’esagerazione senza freni. I piaceri terreni di Leda sono chiaramente confinati in modo allegorico nello splendente vetro di Murano. Lei vuole l’impossibile. Lei desidera ciò che le è impedito e così ogni singolo personaggio del libro!
Vogliamo fare qualche esempio? Il caro fratello Filippo dovrebbe diventare un medico e luminare Parigino per volere del padre e invece vuole infrangere ogni barriera dandosi alla vita di "lupo di mare"; il nobile pretendente di Leda, Donati, può avere ogni donna che vuole, ma nulla lo trattiene dal tentare di avere quella più irraggiungibile e nemmeno nobile, più letale e sfuggente, cioè la Strangolatrice; anche l’assennato padre di famiglia Grimaldi, rimasto volontariamente solo dopo anni di vedovanza si arrischia a trovare una donna ancora sposata.
Tutti vogliono l’impossibile, ma solo finchè non lo raggiungono. E dopo? Esseri umani perdiamo interesse per l’oggetto del desiderio una volta posseduto? Se è così, per quanto riguarda Leda, bisognerebbe aspettare la prossima uscita dei diari di bordo veneziani per saperlo!
Dal canto mio dico solo una frase che amo molto: "Quando ho qualcosa non ho abbastanza, quando ho tutto non ho più nulla. Io sono l'artista...la ricerca è la mia vita, la conquista è la mia morte."

La copertina del romanzo La Strangolatrice Veneziana[LTN]: La passione e la morte, l’amplesso e il sangue: di cosa è composto l’inchiostro che Selene usa per scrivere?
[SF]: Il mio inchiostro è una fonte d’energia rinnovabile, perché è l’emozione, il sentimento, l’urlo inconscio di ogni essere umano che vuole essere liberato che mi porta a scrivere di sé. Io però non scrivo di morte, ma scrivo di vita. I miei personaggi non rinunciano a nulla di ciò che è materiale e offerto dalla vita, nemmeno rinunciano a prendersi un’altra vita se questo li può far stare meglio. E con questo non voglio dire che l’omicidio è giustificato nella realtà, ma in un libro, uccidere il proprio rivale, sconfiggere il proprio carceriere può benissimo significare superare se stessi e i propri limiti. Non faccio altro che scrivere quello che almeno una volta, se vogliamo essere puri e modesti, passa per la mente e il cuore di ogni essere umano.
Leda fa un percorso che la porta a toccare il fondo abissale dell’esistenza in modo che poi possa risorgere dalle sue ceneri come la fenice. Lei, la protagonista è cattiva e io ho un debole per i cattivi, ma in lei vedo la speranza di redenzione. Voi no?

[LTN]: Uccidere: umano o bestiale? Scrivere una storia di morte, perché?
[SF]: Uccidere, a quanto ci suggerisce la storia dall’inizio dei tempi è totalmente umano, perché nell’uomo come il paradiso è racchiuso anche il principio dell’inferno. Nell’infintia capacità di amare ci dev’essere l’infinita capacità di odiare, altrimenti non saremmo mai esseri completi.
Perché scrivere una storia di morte, chiedi? Beh, mettiti nei miei panni! Volendo,io, far sprofondare il mio personaggio da puro e innocente, verso l’abisso del peccato, verso la perdita quasi totale della coscienza, fino a sfiorare la morte, avrei potuto forse fare altrimenti? L’unico modo che avevo per far morire Leda a poco a poco era farle assaggiare la morte spingendola a prendere altre vite innocenti e non. Per questo motivo la morte è stata l’aiutante nella stesura di una trama.

[LTN]: Cosa significa il libro per Selene?
[SF]: Se con "il libro" ti riferisci al mio libro, ti posso dire che lo vedo come una tappa della mia carriera, un riconoscimento, un diploma, un passo, uno scalino, un podio e, seppur ancora mi trovi ai piedi di una piramide, l’importante è che ho già cominciato a scalarla.
Se con "Il libro" intendi l’interna Biblioteca di Alessandria d’Egitto prima che bruciasse… da storica preferisco non pensarci… se invece ti riferisci a "il libro" inteso come ogni libro scritto dall’intera umanità, ti posso solo dire che è un piccolo tesoro che per ognuno può avere significato e valore differente. Resta il fatto che è un contenuto di nozioni utili a livello informativo, ma inutili se chi scrive e legge non ci mette il cuore.

[LTN]: Il teatro per Selene? Quanto sono "teatrali" i tuoi scritti?
[SF]: La domanda mi fa intuire che nonostante io mi sia distaccata dalla scrittura teatrale che ho adottato involontariamente per il mio primo romanzo Il bacio immortale, l’influenza di tale espressione artistica è rimasta evidente. Forse c’è teatralità nell’utilizzo stesso della maschera. Tuttavia posso giustificarmi dicendo che, se a teatro una maschera viene utilizzata per amplificare le caratteristiche di un personaggio, ne La strangolatrice veneziana la maschera serve per celare un personaggio, un volto, un assassino…

[LTN]: Fragile o tagliente come il vetro?
[SF]: La parola fragile non mi si addice e chi mi conosce lo sa, tuttavia la fragilità può essere un’arma, così come la bellezza. Rende più facile attrarre intorno a sé le persone, le vittime… per poi agire indisturbate e colpire. No? Molti cadono nella setosa tela del ragno, così morbida e avvolgente che non può essere letale.
Taglienti invece sono le tue domande, per chi ci crede io sono una creatura così dolce e carezzevole…

[LTN]: Cosa ribolle nelle viscere di Selene?
[SF]: Come lava bollente tutto ciò che non sono ancora riuscita ad ottenere nella mia vita, cioè un’infinità di grandi e piccole cose. Ma posso stare tranquilla, perché fino a che continueranno a ribollire io sarò piena di vita e di voglia di fare. (Qualche volta anche troppo e troppe cose insieme.)

[LTN]: Selene: in copertina o tra le pagine?
[SF]: Credo che un autore possa costituire ogni parte del suo libro, della sua creazione. Mi è capitato sia di scrivere che di essere soggetto di un’immagine di copertina, tuttavia credo che un ruolo fondamentale sia quello di rilegatura, il filo, il collante che tiene unite le pagine che altrimenti svolazzerebbero libere senza un ordine. Certamente è importante a livello pratico e materiale, ma anche a livello creativo. Con collante intendevo la capacità dello scrittore di unire idee e concetti in una trama intrigante e piena di indizi sulla sua personalità.

[LTN]: Selene e il suo desiderio realizzato? E quello ancora da realizzare?
[SF]: Poiché i "desideri realizzati" non rientrano più nella categoria "desideri" per me, ma semplicemente nella categoria "realizzati" si potrebbe pensare che come la maggior parte degli artisti io sia un’infelice incurabile, ma non è così. Ciò che più mi rende felice è avere capito una cosa importantissima della vita e di me stessa: ovunque gli anni e le azioni mi porteranno, anche nei momenti più difficili, non ci sarà nulla di cui pentirsi davvero perché sarà la strada che io stessa mi sono scelta passo per passo, vittoria per vittoria, sconfitta per sconfitta.
Desiderio da realizzare invece? Quante pagine a disposizione ho? È ammesso avere solo un desiderio, tre come quelli che si esprimono al genio oppure posso averne quanti ne voglio? Come avrai capito è impossibile ottenere una risposta su questo.


Una foto dell'affascinante Selene Feltrin


Una strangolatrice a Venezia: Selene Feltrin intervistata da Cristian Borghetti
Intervista realizzata da: Cristian Borghetti
Pubblicata il 16/08/2012

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