Libri > Notizie > Mentre I vermi conquistatori stanno invadendo le librerie vi proponiamo un'altra tappa del vbiaggio di Fabrizio Vercelli nel fantastico apocalittico, in compagnia, oggi, di Massimo Mongai
Pungente come solo lui sa fare, Massimo Mongai racconta per noi il suo punto di vista sulla scena horror e fantastica di questi tempi. Il suo successo è tutto oro? È tutto vero? Oppure è solo un momento che, come altri, finirà presto? Leggiamolo nell'approfondita, e disillusa, analisi del vincitore del Premio Urania.
[La Tela Nera] Dato il carattere principalmente horror, ma soprattutto apocalittico de I vermi conquistatori, quali ritieni siano le motivazioni che portano il pubblico e gli stessi autori, ultimamente, ad avvicinarsi così tanto a opere di questo taglio, non solo di narrativa e cinematografia, ma anche inchieste e documentari?
[Massimo Mongai]: La principale motivazione è probabilmente la generale depressione che a quanto pare si respira ovunque. Va a periodi, del resto. È una questione di zeitgeist, come dicono i tedeschi, di "spirito del tempo" e lo spirito del nostro tempo è questo, la depressione a 360 gradi.
C'è la crisi economica, generalizzata a livello planetario, c'è la speculazione sui debiti pubblici in agguato, c'è la crisi di un modello di stato che garantisce tutto, soprattutto il welfare e che invece, a quanto pare non è più in grado di garantire niente, c'è perfino Marchionne che riesce a ricattare i lavoratori della Fiat!
È in atto ovunque un ridimensionamento generale delle attese di tutti, un rimettere in discussione "le magnifiche sorti e progressive" della Belle Epoque e del pensiero post-post-post positivista.
Quindi evviva l'horror.
In realtà io non credo che questo sia vero, credo che lo credano vero in molti addetti ai lavori, senza dubbio chi mi ha fatto questa domanda. Perché poi se vai a guardare il campione di incassi dell'ultima stagione cinematografica, ma in realtà di tutta la storia cinematografica Italiana, è Checco Zalone con un divertentissimo film che si chiama Una bella giornata.
Insomma la moda dei modaioli, anzi di alcuni modaioli, dice evviva l'horror e allora va bene, si dica evviva l'horror. Secondo me, meglio il Prozac.
[LTN] Concordi ci sia una maggiore attenzione, e una maggiore profondità, per questi temi?
[MM]: No, non concordo. O meglio non so ma non credo.
Non seguo l'horror che mi fa orrore quindi non sono la persona più adatta per giudicare lo stato dell'arte della cosa. Se c'è una maggiore attenzione da parte di editori e critici, beh, mi dispiace, vuol dire che siamo messi male.
Ma non credo che il pubblico sia realmente attratto dall'horror, la commedia prevale sempre. Anche perché sia chiaro, l'horror è un genere, come il giallo o la fantascienza, o la commedia, quindi paraletteratura, subcultura, ossia il luogo per fortuna inevitabilmente, ineluttabilmente ed eternamente basso e plebeo dove nasce il mito della nostra attuale civiltà.
Non è vero che il genere è stato sdoganato, chi lo dice lo dice perché si vergogna a farlo, tant'è vero che lo si dice da almeno 40 anni e sempre come una novità. Ora se era una novità 40 anni fa come può esserlo ancora oggi? Non è una novità, semplicemente non è vero che sia stato sdoganato.
La prova è nei convegni universitari sull'argomento come Romanoir ad esempio, nel corso dei quali gli accademici intervengono la mattina e gli scrittori il pomeriggio quando invece gli accademici semplicemente non si fanno vedere.
[La Tela Nera] Pensi che gli autori horror e di fantascienza stiano in qualche modo - com'è proprio di questi generi - cogliendo segnali d'allarme reali, oppure si tratta semplicemente di una tendenza del momento?
[MM]: Ammesso che ci sia, è una tendenza del momento. Ma secondo me non c'è. Anche perché per fortuna noi italiani (e dovremmo vantarcene!) non sappiamo proprio scriverlo l'horror! E non mi citare Tizio e Caio, perché l'horror è di due tipi: o non fa paura, e allora è ridicolo; o fa paura davvero, e allora è solo un meccanismo di autopunizione specifico di chi scrive e di chi legge.
L'horror vero non è una bambina divorata da un lupo (che era solo una informazione popolare di base per evitare i pedofili) e nemmeno la dodicesima bambina violentata in uno scantinato e poi divorata cotta con il rosmarino da un serial killer (che è solo nelle follie deliranti dell'ipotetico autore che le scrive e ci sarebbe da sperare venga se non arrestato per quello che ha scritto, almeno curato!).
L'horror vero è Sara Scazzi, ma anche Erika e Omar, oppure peggio i 20 milioni di bambini che ogni anno muoiono di fame al mondo.
E non c'è nulla di liberatorio nell'horror, nemmeno in quello stupendamente scritto di Stephen King. Ma se qualcosa di liberatorio c'è, tipo vedi Misery non deve morire, c'è solo nella vittima che alla fine riesce a liberarsi e uccide il torturatore. Se invece è più stile Hellraiser, senza speranza, senza lieto fine, senza catarsi vera è evidentemente e clamorosamente conseguenza delle manie sado-maso e omosessuali passive del regista, Clive Barker che, per chi non lo sapesse, è realmente e dichiaratamente coinvolto in pratiche BDSM.
Vado avanti? ;-)
Massimo Mongai è autore di culto per gli appassionati di fantascienza, già vincitore del prestigioso Premio Urania con Memorie di un cuoco di atronave (1997), poi pubblicato nell'omonima collana Mondadori. A questo fa seguito Il gioco degli immortali (Mondadori, Urania, 1999). Ha pubblicato nel 2003 per Malatempora il romanzo giallo Tette & pistole e, per Robin Edizioni, Memorie di un cuoco di bordello spaziale. Ha scritto e condotto Buoncaffè, aprile 1999, e La luna è di formaggio, 1999-2000, su rai Radio2.
Oltre all'attività di scrittore, collabora con vari premi letterari (tra cui Solinas e RiLL), insegna scrittura creativa, scrive su varie riviste, tra cui Il Falcone Maltese, primo magazine italiano dedicato al giallo.
La copertina de I vermi conquistatori di Edizioni XII:
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