La Nascita di un romanzo Fantasy - Parte 2

Andrea Franco ci parla di come ambientare il proprio romanzo in un mondo fantasy credibile e affascinante.

La Nascita di un romanzo Fantasy - Parte 2 Andrea Franco si è presentato ai lettori di LaTelaNera.com settimana scorsa, con una prima lezione introduttiva sul mondo della scrittura da professionista. L'hai letta?
Se sì, bene, puoi proseguire.
Se no, vergogna!, segui il link sopra e fai il tuo dovere.

Andrea terrà per te ben sette lezioni legate all'ideazione, alla scrittura e alla nascita di un romanzo fantasy.
La lezione odierna è dedicata alla concezione e nascita di un mondo fantasy, ovvero il luogo dove ambienterai il tuo romanzo.
Non si tratta di certo di una cosa da nulla, e qualche buon consiglio ti potrà certo essere utile...
Buona lettura.


La Nascita di un romanzo Fantasy
Lezione # 02 - La nascita di un mondo: l'ambientazione

Sfogliando i manuali di scrittura, troviamo una serie di informazioni sul come e perché si deve fare o non fare un qualcosa. Naturalmente, fatta eccezione per la grammatica (a meno che non si frequenti scrittura sperimentale e si voglia "giocare" anche su questo), non esiste "La Regola" sempre valida e immutabile. Esistono dei suggerimenti attraverso i quali lo scrittore può muoversi, trovando il giusto equilibrio tra questi e il proprio stile, la storia che vuole raccontare, l'effetto che ha intenzione di realizzare.

Nei paragrafi precedenti però avevamo detto che non c’erano regole, smentendoci subito snocciolandone alcune. Be’, quelle di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente non erano regole di scrittura, ma di “mercato”, imposte dall’entità scrittore/editore/lettore. Un autore che vuole essere letto deve integrarsi con questo sistema.

Una volta presa coscienza di questo, dovrebbero esserci solo consigli.

Be’, ritornando ai manuali sopra citati è facile trovare qualcosa del genere: “una storia (racconto o romanzo) deve essere ambientata in un luogo che si conosce bene”. E via di seguito a critiche varie sulla mania, presumo tutta italiana (ma potrei sbagliarmi), di inventare i soliti John e Charlie e provare a farli vivere come newyorchesi doc.

Qui in gioco è la credibilità. Se un autore vuole creare una storia anche solo lontanamente verosimile, non può farlo attraverso scenari che non “padroneggia”. L’America scimmiottata dai romanzi di scrittori esordienti è farlocca come le maglie CK sulle bancarelle dei mercatini. Certo, ci sono eccezioni che confermano la regola, ma devono rimanere tali. Non è sufficiente leggere romanzi di scrittori americani o guardare tutte le serie televisive. Certe cose, l’ambientazione, l’atmosfera, i profumi, i suoni, devono avere uno spessore reale. E questo vale anche per i personaggi, ma lo vedremo più avanti.
Adesso vi starete chiedendo cosa c'entri tutto questo con la creazione di un romanzo fantasy. Già, perché qui parliamo di un mondo completamente inventato, che risponde a regole tutte sue.
E invece è la stessa cosa, direi.

Un mondo inventato deve essere credibile, tanto per tornare al paragrafo qui sopra. E la credibilità, come abbiamo già detto, nasce dalla profonda conoscenza, dall’essere un tutt’uno con gli ambienti che si frequentano. Un autore che si appresta a costruire un’ambientazione fantasy deve viverla, deve sentirla attorno a sé. Deve muoversi tra le vie delle città che inventa con la stessa facilità che trova nel proprio paese o quartiere. Non può perdersi, l'autore, perché è il suo mondo. E se decide di piegare alla propria narrazione la realtà, lo deve fare con consapevolezza, non per errore.

Anzi, oserei dire che il processo di formazione è ancora più difficile perché l’autore deve abituarsi a pensare come se le sue invenzioni fossero reali e come tali trattarle. Nessuno stupore quindi davanti a una scuola dove si studi la magia. Il lettore non dovrà avere l'impressione che i personaggi (riflesso dell'autore) appartengono a un mondo in cui non esistono edifici del genere. Il lettore deve essere nella storia, e l’autore al suo fianco, ma invisibile. Perché qui si nasconde uno dei primi errori in cui ogni autore può cadere: l’eccesso di informazione, o infodump. Dire al lettore quello che dovrebbe far percepire. Il mondo va fatto vivere, non raccontato. Altrimenti si palesa la finzione e la magia (della scrittura, questa volta) viene a mancare.

Un esempio?
Il nostro personaggio sta camminando per una lunga via, e la conosce bene. È la strada che percorre tutte le mattine per andare al campo che coltiva. Parlando con un suo conoscente non dirà mai: — Certo che è proprio lunga questa strada che ci porta da casa al lavoro, eh? (Quante informazioni tutte insieme!)
Certo, adesso qualcuno avrà riso. Eppure vi dico che non l'ho inventata. L'ho letta in un romanzo, non molto tempo fa. No, non vi dirò quale, scusate. Ecco, questo è dire troppo. Parlereste mai così? No di certo, perché vi guarderebbero decisamente male. Però, purtroppo, a volte è così che scriviamo.

Proviamo a riformulare:

Quella strada sembrava interminabile.
Ogni giorno avanti e indietro. Ogni santo giorno!
Erdin guardò il suo amico, silenzioso al suo fianco. E gli sorrise.
Questi sbuffò, poi alzò le spalle.
Evidentemente anche lui la pensava allo stesso modo.


Abbiamo detto la stessa cosa. Ma l'abbiamo vissuta attraverso i personaggi. In modo molto più reale che con un discorso diretto dal sapore irreale.

Detto questo, ecco che inventare un mondo diventa un processo lungo e intimo, un viaggio attraverso vie che l’autore modella passo dopo passo, aggiungendo tutti i dettagli, i colori, gli odori, i rumori… quando si inizia a scrivere tutto deve essere già deciso. Magari non al 100%, ma non esagero se affermo che nella testa dell’autore un buon 90% debba già essere costruito.
Tutto questo è avvenuto anche per Il Signore del Canto (Delos Books, 2009), sebbene sia un romanzo breve e le vicende siano limitate all’interno di una sola città. Ci ho camminato a lungo, respirandone l’atmosfera, incontrando i personaggi lungo i viali, iniziando a pensarmi uno di loro.

Ma da dove si inizia a creare un mondo? Se ambienterò un romanzo nella mia città non dovrò fare molti sforzi se non quello di documentarmi con più cura di quanto non faccia un cittadino qualunque. Ma dovendo iniziare a pensare un mondo tutto nuovo? C’è una regola precisa?

E qui torniamo all’inizio: non ci sono regole.
Consigli: ecco, qui magari ne possiamo discutere. C’è sempre spazio per i consigli, no?

Ognuno, quindi, inizi come meglio crede, da un nome, da una razza particolare (celebre una serie recente incentrata sul mondo degli Orchi), da un linguaggio (leggete se volete il romanzo Il Linguaggio Segreto di Ruth Nestvold, Delos Books, 2006), da un tipo di magia.
Nel mio percorso di formazione ho iniziato nel modo più banale (ma quello più frequente se è vero che uno scrittore per diventare tale deve leggere!): suggestionato da un romanzo che avevo appena terminato e che mi ha portato in un mondo talmente diverso dal nostro da incantarmi: Il Custode dell'Uomo (Nord, 1995) di Orson Scott Card (se non lo avete mai fatto, leggete anche Domani le Stelle, Mondadori, 1995). Mentre leggevo elaboravo e qualche settimana più tardi mi sono reso conto che era nato un altro scenario, il mio, pronto a essere completato da mille dettagli. E così nasce l'idea di una società in cui il potere maggiore è nelle mani delle donne, le di'erendis, antiche custodi di saperi arcani. La seconda idea, tra quelle portanti, viene da una mia passione: la lirica. E così, questa magia particolare che le donne del mondo de Il Signore del Canto padroneggiano con tanta abilità è il Canto, semplicemente.

Stabilito questo, viene il lavoro duro, quello che alcuni trovano noioso, altri estremamente eccitante. Il momento di mettere ogni dettaglio al proprio posto, iniziare quella conoscenza di cui parlavamo prima. Adesso l'autore deve tuffarsi e nuotare in una nuova realtà, diventarne un tutt'uno.
Fatene quello che volete del vostro mondo, non ha importanza. Iniziate dal cielo e finite dalle strade, dalle persone alle istituzioni. Non ha molta importanza. Quello che veramente conta è il grado di preparazione nel momento in cui scioglierete le dita e vi preparerete a iniziare a scrivere. A quel punto, nessun dubbio. Voi sarete in quel mondo, definitivamente. Iniziare senza questo lavoro preliminare equivale a fallire, a far muovere i personaggi tra le scenografie di un teatro da quattro soldi, fatte di cartone e pannelli ritagliati.

Noi invece vogliamo un mondo vivo. Con colori, odori, sapori. Gente che può muoversi liberamente perché dietro quell'angolo, sì, quello laggiù in fondo, non c'è il nulla, ma ancora una via, e altra gente, e palazzi, e tutto quello che deve esserci.

Quanto tempo ci vuole per tutto questo?
Be', questo è molto soggettivo. Io per esempio molti dettagli li fisso la notte, prima di prendere sonno, la mattina nel traffico, mentre faccio la spesa... qualche settimana senza dubbio. A volte qualche mese. Perché tutto questo prosegue mentre si prepara la scaletta ed ecco che passa altro tempo e... ho detto scaletta, vero? Ne parliamo un'altra volta, è meglio.

Ora c'è un mondo da creare.
Iniziate da una suggestione. Affiancate un'idea, magari un personaggio. E tuffatevi.
Vi aspetta qualche settimana di duro lavoro.
Se volete fare gli scrittori, ovvio. Sennò chi ve lo fa fare!

Articolo scritto da:
Alessio Valsecchi

La Nascita di un romanzo Fantasy - Parte 2
Articolo pubblicato il 18/05/2009


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