Libri > Notizie > Il viaggio de LaTelaNera.com alla scoperta dei segreti del successo di un genere come il fantastico apocalittico sta giungendo al termine. Oggi risponde per noi Claudio Vergnani
Il nostro Fabrizio Vercelli, giunto ormai quasi al termine del suo viaggio nel fantastico apocalittico ispirato a I vermi conquistatori, di Brian Keene, ha incontrato un disponibile Claudio Vergnani.
Modenese, ha esordito nel 2009 con Il 18° Vampiro, cui ha fatto seguito nel 2010 Il 36° Giusto, entrambi con Gargoyle Books. A settembre 2011 è previsto, per la medesima casa editrice, L’Ora più buia, a conclusione della trilogia.
[La Tela Nera]: Quali ritieni siano le motivazioni che portano il pubblico e gli stessi autori, ultimamente, ad avvicinarsi così tanto a opere di taglio horror, ma soprattutto apocalittico, non solo di narrativa e cinematografia, ma anche inchieste e documentari?
[Claudio Vergnani]: A volte le cose succedono per caso. La nostra è un’epoca che – per motivi vari sui quali molti hanno detto tanto, e meglio di come potrei dirlo io – indaga su antiche leggende, segreti (o pseudo tali) che aprirebbero il vaso di Pandora, congiure intergalattiche giunte ormai a compimento, meta letture della Bibbia, lasciti Templari la cui rivelazione scuoterebbe il mondo e chi più ne ha più né metta.
Gli esseri umani da sempre hanno bisogno di evadere dal quotidiano, sempre che il suddetto quotidiano assicura loro la pancia piena e un tetto sulla testa (e in effetti credo che il Terzo Mondo se ne sbatta altamente del catastrofismo, perché è evidente che lo vive ogni istante sulla propria pelle, e quindi coltiva fantasie opposte). La magia ormai è stata superata, l’ideale di un mondo giusto e unito, pure. La politica è ridotta ad un trogolo per maiali. La religione è stata umiliata e ridotta a poche trite frasi fatte.
Il desiderio (infantile ma viscerale) di molti è quello di un’occasione per fare tavola rasa. Per uscire dalla melassa dell’avvilimento, della disillusione, della vergogna per sé stessi, per superare la fine delle illusioni di una vita con un senso. Dal momento che però il Nuovo Inizio non potrà mai venire da noi (gli ideali, come dicevo, sono da tempo finiti giù per il cesso) ecco che una catastrofe planetaria potrebbe offrire – paradossalmente – la nuova frontiera dell’umanità. Pericoli e minacce finalmente chiari cui opporsi, con coraggio vero, visibile, per agire una volta per tutte senza più ambiguità.
[LTN]: Concordi ci sia una maggiore attenzione, e una maggiore profondità, per questi temi?
[CV]: Attenzione sì. Tanta. Profondità non so. Da ignorante, mi pare che il catastrofismo mediatico serva quasi solo a far guadagnare chi lo propone, o a destare interesse per gli ascolti. In letteratura, invece, suppongo che ci sia chi, in buona fede (forse lo stesso Keene) "preso" dalla tematica, sforna il meglio di sé. Letteratura e cinema propongono a tambur battente scenari da fine del mondo, spaventosi ma anche catartici per lettori/spettatori. Ognuno pensa che sarà tra i sopravvissuti a popolare un nuovo mondo (migliore).
La loro colpa è ignorare che la fine del mondo stia arrivando davvero, ma per cause vili e banali, che nulla hanno a che vedere con mostri (almeno non spaziali) e invasioni, che siano dal cielo o dal sottosuolo.
[LTN]: Se sì: pensi che gli autori horror e di fantascienza stiano in qualche modo cogliendo segnali d'allarme reali, oppure si tratta semplicemente di una tendenza del momento?
[CV]: I segnali, come dicevo, ci sono tutti, ma non sono i cerchi nel grano o i tanti tsunami e non è necessario decodificarli nell’arco di un’ora di film o di trecento pagine di libro. Basta guardarsi allo specchio.
La copertina de I vermi conquistatori di Edizioni XII:
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