Recensione
Che la fine abbia inizio

Che la fine abbia inizio: visiona la scheda del film Dovrebbero pagarmi.
Sul serio.
Ma non per scrivere recensioni eh, no, tranquilli.
Dovrebbero pagarmi per vedere dall’inizio alla fine delle discariche tossiche come questo film.
Voglio dire, in Svizzera pagano per testare nuovi medicinali sugli esseri umani. Sempre meglio che vedere Che la fine abbia inizio. Anzi, Prom Night (già il film è idiota oltre ogni possibile limite, mi rifiuto da ora in avanti di chiamarlo con il titolo italiano).
E una volta tanto mi accorgo di non essere il solo a pensarla così: il film totalizza un meraviglioso 3,9 su 10 su IMDB, per quel poco che conta un sito che nei top dieci film di sempre mette alcuni titoli francamente inguardabili.

Avrei dovuto capirlo immediatamente dalla sinossi e dai nomi coinvolti nell’operazione, farmi un giro di alcune recensioni americane e scopiazzare qualche riga innocua. Invece no, voglio mantenere intatto e inattaccabile il dubbio merito di aver sempre visto fino alla fine tutti i film recensiti. E così eccomi qua, reduce da un’ora e mezza di pura inettitudine. Come carta vetro di grana grossa strofinata direttamente sulle pupille, senza poter sbattere le palpebre nemmeno una volta.

I più smaliziati (o i meno scemi, fate voi) potrebbero capire già tutto guardando distrattamente alcuni dati di produzione: il regista ha in curriculum una sfilza immane di produzioni televisive (Dr House, Alias, CSI, Nip/Tuck, ER, fate voi, la lista è lunga) mentre lo sceneggiatore ci ha regalato immortali capolavori da dopolavoro ferroviario quali Desert Vampires o The Covenant. In altri zone più civilizzate gente simile finirebbe a girare hamburger nei McDonald, in occidente vengono premiati con 18 milioni di dollari circa di budget e il pubblico ripaga i loro sforzi con più di 40 milioni di dollari di incasso fino a ora.

La pellicola è un ibrido di situazioni già straviste fino alla nausea e in questo è probabilmente da identificarsi la ricetta per il successo: dai a un pubblico già svagato e distratto l’occasione di disattivare ulteriormente il cervello, di abboffarsi di pop corn e gonfiarsi di coca cola, di sorridere e sobbalzare come marionette telecomandate nei punti previsti, e il pubblico, confortato da una visione che conferma i quattro dati mentali, uscirà contento dall’ennesimo divertimento spensierato dopo una dura giornata di lavoro, ricaricato, coi brividini innestati nei posti consueti, zero domande e la fantasia sedata una volta di più.

Sono sempre stato disposto a parlar e confrontarmi su ogni pellicola e capisco, vi giuro che capisco per esempio chi, al contrario del sottoscritto, odia i lavori di M. Night Shyamalan o chi, sempre al contrario mio, ama le pellicole di Rob Zombie. Capisco. Ma una porcheria come Prom Night livella ogni tipo di discussione e confronto e mi pone in una posizione di forte pregiudizio verso le persone cui sia riuscita piacevole questa pellicola.

L’opera di Nelson McCormick è piatta nel progredire della trama, con il consueto e banale gioco del divide et impera qui aggravato da decisioni dei personaggi ancora più stupide del solito, non tenta nemmeno di descrivere una figura di killer memorabile, risparmia il sangue al decilitro e sembra girata con gli avanzi dei peggio slasher degli ultimi 30 anni.
Con molti sforzi, riesco di solito a salvare qualcosa da ogni film, in virtù di una insana passione voyeuristica: se lo script fa pena conservo magari il ricordo di qualche costume o scenografia, oppure a fronte di una regia inetta tendo a esaltare alcuni dialoghi o passaggi di trama e ancora, quando tutto sembra demente, ricordo la recitazione di un attore o la colonna sonora azzeccata.

Ma guardarsi intorno in Prom Night e cercare qualcosa di salvabile è come cavare sangue dalle pietre. E dire che non ci aspettiamo molto da questo tipo di pellicole, giusto? Ci bastano un gruppo di ragazzi con i quali sviluppare almeno una tenue empatia prima che vengano massacrati, un killer con qualche elemento che lo renda memorabile, qualche spavento veicolato con i soliti giochini di apparizioni improvvise e volume alzato a caso e alcuni omicidi esteticamente gradevoli e fantasiosi.
Eppure nulla di tutto questo accade mai in questi 88 minuti di noia letale: latita la suspense, latitano gli effettacci, latita la violenza, latita qualsiasi cosa.

Non latita però il razzismo, veicolato nell’inimitabile american way, attraverso un doppio meccanismo che in questo film è particolarmente esplicito ma che è endemico a parecchio horror. I ragazzi “buoni e bravi” hanno come amici una coppia di colore, fatto che rafforza il loro essere liberal e intelligenti, mentre le puttanelle cheerleaders naturalmente si accoppiano solo con i gorilla quaterbacks ariani. E già questo è un tipo di scrittura criptorazzista come poche, ma quando poi mi fai vedere che in pieno pericolo i due neri non resistono al richiamo della jungla e vanno a fare sesso in camera, allora torniamo davvero indietro di qualche secolo.

E il film è tutto un susseguirsi di scenette che o urtano apertamente la nostra intelligenza (esemplare tutto il finale) o sembrano un episodio di Dawson Creek leggermente più tenebroso e sanguinario. Sono questi i figli bastardi di Scream e per quanto ho amato quel film mi sono comunque ritrovato a desiderare mille volte che non fosse mai stato girato, vista l’insana progenie.

Non potete chiedermi di preoccuparmi della vita di questi quattro ragazzotti se prima non spendete almeno alcune scene e linee di dialogo a tentarne una trasformazione da figure bidimensionali a parvenze di personaggi. Né, purtroppo (e qui risiede l’ultimo, mortale difetto di questo spreco di tempo e lavoro) riusciamo a tifare per il maniaco: ok, vorrei davvero che l’intero college venisse devastato da uno stampede di gnu, ma tifare per un mentecatto come quello interpretato dal povero Johnathon Schaech no, non ce la faccio.
Non cominciamo nemmeno a parlare di cose come recitazione, scenografie o altri dettagli tecnici perché sono inesistenti. Particolarmente fastidiosa la musica, che parte male con una odiosa canzoncina iniziale e peggiora lungo tutto il film.

Unico raggio di sole la purtroppo brevissima apparizione della splendida Ming-Na che alcuni di voi ricorderanno da ER.

Siamo arrivati al livello zero, questi produttori si sentono autorizzati di mettere in scena e continuare a finanziare una serie di pellicole che fanno sembrare Uwe Boll il futuro del cinema, e i dati danno loro ragione.

Finché film come Prom Night incasseranno più di 40 milioni di dollari a fronte di meno della metà del costo, dovrete rassegnarvi a vedere quasi solamente pattume di questo tipo. Auguri, esce in sala da noi in estate, che è evidentemente considerata la discarica dell’horror: 11 luglio.
[recensione originariamente pubblicata il giorno 28-05-2008]

Titolo: Che la fine abbia inizio
Titolo originale: Prom Night
Nazione: USA
Anno: 2008
Regia: Nelson McCormick
Interpreti: Brittany Snow, Dana Davis, Jessica Stroup, Scott Porter, Collins Pinnie, Kelly Blatz, Idris Elba, Johnathon Schaech

Recensione del film Che la fine abbia inizio
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 28/11/2009


La copertina del libro Per chi è la notte (Storie dal NeroPremio)

ABISSO è la newsletter di La Tela Nera

La copertina del libro Figlio del tuono (Storie dal NeroPremio)

Concorsi letterarii in Italia

La classifica dei 10 serial killer più famosi

Simboli Esoterici: significato, origini e uso

Misteri e storie incredibili

Le più spaventose leggende metropolitane

I 10 animali più velenosi al mondo

Il malato mondo dei serial killer

I peggiori disastri della storia umana

Disclaimer e Diritti | Recapiti e Contatti | Questo sito usa i cookie: consulta le nostre privacy policy e cookie policy