Recensione
Silent Hill

Silent Hill: visiona la scheda del film Chi vi scrive odia più di qualsiasi altra cosa, nel campo delle recensioni cinematografiche, il sistema dei voti e delle stellette. Ogni volta che sono stato obbligato a usarlo l’ho fatto controvoglia e convinto che un prodotto non possa venire compresso in un numero da 1 a 10, persino nei migliori dei casi.
Figuriamoci in occasione di un film come questo Silent Hill che si presenta così contraddittorio nella resa qualitativa delle sue singole parti da rendere impossibile un voto globale se non attraverso una approssimazione così grande da risultare implausibile.

Non stento a credere che il duo formato da Cristophe Gans (Il patto dei lupi) e Roger Avary (Le regole dell' attrazione, La leggenda di Beowulf) abbia speso intere settimane chiuso in albergo a giocare i vari episodi della serie ma ciò ha creato effetti diametralmente opposti sul lavoro dei due artisti. Mentre Gans è riuscito a catapultarsi in pieno nelle nebbiose location assicurando una fedele trasposizione di personaggi, mostri, interni, esterni e avvenimenti chiave così non è successo ad Avary che ha fornito la prova più opaca della sua carriera.

Ci troviamo di fronte alla classica dicotomia comune a molte pellicole di questo tipo, cui a una cornice spesso mozzafiato ed emozionante non corrispondono contenuti adeguati.

Cristopher Gans è in possesso di uno stile ricco, eccessivo e visionario che da sempre pone l’accento sull’atmosfera rispetto alla plausibilità. Il trio regista-direttore della fotografia e scenografa svolge un ottimo lavoro dando vita a una serie di ambienti da incubo ben differenziati fra loro che faranno esultare di gioia i fan della serie videoludica, con ampio uso della palette cromatica e sfruttando a piene mani alcune risorse del digitale.

Meno bene i mostri di Patrick Tatopoulos che, seppur in netto miglioramento, appare ancora troppo legnoso e artificiale in certe soluzioni. Se l’arrivo di Pyramid Head e di altre note creature della saga verrà salutato con un boato dagli aficionados, è anche vero che l’uso eccessivo di computer graphic lascia ancora dubbiosi, in attesa di reali progressi tecnologici delle macchine e dei software impiegati. Un plauso comunque per il netto passo avanti rispetto a certe opacissime prove del passato.

Cosa allora non funziona in una pellicola che è una gioia per gli occhi e che riesce a creare un’ottima atmosfera sospesa fra orrore e tensione?

Gran parte dei difetti sono imputabili allo script, con Gans e Avary che da un lato non si preoccupano di rendere comprensibile la vicenda a chi non abbia mai giocato il tutto e dall’altro canto affollano la sceneggiatura di una serie di infodump veramente eccessivi che servono in realtà solo ed esclusivamente ai feticisti della storyline videoludica.

L’abisso più nero si raggiunge con i dialoghi, fra i più brutti, banali e ridicoli nella recente storia dell’horror e chi, come il sottoscritto, fosse andato a vedere Silent Hill più per il nome di Avary che per quello di Gans uscirà dalla sala incapace di credere a una simile caduta di stile.
Esigere dal pubblico più di 120 minuti di completa attenzione fra assenza di motivazioni, informazioni semi-criptate, continue dissolvenze al culmine delle scene più interessanti e frasi da fumetto di serie Z (per non menzionare il numero di volte, penso sia un record, che la madre ripete il nome della figlia) è veramente troppo e ridurre il tutto di almeno 30 minuti avrebbe reso il film più compatto e memorabile.

I primi due terzi non sono altro che il continuo, classico (e noioso) vagare dell’eroina di turno (interpretata da Radha Mitchell, Pitch Black, La città verrà distrutta all'alba) attraverso alcune situazioni e atmosfere da brivido senza che però accada molto o ci venga spiegato alcunché mentre nell’ultimo terzo della pellicola arriva inarrestabile un pesante overload di dati, fra flashback e climax che rischiano continuamente di cadere nel ridicolo ma che offrono anche una splendida epifania macabra come non se ne vedeva da qualche tempo.

Si ha la netta impressione che lo stile barocco di Cristopher Gans, una volta che riuscirà a essere controllato tramite una sceneggiatura adatta, saprà donarci qualche lavoro di peso all’interno del cinema horror, per ora continuiamo a considerarlo una eterna promessa che con questo Silent Hill ha saputo comunque regalare al pubblico una delle migliori trasposizioni da video game, indicando la via per i prossimi lavori di questo genere.


Titolo: Silent Hill
Titolo originale: Silent Hill
Nazione: Francia, USA, Giappone
Anno: 2006
Regia: Christophe Gans
Interpreti: Radha Mitchell, Laurie Holden, Sean Bean, Deborah Kara Unger, Tanya Allen, Christopher Britton, Kim Coates

Recensione del film Silent Hill
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 23/06/2006


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