Recensione
Heartless

Heartless: visiona la scheda del film Un buon cast e una atmosfera efficace sono sufficienti a motivare la visione di un film, in particolare a fronte di uno svolgimento caracollante, svolte prevedibili e un finale (dettato da una filosofia di base) che rasenta l'insopportabile?
Non so voi, ma nel caso di Heartless a me basta e avanza.

Sopporto l'ennesimo, triste tentativo di razionalizzare e motivare orrore e paure, dimentico le inutili catarsi e conciliazioni, lascio perdere il budget ridotto e un digitale che spesso non convince e mi tengo stretto le atmosfere e tutto quel che si costruisce fino a dieci minuti dalla fine.

Che non è poco, perché l'est di Londra messo in piedi dal regista Philip Ridley e soci, con i suoi esterni simili a zone di guerre o a territori alla Spider e i suoi interni tappezzati color entropia, con torme gi ragazzi ostili e demoni dediti a evocazioni violente e caotiche ricorda da vicino il Red Hook di H. P. Lovecraft.

La figura del santone-profeta del Caos, in aggiunta, continua a riverberare lovecraftianerie assortite, così come i demoni rettiloidi incappucciati che bruciano gente a caso e impazzano, ghoul ululanti, fra cimiteri e sobborghi che somigliano a camposanti. Ciò fa piacere se si pensa che di solito non appena si nomina Lovecraft i registi chiamano subito, allarmati, gli effettisti speciali chiedendo tentacoli, gente anfibia e squame assortite.

In Heartless invece abbiamo un curioso ibrido fra, appunto, Lovecraft e Clive Barker, con una mediocre favoletta faustiana che fino a un certo punto ci evita le solite pedanterie sul prezzo troppo pesante da pagare e che, quando alla fine lo fa, diventa roba così evidente e scontata che confido nella vostra capacità si interrompere la visione e conservare il meglio.

Jim Sturgess ci mette del suo per dar vita al tristo e angstoso Jamie, ma le frecce espressive nella sua faretra attoriale non sono poi tante e ci dobbiamo accontentare di due o tre espressioni di circostanza, volendo anche efficaci ma non straordinarie.
Otteniamo qualcosa di meglio quando a inizio ripresa entra in campo Eddie Marsan che subito falcia tutti a gamba tesa e si schiera in attacco a petto nudo e ghigno scoperto: eccolo, il nostro Nyarlathotep cockney, con tanto di esotica ed enigmatica ancella, pronto a proporre un confuso contratto allo sfigato Faustus di turno, contratto che diventerà presto caotica carta straccia per tutti tranne che per il confuso protagonista.

E Ridley è bravo a evitare le secche della eccessiva serietà, del credersela troppo e si mostra lesto a passare dai pauperointerni della setta, che richiamano mistica orientale e crowleyanesimo by the Thames, al salotto buono di Jamie quando riceve la visita del burocrate demoniaco che, con tanto di portatile in pelle di coccodrillo (!!!) e bastoncino rabdomantico che lo aiuta a trovare armi, allenta la tensione e devia verso il grottesco e l'ironico, tanto per farci respirare un po' prima della ripresa della crisi.

Il “male” paga eccome, arrivano donne e felicità in cambio di qualche sacrificio e una spruzzata di incubi morali, i teen-gangsta-demoni dilagano per una Londra sempre più in rovina e...
Ed è proprio qui che lo scrittore Ridley (il regista Ridley ha meno colpe) cala le caosbrache e cerca di sbrogliare tutti i fili secondo i moderni dettami del finale spiegone, quelli dettati al tempo da Voltaire e Diderot e amati alla follia da allora dal pubblico che necessita di generi, compartimenti, caselle e un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto.

Peccato, avremmo preferito vedere Londra squamizzata e sommersa, messa a ferro, fuoco e zanne e dobbiamo invece accontentarci di cattoliche redenzioni, confuso paternalismo e fotografia con tanto di calza sull'obbiettivo, sogni con luci gioiose e soffuse e riconciliazioni che hanno il sapore del troppo poco, troppo tardi.

Meglio tagliare e dimenticare, quindi, e tornare sul tetto del palazzo aspettando, insieme a Eddie Marsan, che attacchino i Clash e che Londra inizi davvero a bruciare invece che (rim)piantare petunie d'amore in giro per i suoi verdi parchi.

Heartless: da vedere, senza sperare nel capolavoro.


Recensione originale apparsa il 21/01/2011 su Malpertuis, il blog ufficiale di Elvezio Sciallis.


Titolo: Heartless
Titolo originale: Heartless
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2009
Regia: Philip Ridley
Interpreti: Jim Sturgess, Clemence Poesy, Noel Clarke, Timothy Spall, Luke Treadaway, Justin Salinger, Fraser Ayres, Ruth Sheen

Recensione del film Heartless
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 30/01/2011


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