Recensione
Hostel 3

Hostel 3: visiona la scheda del film Il regista Scott Spiegel butta via negli 88 minuti di Hostel Part III qualsiasi occasione riflessiva, critica, o di pensiero legata al tema dell'odio nell'uomo, rendendo la pellicola, uscita direttamente in DVD, come la perfetta conclusione dell'inutile triade di Hostel, inaugurata da Eli Roth nel 2005.

Un film appartenente al sottogenere cosiddetto torture porn potrebbe essere una buona occasione per portare avanti una riflessione su questo tema, sulle sue multiformi estrinsecazioni e varianti, sulle sue origini e sulle possibili modalità di poterlo rappresentare in un modo socialmente condiviso e fruttuoso.

In questo senso Martyrs di Pascal Laugier o Funny Games di Michael Haneke, vanno precisamente in questa direzione, poichè descrivono ciò che Hanna Harendt ha definito la "banalità del male" (riferendosi alla follia nazista).

Spiegel no. Ma d'altra parte cosa vogliamo attenderci da un filmaker che da anni frequenta il lato più easy e business-oriented dell'horror da intrattenimento holliwoodyano? Non certo la profondità di un Haneke, appunto, che riflette sull'odio e sull'aggressività umana con un cipiglio sempre molto filosofico.

Non credo sia infatti un caso che Spiegel (Terrore senza volto, Dal tramonto all'alba 2: Texas sangue e denaro) ambienti questo pacchianissimo e indigeribile Hostel Part III a Las Vegas, patria dell'effimero statunitense, un effimero mescolato, con ambiguità tutta americana, a un puritanesimo che fa sì che nel film una delle vittime immolate dai torturatori sia vestita da cheerleader.

Questo è l'immaginario perturbante yankee odierno: una cheerleader ricoperta di scarafaggi tropicali.
Notevole contrasto, no?

Un pò come quello delle fontane in stile Versailles di Las Vegas, ma collocate in mezzo al deserto.
Wow.

Ogni tanto Spiegel cerca di scimiottare Martyrs, ma con effetti solamente comici, vedi la sequenza dello scorticamento facciale, che rimanda alla tortura finale della pellicola di Laugier, ma attraverso modalità penosamente imitative.

Il regista, come già accennato, in Hostel 3 punta tutto sul contrasto, come dimostra un montaggio iper-alternato che oscilla continuamente tra esterni rutilanti di casinò, bottiglie colorate di Bourbon e culi sodi di lapdancer, e i bui corridoi della sede dell'Elite Hunting Club. Un contrasto che diventa completamente fine a se stesso, e che ci fa molto presto venir voglia di spegnere tutto e andarcene a fare una salubre passeggiata in montagna, in un giorno di sole.

Diciamo pure che quello di giustapporre inquadrature dalle differenti luminosità (contrasto, appunto) rimane l'unica arma a disposizione di un filmaker le cui braccia sono state sottratte purtroppo all'agricoltura, area professionale che dai suoi bicipiti avrebbe tratto molti più vantaggi che non quella del cinema.

Un esempio?
Spiegel non è neppure, e seppur vagamente in grado di rendere l'atmosfera carceraria dei sotterranei in cui sono imprigionate le vittime del Club. Non ha mai visto un film carcerario, quindi? Da dove si ispira? Da Il Miglio Verde, forse? Probabilmente.

Inutile dire che se i talenti estetici del nostro sono quelli di cui stiamo facendo la cronaca, la conduzione degli attori è una roba da pubblicità serale, anzi magari quella è anche più raffinata.

Attori che sembrano merluzzi affumicati su un bancone di pescivendolo decorato da addobbi e luminarie natalizie. Volete il capitone? Ecco a voi dunque Brian Hallisay (Privileged), il più affumicato di tutti.

Gli altri seguono a ruota: Thomas Kretschmann (Dracula 3D, Resident Evil: Apocalypse), Sarah Habel (The Butterfly Effect 3: Revelations), Kip Pardue (Stag Night), John Hensley (Shutter - Ombre dal passato, Denti), Evelina Oboza (The Box - C'è un regalo per te...), Chris Coy (True Blood).

Tutti pesci gelidi e smorti, incartati in una sceneggiatura (di Michael D. Weiss, The Butterfly Effect 2, Leggenda mortale) vuota virante in un finale che tenta di alzare il tono dell'umore dello spettatore trasformando il torture porn in film d'azione e sparatorie, per salvarsi agli sgoccioli.

La partita è tuttavia comunque persa, e il rendiconto finale tra i due amiconi sembra presa da un vecchio telefilm di Starsky&Hutch, uno di quelli venuti peggio, però.

Hostel Part III: zero "pensoso" e molto penoso, un film che non merita affatto la nostra attenzione, se non per motivi di filologia.


Recensione originale apparsa il 18/12/2011 su Ulteriorità Precedente, il blog di Angelo Moroni.


Titolo: Hostel 3
Titolo originale: Hostel Part III
Nazione: USA
Anno: 2011
Regia: Scott Spiegel
Interpreti: Thomas Kretschmann, Kip Pardue, John Hensley, Skyler Stone, Kelly Thiebaud, Sarah Habel, Barry Livingston, Wendy Aaron, Alicia Vela-Bailey

Recensione del film Hostel 3
Recensione scritta da: Angelo Moroni
Pubblicata il 22/12/2011


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