Recensione
Mutants

Mutants: visiona la scheda del film Il fatto che il cinema horror francese goda di ottima salute non significa certo che anche da quelle parti non si girino film derivativi e banali, come questo Mutants.

La pellicola diretta da David Morlet parte da ottime premesse nel primo terzo per poi avvitarsi sempre più in caduta libera e scegliere di proseguire lungo svolte e contenuti già testati da centinaia di altre opere simili finendo con il confluire nell’immenso, indistinto mare dei quattrocento zombie a ostacoli.

Lo sceneggiatore Louis-Paul Desanges (già visto all’opera poco tempo fa su Vertige) azzecca lo spunto iniziale: raddoppia la posta comune a gran parte dei film zombie (il nemico non sono tanto i morti viventi quanto noi stessi, le nostre divisioni, la nostra incapacità a collaborare persino quando ne va della vita) e butta sul piatto dell’assedio noi-loro il legame fra Sonia e Marco, l’infezione mortale di lui e quella vitale di lei.

Sospinto da questa ottima partenza ai blocchi, il corridore Mutants se la cava benino fino a quasi metà percorso, salvo poi ritrovarsi in vistosissimo debito d’ossigeno: la situazione dei due, intrappolati da soli nell’enorme edificio, diventa ben presto priva di sb(l)occhi narrativi degni di nota e sceneggiatore e regista sono obbligati a muovere altre pedine, sperando che accada qualcosa.

E qualcosa accade nel senso che il film viene raggiunto e inglobato a metà corsa dal gruppone delle normali, ordinarie storie di "zombie contro umani" e da lì non riesce più a ritrovare la forma atletica e mentale per distanziare nuovamente gli inseguitori, finendo irrimediabilmente assimilato fino alla fine. E quindi via con le solite dinamiche fra l’eroina e i cattivoni di turno e fra entrambi e i mutanti assedianti, con le prevedibili scene di cattiveria e vessazione nei confronti di Sonia, le altrettanto scontate morti dei personaggi minori, l’obbligatoria dose di azione e splatter fino all’inevitabile trasformazione di Sonia nell’epica e dura eroina di turno.

Il che non significa che la pellicola diventi qualitativamente orrenda e che non ci siano momenti interessanti nella sua seconda parte, ma rimane il rammarico di fronte a una situazione iniziale che poteva proseguire lungo sentieri meno esplorati.

Ad alzare di una tacca il livello dell’attenzione e del giudizio finale c’è anche l'ambientazione dell’intera vicenda, con la mossa azzeccata di avventurarsi fra montagne innevate alla ricerca dell’Overlook Hotel giusto per l'occasione. Ricerca che si conclude nello spettrale e mastodontico complesso che offre le stanze e i sotterranei giusti per giocare prima la partita a due fra Sonia e Marco e poi l’ammucchiata fra zombi e umani: un plauso allo scenografo e a chi ha scovato la location.

Aggiungete al mix un buon cast nel quale ognuno riesce a incarnare con professionalità il ruolo affidato, le solite riprese parkinsoniane dalle quali non riusciremo più a liberarci, temo, e una certa overdose nel reparto simbolico e potrete più o meno farvi l’idea di cosa vi attende.

D’accordo che da parecchio tempo l’eroina di questi film deve essere, oltre che amazzone guerriera, anche inevitabile portatrice di vita e speranza in un mondo “maschile” devastato dal morbo dell’autodistruzione, ma sovraccaricare il personaggio Sonia con l’accumulo di donna+medico+gravidanza+immunità pare davvero troppo.

Titoli e cineasti di riferimento vari li potete indovinare da soli senza che stia a fare il pedante nominadoli uno per uno, potete invece star tranquilli che, trattandosi di pellicola francese, il sangue verrà spruzzato sui muri con maggior cura e occhio per l'impatto estetico delle varie emogoccioline, le donne verranno sottoposte a una dose standard di vessazioni maggiore rispetto alla media e i protagonisti maschi avranno spesso sfumature fra il sardonico, lo spaccone e l’ironico.

Pellicola buona per i completisti, per gli amanti dell’horror francese senza se e senza ma, per chi se ne frega di cambi di psicologia immotivati e per chi riesce a godersi scenografie ben fotografate abitate da personaggi privi di grande spessore.

Mutants è un discreto zombie-porridge della sera prima riscaldato a dovere, insomma, ma sapete che oltralpe usano un sacco d’aglio e condimenti, quindi anche lo scarto del giorno precedente, o meglio, dei ventotto giorni prima, può diventare comunque apprezzabile.
O indigesto, a seconda di come siete abituati a tavola.


Recensione originale apparsa il 19/04/2010 su Malpertuis, il blog ufficiale di Elvezio Sciallis.


Titolo: Mutants
Titolo originale: Mutants
Nazione: Francia
Anno: 2009
Regia: David Morlet
Interpreti: Hélène de Fougerolles, Francis Renaud, Dida Diafat, Marie-Sohna Conde, Nicolas Briancon

Recensione del film Mutants
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 29/07/2010


La copertina del libro Il sogno del buio (Storie dal NeroPremio)

ABISSO è la newsletter di La Tela Nera

La copertina del libro Per chi è la notte (Storie dal NeroPremio)

La copertina del libro Figlio del tuono (Storie dal NeroPremio)

La classifica dei 10 serial killer più famosi

Simboli Esoterici: significato, origini e uso

Misteri e storie incredibili

Le più spaventose leggende metropolitane

I 10 animali più velenosi al mondo

Il malato mondo dei serial killer

I peggiori disastri della storia umana

Disclaimer e Diritti | Recapiti e Contatti | Questo sito usa i cookie: consulta le nostre privacy policy e cookie policy