Recensione
Frozen

Frozen: visiona la scheda del film Frozen, innovativo survival-horror di Adam Green (Hatchet) è molto interessante e originale nel suo genere.

Il film è terribilmente claustrofobico, nonostante le location assai suggestive che rimandano il nostro sguardo su grandi spazi aperti, e nonostante la bellissima fotografia di Will Barratt che immortala tutto questo con tonalità molto struggenti. Alcune sequenze sono un vero pugno nello stomaco per uno spettatore che deve necessariamente condividere il senso di impotenza dei protagonisti, nonchè l'impressione generale di inesorabilità cui li ha costretti un destino che diventa per loro una vera trappola.

Alcuni recensori statunitensi hanno associato il film a Open Water di Chris Kentis (2004), parallelismo che risulta un po’ sopra le righe, nonostante l’analogia di base dei due soggetti. Qui infatti Green sviluppa lo script attraverso una modalità registica che associa abilmente il genere horror ad accenti poetico-narrativi derivati dal genere “drammatico” (in senso quasi hitchockiano), con un occhio assai attento all’estetica, elemento non così presente in Open Water.

Sul piano tecnico Green utilizza quasi esclusivamente campi medi e soprattutto primi piani dei tre protagonisti, inquadrature fisse con le quali il regista aggancia saldamente l’identificazione emotiva dello spettatore, costretto a guardare “dritta in faccia” l’angoscia montante dei tre sopravvissuti, senza mai poter “guardar fuori dalla finestra”, per tirare un sospiro di sollievo, quand’anche momentaneo. Ciò accade perché noi che guardiamo siamo già “fuori dalla finestra” insieme a Parker, Dan e Joe, ma questo “fuori” non è sinonimo di “libertà” bensì di vuoto, un vuoto che annega il nostro Immaginario inteso come cifra costitutiva della nostra Identità.

Frozen può essere visto come un tentativo di rappresentare il Reale, di per sé irrappresentabile, perché tendente a coincidere asintoticamente con la Morte. Una morte, come una Natura, sempre così vicine a noi umani: Morte e Natura, due elementi che ci attraggono ipnoticamente come un buco nero astronomico, ma che sono al contempo lontani, non esperibili ed esprimibili attraverso una rappresentazione che sia umanamente comunicabile.

La pellicola parla di tutto questo, in un modo asciutto, semplice, e, appunto, poetico. Un modus operandi del regista che certo farà storcere il naso agli amanti del gore a tutti i costi (sebbene le poche scene gore presenti non le dimenticherete tanto facilmente), ma che spinge comunque il genere a noi caro, ad esplorare nuovi territori di visioning.

Frozen: un film da vedere, anche per discutere di cinema horror.


Recensione originale apparsa il 17/04/2010 su Ulteriorità Precedente, il blog di Angelo Moroni.


Titolo: Frozen
Titolo originale: Frozen
Nazione: USA
Anno: 2010
Regia: Adam Green
Interpreti: Kevin Zegers, Shawn Ashmore, Emma Bell, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Adam Johnson, Kane Hodder

Recensione del film Frozen
Recensione scritta da: Angelo Moroni
Pubblicata il 01/05/2011


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