Recensione
Salvage

Salvage: visiona la scheda del film Ormai è un fatto conclamato: in campo di produzioni horror il Regno Unito sta volando alto.
Vola alto proprio in piccole produzioni come questo Salvage, girato a costo irrisorio fra gli scarti di set di serial TV in disarmo: una pellicola indipendente che non dice nulla di nuovo su paranoia, isolamento, panico, potere militare, assedio, privacy e sicurezza, ma questo "nulla di nuovo" è raccontato, per almeno due terzi del film, con ottima gestione e consapevolezza dei mezzi (limitati) e veicolato attraverso scelte di cast azzeccate e funzionali.

Aggiungete al tutto due o tre svolte di trama non del tutto prevedibili e standard e avrete di fronte il classico titolo medio da vedere e raccomandare in giro agli appassionati di certe situazione e perfettamente adatto anche a chi non è abituato a masticare zombie, mutanti e frattaglie ogni secondo della sua vita.

Il principale pregio del film, almeno per il sottoscritto, risiede nei due protagonisti (Beth e Kieran) e nelle loro psicologie.
Aprire la porta della camera da letto e vedere scopare (per altro molto realisticamente e senza spararsi le pose) due attori come Neve McIntosh e Shaun Dooley, con la loro pancetta, il tono muscolare non esattamente da campione olimpico, calvizie e borse sotto gli occhi, beh, risveglia il mio interesse e lavora a favore della suspension of disbelief, specie quando di solito se aprite quella porta trovate invece il classico fighetto palestrato biondo sopra la figona di plastica di turno, tutti ben pettinati e con l'alito che sa di dentifricio alla fragola anche attraverso lo schermo.

Ecco, partendo così già mi si rizzano le antenne e mi interesso moto di più alle vicende di questa donna che, pentita dall'essersi buttata sulla carriera, sogna figlia e famiglia ospitando nel suo letto una serie impressionante di nullità, in un circolo infinito dal quale piacerebbe uscire se non fosse così difficile e costoso farlo. Da lì, appena il tempo di visibiliare per la coraggiosa gestione che la McIntosh ha del suo trentasettenne corpo ed ecco che vengo nuovamente sorpreso e trascinato in altra direzione: poliziotti rudissimi e zerocomunicativi che cacciano tutti quanti in casa senza tante preghiere e un orientale blastato nel cortile di casa come se fosse normale routine.

Cosa succede?
Difficile capirlo, ma l'attenzione si sposta di nuovo sulla McIntosh e su un attore di grandi capacità come Dooley.
Avendolo osservato come padre incattivito e violento di Eden Lake e poliziotto corrotto e sadico nella trilogia di Red Riding, appena l'ho visto spuntare in Salvage mi sono preparato a qualche tipo di personaggio sulla falsariga delle due precedenti interpretazioni: Dooley invece tira fuori dal cappello un'altra ottima prova ma di segno quasi opposto, in un ruolo che mi ha sorpreso per qualità e accuratezza psicologica.

Accuratezza che ben si accosta al buttare di fronte alla camera corpi men che perfetti, in quanto descrive animi pieni zeppi di difetti, meschini ed egoisti. E io mi appassiono ancora di più alle vicende di due figure che diventano sempre di più persone invece che pupazzi ben palestrati e abbronzati.

Il budget minimo impone gestione della tensione all'interno di due o tre ambienti e tutto fila liscio per buona parte della pellicola, con gestione realistica delle scene di violenza e delle conseguenze di questi atti, qualche inquadratura interessante e le giuste escursioni fuori casa.
Frizioni e riconciliazioni fra i due sconosciuti Beth e Kieran fanno parte della manualistica base delle situazioni d'assedio, ma vengono gestite di nuovo con grande professionalità, di rivelazione in contrasto, di abbraccio in sorriso.

Giochiamo insomma dalle note parti di un Right at your door mischiato con qualche spruzzata di George A. Romero, ottimo materiale di partenza che assicura da un lato facile riconoscimento da parte dello spettatore e dall'altro possibilità di operare variazioni interessanti su uno spartito solidissimo e già suonato centinaia di volte.

Il tutto veicolato senza le ormai abituali, fastidiose intromissioni a livello di colonna sonora troppo invadente (anche qui comunque, quando interviene è talvolta anticipatoria) e montaggio da piantagione boliviana, cercando di tenere sangue e violenza quasi sempre nei limiti della visione laterale: operazioni di minimalismo che aiutano la crescita di tensione e paranoia.

Qualche problema spunta nell'ultima parte del film, con il cambio di marcia e setting imposto dal ricambio/perdita delle pedine in gioco.
L'azione diventa più confusa, l'uscita di casa provoca calo di tensione e la comparsa del "mostro" (per quanto realizzata in maniera decente attraverso il make up ed evitando le potenziali secche del CGI a basso budget) uccide mistero, sospetto e paranoia, scagliandoci a peso morto verso una trattazione più banale.

Per fortuna il finale contribuisce a riabilitare in qualche misura gli ultimi venti minuti e usciamo da questa suburbia terrorizzata e militarizzata con la sensazione che gli autori inglesi abbiano ancora parecchio horror di buona fattura da offrire nei prossimi anni.

Salvage: non fatevi scappare questo gioiellino.


Recensione originale apparsa il 16/04/2010 su Malpertuis, il blog ufficiale di Elvezio Sciallis.


Titolo: Salvage
Titolo originale: Salvage
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2008
Regia: Lawrence Gough
Interpreti: Neve McIntosh, Shaun Dooley, Linzey Cocker, Trevor Hancock, Kevin Harvey

Recensione del film Salvage
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 16/04/2010


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