Recensione
Codice: Genesi

Codice: Genesi: visiona la scheda del film Ci sono molti elementi dentro Codice: Genesi (The Book of Eli) che mi hanno fatto partire favorevolmente prevenuto, convinto di potermi gustare l'ennesimo apocafilm (gli statunitensi sentono il fiato del 2012 sul collo e ci vanno pesanti con disastri e post-disastri) di media qualità arricchito però da elementi di pregio. Datemi un qualunque lungometraggio con Denzel Washington, Gary Oldman e Jennifer Beals e, ecco, mi avete già convinto. Ficcateci dentro Tom Waits libero di gigioneggiare nel suo negozio di carabattole e divento fan numero uno. Inseriteci dentro una spassosissima coppia di American Gothic invecchiati, pazzerelli e con il divano pieno di armi e allora basta, il mio portafoglio è vostro.

Purtroppo non avevo tenuto conto di (anzi, proprio non avevo proprio notato) un "particolare" in grado di rovinare al momento della cottura tutti questi ingredienti, ovvero il fatto di avere i fratelli Albert e Allen Hughes in cabina di regia.
Il duo ci aveva regalato nel 2001 quel terribile, inguardabile pasticcio di From Hell - La vera storia di Jack lo Squartatore e da allora avevano avuto il buon senso di non avventurarsi più sul grande schermo, dedicandosi per un breve periodo di tempo alla produzione televisiva, ambiente più adatto alle loro capacità.
Ma a distanza di ben nove anni eccoli tornare a regalarci quello che sembra la classica lezione da corso di scrittura, per giunta seguita in maniera distratta e svogliata.

C'è il protagonista di turno, l'eroe solitario, taciturno ma ricco di perle di saggezza. C'è la sporca vecchia cittadina. Ci sono gli sgherri e c'è il cattivo preso al discount, nello scaffale Malvagi Parloni e Isterici. Ci sono le scene di violenza (sottosezioni Duelli e Assedio). C'è la bella damigella in pericolo che però (sottosezione Siamo emancipate e non abbiamo perso le poppe durante il processo) rivelerà al momento opportuno di essere coraggiosa e intraprendete. Ci sono i soliti toni fra il grigio e il marrone.
Insomma, c'è davvero tutto quel che, se non si è in grado di gestirlo, può far annoiare a morte qualsiasi spettatore che non sia alla sua prima esperienza di westernapocalisse.

L'insopportabile tema che monta man mano fino a esplodere nel finale (la Fede ci salverà) è per fortuna mitigato dalla figura di Carnegie/Oldman, che proprio tale (bisogno di) Fede vuole utilizzare per dominare il mondo, ma rimane comunque una sensazione di stanchezza ogni volta che Eli/Washington parte con qualche citazione biblica.

Alla sensazione di stanchezza si aggiunge poi la solita questione dell'essere trattati come "consumatori imbecilli" da parte dei produttori che, evidentemente convinti che il pubblico non riesca a recepire i continui richiami al western che costellano buona parte del film, ci infilano anche citazioni sonore così esplicite e didascaliche da far venir voglia di interrompere la visione.

Denzel Washington regala l'ormai consueta, strepitosa prova nei panni di Eli, rintuzzando con la recitazione parecchi difetti di caratterizzazione psicologica (il codice morale di Eli, infatti, pare essere piuttosto casuale nella scelta di chi proteggere e chi invece condannare per inazione) ma mostra clamorosi limiti nella gestione delle scene d'azione.

Gary Oldman dal canto suo viene lasciato libero di esagerare come e quanto vuole con il suo Carnegie e ci regala un cattivone tanto urlato quanto stereotipato, un Malvagio che sarebbe molto più a suo agio in qualche grotta o base segreta, intento a spiegare i suoi folli piani di conquista all'eroe di turno.

Peccato, peccato perché alcuni momenti sparsi (seppur illogici e inseriti giusto per il gusto di) strappano più di un sorriso, a partire appunto dalla comparsata di Tom Waits per finire con la strana coppia di vecchietti cannibali che ricevono gente per il tè delle quattro al suono di Ring my Bell.

Ma è troppo il peso messianico che cade sulle pur capaci spalle di Washington, che cede comprensibilmente alla vanità e, essendo lui stesso produttore della corbelleria, non riceve correzione di rotta alcuna.
Così come non ne riceve Mila Kunis, troppo MTV-glamour per il ruolo assegnatole e incapace di assomigliare anche solo lontanamente a una sopravvissuta post apocalittica.

Meglio non andare nemmeno a indagare la qualità di certi elementi di computer graphic rozzamente inseriti in post-produzione, così come è meglio tacere della goffaggine di alcune scene di combattimento.

Di scena noiosa in scena inutile e malgirata si arriva al forzoso colpo di scena finale (appare anche un Malcom McDowell sempre più alimentare e stanco) che lascia il tempo che trova e non mi invoglia di sicuro a premere il tasto rewind per andare a verificare se erano stati sparsi i giusti segnali e indizi.

Peccato, perché più di tanti altri suoi colleghi post(icci)-apocalittici questo Book of Eli aveva il potenziale per lasciare un ricordo ben migliore.
Così invece di Codice: Genesi rimangono in testa scene sparse, una colonna sonora decente, qualche lampo di recitazione.
Decisamente troppo poco.


Recensione originale apparsa il 08/02/2010 su Malpertuis, il blog ufficiale di Elvezio Sciallis.


Titolo: Codice: Genesi
Titolo originale: The Book of Eli
Nazione: USA
Anno: 2010
Regia: Albert Hughes, Allen Hughes
Interpreti: Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis, Michael Gambon, Jennifer Beals, Ray Stevenson, Frances de la Tour, Tom Waits, Chris Browning, Joe Pingue

Recensione del film Codice: Genesi
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 13/02/2010


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