Recensione
Fido

Fido: visiona la scheda del film Ricordate la conclusione di L'alba dei morti dementi? Sceneggiatori e regista di Fido partono proprio da quelle ultime inquadrature e realizzano una divertente (sebbene sfocata e all’acqua di rose) riflessione sui rischi che si possono correre per il vero amore, sulla natura autoconsumante del capitalismo moderno e, ovviamente, sul lato oscuro della glassosa suburbia americana.

Andrew Currie (Sleep Murder, Mile Zero) miscela in Fido eguali porzioni di Lassie, Leave it to Beaver e Night of the living dead, facendosi aiutare da fotografia e scenografia per giocare il tutto nel campo semi acido e semi caramelloso di un Edward Mani di Forbice meets John Waters, senza l’inventiva estetica del primo né la lucida cattiveria del secondo.

Fido funziona molto bene a livello epidermico, mischiando risate a occasionali quanto innocue virate nell’horror pop, e ha comunque il merito di aggiungere volume di fuoco al cambio memetico che la parola zombie sta (non)vivendo negli ultimi anni: in definitiva ha più importanza e meriti all’interno di un discorso storico sul genere che come pellicola a sé stante.

La sua natura derivativa è anche il suo più grande limite ed è troppa la carne al fuoco, sia dal punto di vista estetico che contenutistico, per riuscire a cuocere tutto quanto: si carbonizza il tono della commedia, insistendo troppo, e si lascia al sangue tutta la possibile critica/analisi sociologica.
Pur in mezzo a tutti questi difetti però, Fido è spettacolo piacevole e meritevole di attenta considerazione da parte dei fan, se non fosse altro che quale stimolo per ulteriori riflessioni e considerazioni su una generazione ormai in grado di sorridere di fronte al morto vivente e, subito dopo, con sguardo da sciacallo, pensare al migliore modo di capitalizzare su questo nuovo attore sociale.

Forza lavoro, è chiaro, esplicitando quanto comunque già si suggeriva al contrario nel sessantotto romeriano.
Ma avere schiavi perfetti che producono senza costare nulla serve a ben poco nel nuovo millennio e la riflessione/evoluzione portata avanti in questo modo giunge facilmente in un vicolo cieco, dal quale alti sono usciti con l’ulteriore, obbligatoria evoluzione (e ne parleremo), mentre Currie preferisce la via della drammatizzazione, del conflitto, della svolta di trama, della risata e dell’azione.

Nulla di male, specie quando si ha a disposizione un cast di tutto rispetto come quello messo in piedi per Fido: bambini a parte ogni attore è stato scelto con estrema cura e rende al meglio, diventando veri punti di forza dell’opera.
Carrie-Anne Moss (Disturbia, Suspect Zero, The Matrix) scopre di avere una certa età (finalmente) e di essere più agio in vestiti da signora con sopiti fremiti e appetiti piuttosto che in nere tutine amatriciane e rinasce, regalando una prova solida ed erotizzante. Dylan Baker (Spider-Man 3, Trick 'r Treat, Nascosto nel buio) è semplicemente sempre bravo, vediamo di dargli qualche ruolo in più al cinema e di levarlo dalle trappole televisive. Billy Connolly (X-Files 2 - Voglio Crederci) è un maledetto camaleonte e vi invito a ripassare i suoi vari ruoli nel corso degli ultimi anni per rimanere sorpresi: qui è un ottimo, minaccioso, dandeggiante, stupido, puttin’ on the ritz zombie e catalizza l’attenzione ogni volta che compare in scena.
Molto buoni anche tutti i comprimari.

Colonna sonora sopra la media per questo range di budget, così come costumi e scenografie.

Non cercate profondità in Fido, una commedia horror che si limita a sollevare un sacco di gonne senza mai spiare le mutandine sotto e forse è giusto anche così: lasciamo la riflessione più seria ad altri tipi di pellicole e godiamoci le gag e le scene.

Titolo: Fido
Titolo originale: Fido
Nazione: Canada
Anno: 2006
Regia: Andrew Currie
Interpreti: Billy Connolly, Henry Czerny, Carrie-Anne Moss, Peter Stormare, K'Sun Ray, Tim Blake Nelson, Dylan Baker

Recensione del film Fido
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 17/08/2008


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