Recensione
E venne il giorno - The Happening

E venne il giorno - The Happening: visiona la scheda del film Se non avete voglia di leggere tutta la rece riassumo in poche parole, avremo modo di approfondire in seguito. E venne il giorno (The Happening) è una immane pila di sonore cazzate quale raramente mi è accaduto di vedere in tutta la mia vita in sala e l’unica vittima di questa cazzo di neurotossina è M. Night Shyamalan, evidentemente impazzito.

Dovendo spendere qualche parola in più, inizierò con il dirvi che l’onestà è una brutta bestia. Inutile, per giunta.
Ho sempre amato il lavoro di questo regista e mi sono affaticato a difenderlo da ogni tipo di critica. Mi sarebbe convenuto (e, non abbiate dubbi, sarebbe stato anche molto più facile) scribacchiare qualche metacazzata su istanze mitopoietiche, disvalori e simbologia di coppia disfunzionale, aggiungere due facilonerie sui giochi della fotografia nei confronti del verde e della natura, completare con qualche dizionariata e sfangarla così. E l’avrei sfangata.

Purtroppo no, mi tocca parlare di uno dei più gravi disastri/tracolli che io abbia avuto modo di vedere nella carriera di un regista, un evento che spero solo sia un improvviso e irripetibile incidente e non il segno di una resa invincibile assai poco pazienzosa.

E c’è da dire che anche nello scontro con l’iceberg Shyamalan rimane titanico e filma un crollo che coinvolge ogni singolo collaboratore, perfino quegli sventurati labrador che hanno avuto la sventura di doppiare il film in italiano.

Difficile anche solo cominciare a mirare sul corpaccione del lungometraggio, tanti sono i target grossi e grassi. Proviamo con un percorso a tappe, a ritroso.
Quando ti siedi e pensi a una storia da raccontare alla gente e scegli di non far accadere molto in questa storia (i.e. incipit con il monstrum in azione, presentazione delle vittime/protagonisti, loro fuga dal monstrum, risoluzione senza scontro) devi per forza di cose puntare su altri elementi. Visto che non fai accadere nulla (alcuni suicidi a parte) sei obbligato per forza di cosa a puntare su atmosfera e personaggi.
Questo ha sempre più o meno fatto Shyamalan, e ci era riuscito molto bene.

Qui è letteralmente irriconoscibile proprio nei suoi punti di forza. I due personaggi principali sono insipidi e antipatici su carta e tali aspetti vengono magnificati attraverso la scelta di due veri e propri piombi come Mark Wahlberg e Zooey Deschanel. Su questi due attori dai mezzi già limitati il regista non applica nessun tipo di controllo e lascia lui libero di borbottare da solo astruse castronerie sui superpoteri dei ragionamenti scientifici mentre lei raglia e rantola e sgrana così tante volte quegli occhioni slavati che manco le attrici dei film muti. Il disastro naturalmente coinvolge anche i comprimari, su tutti il bravo Leguizamo.

Ora, chiunque abbia anche solo vagamente in testa questo attore, sa benissimo cosa si debba far fare a John Leiguzamo e Spike Lee ha riassunto il tutto piuttosto bene in Summer of Sam, giusto? E allora come si fa a chiedergli di mettersi in giacca, occhialini e stupida acconciatura, fare il pavido e cianciare ogni tre per due di statistica e matematica? Equivale a castrarmi il ragazzo, e un Leiguzamo castrato non è buono nemmeno per il brodo.

Naturalmente, tanto per star tranquilli che nessun attore scappi alla catastrofe, si approntano in E venne il giorno alcuni fra i dialoghi più orrendi mai sentiti negli ultimi anni: immaginate un misto fra banalità, didascalia alle azioni e non-sense gratuito o involontario e comunque non avrete ancora idea di quello che in definitiva è il lato peggiore di tutto il film.
Con personaggi simili che sparano boiate ogni secondo, cosa può accadere?
Esatto. Non ce ne può importare un beneamato fagiolo messicano se vivono o muoiono. Anzi, personalmente al quinto primo piano sugli occhioni della Deschanel ho tifato neurotossina. Su di lei o su di me, non mi importava più granché.

Troppi i perché che gridano vendetta in E venne il giorno e devo essere grato allo straordinario potere di rimozione del mio povero cervello, che tende a eliminare il ricordo di ogni esperienza negativa pochi momenti dopo che la sperimento. Certo, mi scotto ogni mattina nello stesso modo con la stessa caffettiera bollente, ma almeno non dovrò ricordare tutto quel che hanno detto gli stupidi bovini presenti in questa vicenda.

Il matrimonio fra i due è in crisi perché lei una volta è andata a mangiare un dessert con un tipo, ma vi rendete conto?
I due arrivano da una coppia di detestabili hippie (vecchi per giunta) e uno dei due dice a Wahlberg: “Ti piacciono gli hot dog? Ah, dimenticavo, tutto sto casino è per colpa delle piante” e non succede nulla; poco dopo stanno tutti scappando per i prati e Wahlberg si ferma, tutti lo incalzano e lui: “Fatemipensarefatemipensarefatemipensare! Dunque metodo scientifico, ragionamento, ecc ecc. È per colpa delle piante!!!” e tutti gli credono così, perché lui ha il Verbo.
E perché, ancora, quando lei per la ventesima volta si gira a guardarlo con quegli occhi da mucca aliena dicendo qualcosa di insensato sul tipo: “Non possiamo starcene qui in mezzo al campo come osservatori neutrali!” lui non le leva finalmente un sano, equo, riconciliante CEFFONE?
E la vecchia schizofrenica, perdio, qualcuno mi spieghi la funzione della vecchia pazza in mezzo al bosco…

Ma il disastro non coinvolge solo il bestiame.
Tak Fujimoto gira a vuoto come mai gli ho visto fare prima d’ora e brilla di qualche rara intuizione solo durante i vari suicidi, mentre James Newton Howard non ce la fa nemmeno in quei casi e scribacchia distratto uno dei suoi score più insignificanti di sempre. Fallimentari anche il montaggio impreciso e una scenografia di riporto, tutti segni che il collasso è sia concettuale che esecutivo, totale e, vista la natura una e trina di Shyamalan che oltre che scrittore e regista è anche produttore, la rovina è totalmente incontrollata da un qualche tipo di potere esterno.
E potrebbe essere l’ultima volta per Mister Final Cut, se gli incassi di E venne il giorno non gli daranno ragione. Dal prossimo film potrebbe perdere il controllo su produzione e montaggio e dover rendere conto a qualcuno, evento forse necessario per costringere l’autore a nuove sfide.

La crisi è totale, chiaramente anche stilistica, e non c’è un singolo istante che possa ricordare la suontuosa e attenta messa in scena de Il Sesto Senso, nessuna inquadratura che possa richiamare la ricerca e la composizione di Unbreakable, nessun gioco di colore e luce reminescente di Lady in the water.
Il regista sembra semplicemente scomparso, sostituito da un suo inspiegabile clone vegetale che urla quasi ogni minuto un risibile messaggio ecologista.

Siamo tutti preoccupati per il futuro di Mamma Terra ma non sarà certo imbrattandola con questa discarica di celluloide che potremo aiutarLa a star meglio.


Titolo: E venne il giorno - The Happening
Titolo originale: The Happening
Nazione: India, USA
Anno: 2008
Regia: M. Night Shyamalan
Interpreti: Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, John Leguizamo, Ashlyn Sanchez, Betty Buckley, Robert Bailey Jr., Spencer Breslin, Jeremy Strong, Frank Collison, Victoria Clark

Recensione del film E venne il giorno - The Happening
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 13/06/2008


La copertina del libro Il sogno del buio (Storie dal NeroPremio)

ABISSO è la newsletter di La Tela Nera

La copertina del libro Per chi è la notte (Storie dal NeroPremio)

La copertina del libro Figlio del tuono (Storie dal NeroPremio)

La classifica dei 10 serial killer più famosi

Simboli Esoterici: significato, origini e uso

Misteri e storie incredibili

Le più spaventose leggende metropolitane

I 10 animali più velenosi al mondo

Il malato mondo dei serial killer

I peggiori disastri della storia umana

Disclaimer e Diritti | Recapiti e Contatti | Questo sito usa i cookie: consulta le nostre privacy policy e cookie policy