Recensione
Hellboy 2 - The Golden Army

Hellboy 2 -  The Golden Army: visiona la scheda del film Che gran visionario e regista di mostruoso talento si conferma Guillermo Del Toro, in grado di sforarne un ottimo, ottimo lavoro persino nel momento in cui cede troppo all’Ego e perde di vista struttura e contenuti. Hellboy 2: The Golden Army, il secondo episodio della franchise Hellboy, perde per strada la cattiveria, il gotico, la crudeltà e il senso di stupore/orrore cosmico e li baratta per un incredibile, dopaminico freakshow che compendia molte dedica di immaginario fantastico in due ore e manda a casa con le pive nel sacco qualsiasi altro film di dark fantasy degli ultimi tempi.

Accantonata ogni pretesa di sceneggiatura Del Toro si sbrodola splendidamente addosso e pesca a piene mani in tutta quella iconografia purtroppo messa in ombra, in tempi recenti, dal p(i)attume di tiranni dell’immaginario quali Il Signore degli Anelli o Harry Potter. Ecco quindi che spuntano fuori l’Elric/Corum di Michael Moorcock, cui la figura del principe Nuanda è in totale debito (ahimè, non esplicitato) sia per quanto riguarda l’estetica che la caratterizzazione. Ecco quindi che spuntano i vari Brom e Michael Whelan ed è un tributo che giunge tardivo ma per il quale saremo sempre grati al Re del Fantastico contemporaneo.

L’alto grandissimo referente, già saccheggiato ne Il Labirinto del Fauno e qui ancora più presente è ovviamente l’altro grande Principe del Fantastico contemporaneo, ovvero il Tarsem Singh di The Cell e, ora, di The Fall. Quindi, per i gradi di separazione, entra anche Odd Nerdrum nel quadro, in un meltin’ pot che è la più bella e fresca boccata d’ossigeno in un panorama schiavo da anni dei soliti, asfittici totem.

Del Toro innesta i molteplici riferimenti dando respiro e colore allo scheletro mignoliano, acuendo la forbice che lo separa dal testo cartaceo ma, allo stesso tempo, da conoscitore ed esegeta del testo, ne propone una credibile evoluzione/cambiamento/adattamento di psicologie e situazioni per il grande schermo.

Ecco quindi che l’Hellboy del fumettista Mike Mignola diventa quadro molto più semplice, nonostante l’apparente densità, privo delle cupe vette e voglioso di pestare il piede sull’acceleratore delle gag (comunque azzeccatissime, basti pensare ai due che si ubriacano) e su quello circense (e cosa è il Mercato dei Troll se non il personale bar della Star Wars Deltoreiana?) che assicurano maggiore diffusione a un film che non ne avrebbe comunque bisogno.

Siamo tutti mostri e siamo tutti belli agli occhi di Del Toro e basta poco, uno sguardo, una parola o un’espressione per farci innamorare di una pianta alta 5 piani o di una principessa albina o, ancora di un uomo-pesce dai toni kinky (quella battuta sul cuoio, Abe!). Paradossalmente i pochi “mostri” sembrano essere, con mossa scontata e un tantino urlata, i soliti umani cattivi che odiano (yawn!) il diverso, chissà che qualche critico nostrano non riesca a ficcarci qualche cazzata sui rom e gli italiani razzisti.

È un vero peccato che tale sconfinato talento visionario sia in Hellboy 2: The Golden Army al servizio di una trama così banale e di personaggi che cadono spesso e sovente nella pura macchietta ammiccante, ma nemmeno la trama più stupida può far perdere valore a un film del genere, continuo eye candy e cornucopia di mostri e luoghi magici.
Elementali della Natura, meccanismi su meccanismi (inutile invitarvi alla visione del suo precedente Cronos, vero?), giganti di npietra che diventano portali per altri reami, terribili fatine dei denti, combattimenti nei quali si comprende sempre quel che accade, persino quando non si vedono i personaggi… Una messa in scena perfetta graziata da attori che vestono con grande professionismo i panni dei vari personaggi.
Quanto è bella e brava Selma Blair rispetto alle algide palestrate che ci hanno saturato occhi e testicoli in troppi fanta-horror degli ultimi tempi? E come si sarebbe potuto realizzare Hellboy senza Ron Perlman? E come fa Doug Jones a emozionare e comunicare con il pubblico, sepolto com’è sotto quintali di trucco?

Brillano, ovviamente, anche i vari collaboratori di Del Toro, dal coloratissimo Guillermo Navarro al chirurgico Bernat Villaplana mentre pare sottotono Danny Elfman, forse sopraffatto dal resto della colonna sonora (Beautiful Freak degli Eels mentre Hellboy si fa la doccia è tanto scontata quanto giusta e toccante/spassosa).
Naturalmente Perlman reagisce alla svolta di Del Toro e ruba ancora più spazio, gigioneggiando ogni minuto, ibrido mutante sospeso fra Tom Waits e Bud Spencer.

Quindi giù il cappello e massimo rispetto per Guillermo Del Toro, capace di superare a sinistra Burton sulla corsia del gothic barocco e di strapazzare Peter Jackson nel campo di battaglia della fantasy, ma stiamo anche molto attenti ai futuri sviluppi ed evoluzioni del suo stile.
Il momento del trionfo è proprio quello più delicato per il filmaker messicano, che proprio ora dovrà dimostrare di avere sufficiente nerbo per resistere da un lato alle pressioni dell’ego e dall’altro ai tentativi normalizzanti di Hollywood, pronta a ficcarlo nella grafite giocattolosa che ha già immobilizzato la fantasia e l’estro di tantissimi registi, da Lucas a Spielberg, da Zemeckis a Raimi fino, appunto, ai già citati Jackson e Burton.

Hellboy 2: The Golden Army, da vedere e rivedere.


Titolo: Hellboy 2 - The Golden Army
Titolo originale: Hellboy II: The Golden Army
Nazione: USA
Anno: 2008
Regia: Guillermo del Toro
Interpreti: Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones, James Dodd, Luke Goss, John Hurt

Recensione del film Hellboy 2 - The Golden Army
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 18/07/2008


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