Recensione
The Nature of Nicholas

The Nature of Nicholas: visiona la scheda del film Ci sono periodi nei quali lo sconforto di subire (è il verbo giusto) giorno dopo giorno tonnellate di film horror delle major, più o meno simili, più o meno pieni di effetti speciali, più o meno derivativi,più o meno sequel o remake o prequel, beh, ci sono giorni in qui lo sconforto di cui sopra ti assale e pensi che l’autoreferenzialità, la tortura travestita da tante cose e i 4 o 5 moduli di sceneggiatura sul manuale dei registi di questo genere abbiano davvero raggiunto il punto di saturazione e di non ritorno.

Poi ti imbatti in una piccola perla come questo The nature of Nicholas e sorridi, te la rigiri fra le dita, la guardi, vedi che non è una perla perfettamente riuscita e questo è ancora meglio perché solo le perle delle ostriche d’allevamento sono perfettamente tonde.
E torni ad amare il mondo del cinema horror, dimenticando ostelli e sbavate italiane dell’ultimo anno.

Jeff Erbach gioca fra metafore e simbolismi, spesso perdendo il senso del ritmo ma andando comunque a schiacciare certi tasti che non possono lasciare indifferenti.

Mischia il classico bildungsroman con un continuo sottotono gay già anomalo di per sé, figuriamoci se miscelato a elementi quali l’epoca (a cavallo fra anni ’50 e ’60 in una piccola cittadina), l’età del protagonista e l’atmosfera surreale, fra il fiabesco e il grottesco.

La prima apparizione del padre-fantasma di Nicholas è da antologia del disturbante, con perfetta scelta di timing e montaggio, e le scene in cui lo stesso fantasma manipola le altre persone come marionette, bisbigliando le frasi da recitare funzionano più di quanto sia lecito aspettarsi da un film che non pone certo l’orrore e il terrore al centro dei propri interessi.

Ci si ritrova lentamente (e magari all’inizio alcuni troveranno da ridire proprio sulla lentezza del film) ma irresistibilmente trascinati in uno strano universo chiuso fatto di madri retrò e freddamente distanti dal loro ruolo, bambini zombi in lenta decomposizione sotto il letto e bombardamenti di simboli sessuali criptati o meno, dal futuro patrigno che vuol sapere se Nicholas ha la ragazza, all’amico che ha perennemente in mano la mazza da baseball fino alle farfalle rinchiuse, torturate, dissezionate nel deposito degli attrezzi passando per molto altro ancora.

I due giovani attori protagonisti sfornano ottime performance, così come il resto del cast e la scelta di ridurre al minimo ogni commento sonoro rende ancora più morbosa e strana l’atmosfera, più pesanti i silenzi che scorrono fra i vari personaggi.

Brian Rougeau alla fotografia esalta sia i buoni interni realizzati da Leanne Foley sia gli esterni bucolici pronti a sprofondare nel southern gothic al minimo passaggio di nuvola, psichica o fisica che essa sia.

Dove The nature of Nicholas traballa è nei dialoghi, che fanno quasi sembrare Nicholas l’adulto e i maggiorenni tutti bambini e in una certa compiaciuta insistenza in situazioni e simbolismi che alla fine risulta ridondante.

Dispiace, ma non stupisce, notare che il regista non abbia più realizzato film dal 2002.


Titolo: The Nature of Nicholas
Titolo originale: The Nature of Nicholas
Nazione: Canada
Anno: 2002
Regia: Jeff Erbach
Interpreti: Jeff Sutton, David Turnbull, Ardith Boxall, Tom McCamus

Recensione del film The Nature of Nicholas
Recensione scritta da: Elvezio Sciallis
Pubblicata il 01/07/2007


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